Preistoria

Preistoria Festival al via in Lessinia

21 Maggio, 2015
Categorie:  Eventi Evoluzione Generale Preistoria

Dal 24 Maggio al 07 Giugno 2015 la Lessinia e Grotta di Fumane sono protagoniste di Preistoria Festival: conferenze, escursioni, paleo-cene, laboratori didattici e visite guidate per esplorare la preistoria in modo coinvolgente ed appassionato, alla ricerca dell’essenza del nostro Essere Umani. Info: http://ift.tt/1K5Ziql

Strumenti litici di 3,3 milioni di anni scoperti nel Lago Turkana

21 Maggio, 2015
Categorie:  Evoluzione Generale Nuovi Ritrovamenti Preistoria

Human evolutionary scholars have long supposed that the earliest stone tools were made by the genus Homo and that this technological development was directly linked to climate change and the spread of savannah grasslands. New fieldwork in West Turkana, Kenya, has identified evidence of much earlier hominin technological behaviour. We report the discovery of Lomekwi 3, a 3.3-million-year-old archaeological site where in situ stone artefacts occur in spatiotemporal association with Pliocene hominin fossils in a wooded palaeoenvironment.

L'assessor alla cultura del Comune di Isernia, Cosmo Galasso, e il Presidente della competente commissione consultare, Bice Antonelli, replicano al consigliere del centrodestra Raimondo Fabrizio, a causa di una presunta richiesta fallita di candidatura all'Expo 2015 da parte di Isernia e del suo Museo del Paleolitico. «Il Comune di Isernia ha inoltrato istanza, in sinergia con il Comune di Longano, per uno dei progetti di gemellaggio denominati "Comuni Italiani e Paesi partecipanti ad Expo Milano 2015". tali progetti "" hanno continuato Galasso e Antonelli "" prevedono veri e propri gemellaggi temporanei tra le città proponenti e le nazioni partecipanti all'Expo, ed hanno come obiettivo la reciproca promozione attraverso l'organizzazione di molteplici iniziative. Nello specifico, Isernia ha proposto la sua risorsa culturale più imÂportante e nota a livello mondiale, che è proprio il Museo del Paleolitico, esÂsendo interessata ad un gemellaggio con la Spagna, dove c'è un paleosuolo analogo e ancor più antico del nostro.
L'assessor alla cultura del Comune di Isernia, Cosmo Galasso, e il Presidente della competente commissione consultare, Bice Antonelli, replicano al consigliere del centrodestra Raimondo Fabrizio, a causa di una presunta richiesta fallita di candidatura all'Expo 2015 da parte di Isernia e del suo Museo del Paleolitico. «Il Comune di Isernia ha inoltrato istanza, in sinergia con il Comune di Longano, per uno dei progetti di gemellaggio denominati "Comuni Italiani e Paesi partecipanti ad Expo Milano 2015". tali progetti "" hanno continuato Galasso e Antonelli "" prevedono veri e propri gemellaggi temporanei tra le città proponenti e le nazioni partecipanti all'Expo, ed hanno come obiettivo la reciproca promozione attraverso l'organizzazione di molteplici iniziative. Nello specifico, Isernia ha proposto la sua risorsa culturale più imÂportante e nota a livello mondiale, che è proprio il Museo del Paleolitico, esÂsendo interessata ad un gemellaggio con la Spagna, dove c'è un paleosuolo analogo e ancor più antico del nostro.

Il Paleosuolo di Isernia all’EXPO 2015…il dibattito continua

6 Marzo, 2015
Categorie:  Comunicati stampa Mostre Musei Preistoria
Tags:  esibizioni   expo 2015   isernia   opportunita   paleosuolo  

L’assessore alla cultura del Comune di Isernia, Cosmo Galasso, e il presi­dente della competente commissione consiliare, Bice Antonelli, replicano al consigliere del centrodestra Raimondo Fabrizio, in merito ad una presunta mancata richiesta di candidatura all’Expo 2015 da parte di Isernia e del suo Museo del Paleolitico. «Il Comune di Isernia ha inoltrato istanza, in sinergia col Comune di Longano, per uno dei progetti di gemellaggio denominati “Comuni italiani e Paesi partecipanti ad Expo Milano 2015”.

