Petizione: Ischia, non vendete quel museo

di Ischia è stata sede del più antico insediamento fisso dei Greci che
avevano raggiunto l’Italia meridionale. La splendida parabola della
Magna Grecia inizia con questo originario scalo marittimo, chiamato
Pithecusa. Nella località di San Montano, in comune di Lacco Ameno,
dalla fine degli anni “40 del XX secolo si sono svolti scavi
archeologici, diretti da Giorgio Buchner, ischitano di nascita e di
spirito, per quanto di ascendenza tedesca. Buchner ha studiato e
pubblicato quanto contenevano più di settecento sepolture, deposte in
fosse, di inumati e di incinerati, databili dalla metà dell’VIII a. C.
all’età romana imperiale. Sono le più antiche di queste sepolture che ci
documentano della vita sociale e produttiva dei Pithecusani di VIII e
VII secolo a. C.: provenienti da varie regioni della Grecia propria e di
quella dell’Est accoglievano fra loro mercanti ed artigiani fenici,
oltre ad esperti falegnami di stirpe locale e donne dal basso Lazio alla
Campania interna. Inoltre, sono documentati precisi rapporti con la
Sardegna e la Spagna. A Pithecusa si svolgevano attività di riduzione
del minerale ferroso proveniente dall’etrusca isola d’Elba così da poter
poi scambiare in Grecia propria il metallo così ricavato.
La documentazione archeologica scoperta e studiata da Giorgio Buchner
non è limitata a questi sia pur importantissimi documenti della vita
produttiva ed economica della arcaica società greca, ma aperta ad
individui ed influssi culturali i più vari, di Pithecusa. Su una coppa
in terracotta sono incisi versi, con cadenza epica, contemporanei alle
più antiche parti dell’Iliade: si decanta il piacere di bere vino in
questa coppa, perfetta come quella usata da Nestore, così che l’ebbrezza
che ne deriva faciliti l’incontro con le dolcezze di Afrodite, la dea
dalla bella cintura. Questa iscrizione è la più antica sicuramente in
lingua greca ritrovata in Italia, e fa il paio con una seconda che ci
restituisce la firma di un decoratore di vasi in attività nella stessa
Pithecusa.
L'insieme dei reperti (ceramici, in bronzo, in argento dorato, in
pasta vitrea) è, dalla fine degli anni “90 del XX secolo, conservato ed
esposto al pubblico nel museo archeologico istituito, d’intesa tra il
Comune di Lacco Ameno e la Soprintendenza Archeologia della Campania,
nella Villa Arbusto, proprietà del Comune stesso.
È di questi giorni la notizia che quel Comune, privo di ogni risorsa
finanziaria, avrebbe intenzione di porre in vendita Villa Arbusto, con
la conseguenza di sfrattare i preziosi reperti che ne costituiscono il
museo. Da parte degli uffici competenti del Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo nulla risulta sia stato posto in atto
per scongiurare una sconfitta del genere sul piano della diffusione
della cultura e della valorizzazione del patrimonio archeologico, tema
tanto perseguito dal Ministro pro tempore.
L'Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, nel diffondere notizia di
quanto si teme accada a danno del museo archeologico nel quale si
conservano tanti preziosi documenti della nostra più antica storia,
invita a sottoscrivere questo appello. L’Associazione Ranuccio Bianchi
Bandinelli si rivolge a tutte le Autorità, statali, regionali e locali
competenti, affinché le ventilate intenzioni del Comune di Lacco Ameno
di porre in vendita Villa Arbusto, così di fatto sfrattando il museo
archeologico in essa finora ospitato e visitato da migliaia e migliaia
di turisti, non siano lasciate realizzarsi. In particolare
l’Associazione richiama alla vigilanza il Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo al quale la Costituzione addossa
l’onore, ma anche la responsabilità, della promozione della cultura e
della tutela del patrimonio storico della Nazione.
Per info:
https://www.change.org/p/comune-di-lacco-ameno-ischia-regione-campania-mibact-ischia-non-vendete-quel-museo http://www.bianchibandinelli.it/associazione/