evoluzione

Il 10 settembre 2015 rimarrà nella storia come il giorno in cui Lee Berger, John Hawks e decine di altri esperti mondiali hanno svelato al mondo la scoperta di un nuovo tassello evolutivo del genere Homo, Homo naledi, via eLife Science: "Homo naledi, a new species of the genus Homo from the Dinaledi Chamber, South Africa" http://elifesciences.org/content/elife/4/e09560.full.pdf A parte la meravigliosa scelta di pubblicare l'articolo su un giornale open-access, aspecto notato forse solo da pochi fan dell'OA, l'impatto dei risultati ha avuto un eco mondiale, arrivando ad essere oggetto di conversazioni in piazza, bar, famiglia e facendo brillare di luce riflessa (almeno per qualche ora) anche tutti noi esperti, appassionati o manovali del settore. Tante cose sono state dette più o meno vere sulle scoperte di Dinaledi, anche da fonti considerate autorevoli dai più, per creare un effetto sensazionalistico su una notizia che già sensazionale per sé. Troppo spesso le parole sono oggetto di pericolose interpretazioni da parte dei media, anche se scritte nero su bianco su una scientifica pubblicazione accessibile a tutti (ho già parlato della meravigliosa scelta di pubblicare su un giornale open-access??).
Il 10 settembre 2015 rimarrà nella storia come il giorno in cui Lee Berger, John Hawks e decine di altri esperti mondiali hanno svelato al mondo la scoperta di un nuovo tassello evolutivo del genere Homo, Homo naledi, via eLife Science: "Homo naledi, a new species of the genus Homo from the Dinaledi Chamber, South Africa" http://elifesciences.org/content/elife/4/e09560.full.pdf A parte la meravigliosa scelta di pubblicare l'articolo su un giornale open-access, aspecto notato forse solo da pochi fan dell'OA, l'impatto dei risultati ha avuto un eco mondiale, arrivando ad essere oggetto di conversazioni in piazza, bar, famiglia e facendo brillare di luce riflessa (almeno per qualche ora) anche tutti noi esperti, appassionati o manovali del settore. Tante cose sono state dette più o meno vere sulle scoperte di Dinaledi, anche da fonti considerate autorevoli dai più, per creare un effetto sensazionalistico su una notizia che già sensazionale per sé. Troppo spesso le parole sono oggetto di pericolose interpretazioni da parte dei media, anche se scritte nero su bianco su una scientifica pubblicazione accessibile a tutti (ho già parlato della meravigliosa scelta di pubblicare su un giornale open-access??).

Homo naledi. Tra stupenda realtà e fantascienza mediatica

12 Settembre, 2015
Categorie:  Evoluzione Nuovi Ritrovamenti Preistoria
Tags:  africa   evoluzione   homo   naledi  

Il 10 Settembre 2015 resterà nella storia come il giorno in cui Lee Berger, John Hawks e decine di altri esperti mondiali hanno svelato al mondo la scoperta di un nuovo tassello evolutivo del genere Homo, Homo naledi, tramite eLife Science: “Homo naledi, a new species of the genus Homo from the Dinaledi Chamber, South Africa” http://elifesciences.org/content/elife/4/e09560.full.pdf A parte la meravigliosa scelta di pubblicare l’articolo su un giornale open-access, aspetto notato forse solo da pochi fan dell’OA, l’impatto dei risultati ha avuto un eco mondiale, arrivando ad essere oggetto di conversazioni in piazza, bar, famiglia e facendo brillare di luce riflessa (almeno per qualche ora) anche tutti noi esperti, appassionati o manovali del settore.

The N-Files. Identikit di un Neandertal Biblioteca Civica di Verona, 3-29 marzo. Accesso libero. La mostra propone un percorso nello spazio e nel tempo per scoprire le somiglianze e le differenze tra due specie umane, attraverso ricostruzioni, calchi, materiali di archeologia sperimentale. I Neandertal hanno condiviso con i primi Sapiens territorio, clima e ambiente per qualche millennio, ma ad un certo punto sembrano scomparire dal record archeologico. Le scoperte e gli studi degli ultimi anni hanno scardinato convinzioni centenarie e certezze sulla storia evolutiva umana, ma molte questioni rimangono aperte: che relazione c’e’ tra i Neanderthal e noi? Con quali altre specie abbiamo convissuto prima di rimanere gli ultimi Homo sul pianeta Terra? In cosa i Neandertaliani erano diversi da noi? Come vivevano? Che strumenti e tecnologia utilizzavano? Quali capacità linguistiche avevano? Dove si trovano le loro tracce nel territorio veronese? La mostra fa parte delle propuestas di Infinitamente, il Festival della Scienza di Verona (10-16 marzo), giunto ormai alla sua sesta édition e che quest’anno è arrivato il tema il CAMBIAMENTO.
The N-Files. Identikit di un Neandertal Biblioteca Civica di Verona, 3-29 marzo. Accesso libero. La mostra propone un percorso nello spazio e nel tempo per scoprire le somiglianze e le differenze tra due specie umane, attraverso ricostruzioni, calchi, materiali di archeologia sperimentale. I Neandertal hanno condiviso con i primi Sapiens territorio, clima e ambiente per qualche millennio, ma ad un certo punto sembrano scomparire dal record archeologico. Le scoperte e gli studi degli ultimi anni hanno scardinato convinzioni centenarie e certezze sulla storia evolutiva umana, ma molte questioni rimangono aperte: che relazione c’e’ tra i Neanderthal e noi? Con quali altre specie abbiamo convissuto prima di rimanere gli ultimi Homo sul pianeta Terra? In cosa i Neandertaliani erano diversi da noi? Come vivevano? Che strumenti e tecnologia utilizzavano? Quali capacità linguistiche avevano? Dove si trovano le loro tracce nel territorio veronese? La mostra fa parte delle propuestas di Infinitamente, il Festival della Scienza di Verona (10-16 marzo), giunto ormai alla sua sesta édition e che quest’anno è arrivato il tema il CAMBIAMENTO.