The N-Files. Identikit di un Neandertal Biblioteca Civica di Verona, 3-29 marzo. Accesso libero. La mostra propone un percorso nello spazio e nel tempo per scoprire le somiglianze e le differenze tra due specie umane, attraverso ricostruzioni, calchi, materiali di archeologia sperimentale. I Neandertal hanno condiviso con i primi Sapiens territorio, clima e ambiente per qualche millennio, ma ad un certo punto sembrano scomparire dal record archeologico. Le scoperte e gli studi degli ultimi anni hanno scardinato convinzioni centenarie e certezze sulla storia evolutiva umana, ma molte questioni rimangono aperte: che relazione c’e’ tra i Neanderthal e noi? Con quali altre specie abbiamo convissuto prima di rimanere gli ultimi Homo sul pianeta Terra? In cosa i Neandertaliani erano diversi da noi? Come vivevano? Che strumenti e tecnologia utilizzavano? Quali capacità linguistiche avevano? Dove si trovano le loro tracce nel territorio veronese? La mostra fa parte delle propuestas di Infinitamente, il Festival della Scienza di Verona (10-16 marzo), giunto ormai alla sua sesta édition e che quest’anno è arrivato il tema il CAMBIAMENTO.
The N-Files. Identikit di un Neandertal Biblioteca Civica di Verona, 3-29 marzo. Accesso libero. La mostra propone un percorso nello spazio e nel tempo per scoprire le somiglianze e le differenze tra due specie umane, attraverso ricostruzioni, calchi, materiali di archeologia sperimentale. I Neandertal hanno condiviso con i primi Sapiens territorio, clima e ambiente per qualche millennio, ma ad un certo punto sembrano scomparire dal record archeologico. Le scoperte e gli studi degli ultimi anni hanno scardinato convinzioni centenarie e certezze sulla storia evolutiva umana, ma molte questioni rimangono aperte: che relazione c’e’ tra i Neanderthal e noi? Con quali altre specie abbiamo convissuto prima di rimanere gli ultimi Homo sul pianeta Terra? In cosa i Neandertaliani erano diversi da noi? Come vivevano? Che strumenti e tecnologia utilizzavano? Quali capacità linguistiche avevano? Dove si trovano le loro tracce nel territorio veronese? La mostra fa parte delle propuestas di Infinitamente, il Festival della Scienza di Verona (10-16 marzo), giunto ormai alla sua sesta édition e che quest’anno è arrivato il tema il CAMBIAMENTO.

The N-Files. Identikit di un Neandertal alla Biblioteca Civica di Verona

6 Marzo, 2014
Categorie:  Evoluzione Mostre Preistoria
Tags:  evoluzione   mostra   neandertal   transizione   verona  

Biblioteca Civica di Verona, 3-29 marzo. Accesso libero. La mostra propone un percorso nello spazio e nel tempo per scoprire somiglianze e differenze tra due specie umane, attraverso ricostruzioni, calchi, materiali di archeologia sperimentale. I Neandertal hanno condiviso con i primi Sapiens territorio, clima e ambiente per qualche millennio, ma ad un certo punto sembrano scomparire dal record archeologico. Le scoperte e gli studi degli ultimi anni hanno scardinato convinzioni centenarie e certezze sulla storia evolutiva umana, ma molte questioni rimangono aperte: che relazione c’e’ tra i Neandertal e noi?

La carie dentaria affliggeva le popolazioni arcaiche di cacciatori-raccoglitori, ben prima dell'avvento dell'agricoltura. La carie dentale è una malattia attribuita al frequente consumo di alimenti vegetali ricchi di carboidrati fermentabili che costituiscono il terreno di coltivazione per i batteri cariogeni. La sua ampia diffusione è quindi stata associata soprattutto al cambiamento del regime alimentare dovuto al passaggio da un'economia basata sulla caccia e raccolta a un'economia basata sui prodotti dell'agricoltura. Diverse carie e segni di altre malattie del cavo orale sono rilevabili nei denti superiori deiresti recuperati nella Grotte des Pigeons, a Taforalt, in Marocco. Il sito della Grotte des Pigeons "" già noto per la scoperta di antichissimi monili "" ospita anche la più antica necropoli conosciuta del Maghreb. Analizzando sistematicamente lo stato dei denti di 52 adulti vissuti tra i 15.000 e 13.700 anni fa, i ricercatori hanno scoperto che oltre la metà (51.2 per cento) dei denti dei soggetti esaminati erano cariati, una percentuale paragonabile alle popolazioni industrializzate moderne con una dieta ricca di raffinati zuccheri e cereali trasformati.
La carie dentaria affliggeva le popolazioni arcaiche di cacciatori-raccoglitori, ben prima dell'avvento dell'agricoltura. La carie dentale è una malattia attribuita al frequente consumo di alimenti vegetali ricchi di carboidrati fermentabili che costituiscono il terreno di coltivazione per i batteri cariogeni. La sua ampia diffusione è quindi stata associata soprattutto al cambiamento del regime alimentare dovuto al passaggio da un'economia basata sulla caccia e raccolta a un'economia basata sui prodotti dell'agricoltura. Diverse carie e segni di altre malattie del cavo orale sono rilevabili nei denti superiori deiresti recuperati nella Grotte des Pigeons, a Taforalt, in Marocco. Il sito della Grotte des Pigeons "" già noto per la scoperta di antichissimi monili "" ospita anche la più antica necropoli conosciuta del Maghreb. Analizzando sistematicamente lo stato dei denti di 52 adulti vissuti tra i 15.000 e 13.700 anni fa, i ricercatori hanno scoperto che oltre la metà (51.2 per cento) dei denti dei soggetti esaminati erano cariati, una percentuale paragonabile alle popolazioni industrializzate moderne con una dieta ricca di raffinati zuccheri e cereali trasformati.