The N-Files. Identikit di un Neandertal alla Biblioteca Civica di Verona

6 Marzo, 2014
Categorie:  Evoluzione Mostre Preistoria
Tags:  evoluzione   mostra   neandertal   transizione   verona  

Biblioteca Civica di Verona, 3-29 marzo. Accesso libero. La mostra propone un percorso nello spazio e nel tempo per scoprire somiglianze e differenze tra due specie umane, attraverso ricostruzioni, calchi, materiali di archeologia sperimentale. I Neandertal hanno condiviso con i primi Sapiens territorio, clima e ambiente per qualche millennio, ma ad un certo punto sembrano scomparire dal record archeologico. Le scoperte e gli studi degli ultimi anni hanno scardinato convinzioni centenarie e certezze sulla storia evolutiva umana, ma molte questioni rimangono aperte: che relazione c’e’ tra i Neandertal e noi?

Il quasi completo e ben conservato skeleton presented yesterday al Museo di Storia Naturale di New York, appartiene a giovane femmina di primati vissuta 47 milioni di anni fa, di non più di 10 mesi al momento della morte e da alcuni considerata l'anello mancante dell'evoluzione umana. Trovato in Germania a meno di 25 miglia a sud di Francoforte è stato presentato Tuesday dagli scienziati che l'hanno studiato, i quali sono convinti che will help to illuminare la linea evolutiva di scimmie e uomini. *Il fossile è stato chiamato familyrmente *Ida, dal nome della figlia di uno degli scienziati, ma il suo nome scientifico è Darwinius masillae, in onore a Charles Darwin e all'area in cui è stato ritrovato. Il fossile ha il migliore stato di conservazione tra tutti quelli ritrovati finora, anche della tipologia dei primati, spiega Jorn Hurum, della University of Oslo Natural History Museum, uno degli scienziati che hanno presentato l'esemplare. E' completo al 95%, conserva anche le punta delle dita con le unghie, è mancante solo una parte di una gamba. E' stato ritrovato anche il contenuto dello stomaco, che ha rivelato un'alimentazione basata su foglie e frutti.
Il quasi completo e ben conservato skeleton presented yesterday al Museo di Storia Naturale di New York, appartiene a giovane femmina di primati vissuta 47 milioni di anni fa, di non più di 10 mesi al momento della morte e da alcuni considerata l'anello mancante dell'evoluzione umana. Trovato in Germania a meno di 25 miglia a sud di Francoforte è stato presentato Tuesday dagli scienziati che l'hanno studiato, i quali sono convinti che will help to illuminare la linea evolutiva di scimmie e uomini. *Il fossile è stato chiamato familyrmente *Ida, dal nome della figlia di uno degli scienziati, ma il suo nome scientifico è Darwinius masillae, in onore a Charles Darwin e all'area in cui è stato ritrovato. Il fossile ha il migliore stato di conservazione tra tutti quelli ritrovati finora, anche della tipologia dei primati, spiega Jorn Hurum, della University of Oslo Natural History Museum, uno degli scienziati che hanno presentato l'esemplare. E' completo al 95%, conserva anche le punta delle dita con le unghie, è mancante solo una parte di una gamba. E' stato ritrovato anche il contenuto dello stomaco, che ha rivelato un'alimentazione basata su foglie e frutti.

Presentata a New York “Ida”, per alcuni l’anello mancante dell’evoluzione umana

20 Maggio, 2009
Categorie:  Comunicati stampa Curiosità Preistoria
Tags:  antropoide   evoluzione   ida   Preistoria  

Il quasi completo e ben conservato scheletro presentato ieri nella sede del Museo di Storia Naturale di New York, appartiene ad una giovane femmina di primate vissuta 47 milioni di anni fa, di non più di 10 mesi al momento della morte e da alcuni considerata l’anello mancante dell’evoluzione umana. Trovato in Germania a meno di 25 miglia a sud d****i Francoforte è stato presentato martedì dagli scienziati che lo hano studiato, i quali sono convinti che aiuterà ad illuminare la linea evolutiva di scimmie ed uomini.


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