La dura vita dei cacciatori-raccoglitori paleolitici: anche loro soffrivano di carie!

22 Gennaio, 2014
Categorie:  Curiosità Evoluzione Nuovi Ritrovamenti Preistoria
Tags:  cacciatori-raccoglitori   carie   paleolitico   regime alimentare  

La carie dentaria affliggeva le popolazioni arcaiche di cacciatori-raccoglitori, ben prima dell’avvento dell’agricoltura. La carie dentale è una malattia attribuita al consumo frequente di alimenti vegetali ricchi di carboidrati fermentabili che costituiscono il terreno di coltura per i batteri cariogeni. La sua ampia diffusione è quindi stata associata soprattutto al cambiamento di regime alimentare dovuto al passaggio da un’economia basata su caccia e raccolta a una basata sui prodotti dell’agricoltura.

Rivelò il vero colore dei grandi rettili della preistoria. Analizzando i residui fossili della pelle dei rettili, un gruppo di ricerca svedese del SP Technical Research Institute of Sweden e del MAX IV Laboratory, Lund University, sono stati in grado di risalire al colore che dovevano avere nel tempo in cui popolavano la Terra, centinaia di milioni di anni fa. Il nuovo studio, guidato da Johan Lindgren, è stato pubblicato sulla rivista Nature. Qui l'articolo originale: http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature12899.html In molte rocce che hanno trattenuto in sé l'impronta degli animali preistorici è visibile un deposito di colore scuro che mette in risalto l'impronta fossile. Finora si erano fatte molte supposizioni su cosa fosse quel materiale e da dove provenisse. Gli scienziati in questo studio sostengono che le tracce scure siano in realtà i pigmenti rimasti dopo la decomposizione della pelle dell'animale. Analizzando il materiale scuro delle impronte fossili al microscopio, si è notato che contiene piccole strutture ovoidali che sembravano melanosomi, gli organelli prodotti dai melanociti, quegli elementi delle cellule che secerno i pigmenti nella pelle di un animale.
Rivelò il vero colore dei grandi rettili della preistoria. Analizzando i residui fossili della pelle dei rettili, un gruppo di ricerca svedese del SP Technical Research Institute of Sweden e del MAX IV Laboratory, Lund University, sono stati in grado di risalire al colore che dovevano avere nel tempo in cui popolavano la Terra, centinaia di milioni di anni fa. Il nuovo studio, guidato da Johan Lindgren, è stato pubblicato sulla rivista Nature. Qui l'articolo originale: http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature12899.html In molte rocce che hanno trattenuto in sé l'impronta degli animali preistorici è visibile un deposito di colore scuro che mette in risalto l'impronta fossile. Finora si erano fatte molte supposizioni su cosa fosse quel materiale e da dove provenisse. Gli scienziati in questo studio sostengono che le tracce scure siano in realtà i pigmenti rimasti dopo la decomposizione della pelle dell'animale. Analizzando il materiale scuro delle impronte fossili al microscopio, si è notato che contiene piccole strutture ovoidali che sembravano melanosomi, gli organelli prodotti dai melanociti, quegli elementi delle cellule che secerno i pigmenti nella pelle di un animale.

Pubblicato su Nature il vero colore dei rettili preistorici

19 Gennaio, 2014
Categorie:  Curiosità Nuovi Ritrovamenti Preistoria
Tags:  nature   paleontologia   pigmenti   Preistoria   rettili  

Rivelato il vero colore dei grandi rettili della preistoria. Analizzando i residui fossili della pelle dei rettili, un gruppo di ricerca svedese del SP Technical Research Institute of Sweden and MAX IV Laboratory, Lund University, hanno potuto risalire al colore che essi dovevano avere nei tempi lontani in cui popolavano la Terra, centinaia di milioni di anni fa. Il nuovo studio, guidato da Johan Lindgren,è stato pubblicato sulla rivista Nature.

I risultati della 4^ campagna della missione internazionale sostenuta da istituzioni americane, cipriote, greche e dalla Scuola di specializzazione interateneo in Beni archeologici di Udine [<img alt="1
I risultati della 4^ campagna della missione internazionale sostenuta da istituzioni americane, cipriote, greche e dalla Scuola di specializzazione interateneo in Beni archeologici di Udine [<img alt="1

Tre tombe micenee e un abitato preistorico: le scoperte dell’Università di Udine a Eghion

28 Settembre, 2013
Categorie:  Comunicati stampa Nuovi Ritrovamenti Periodo Greco Preistoria Protostoria Scavi
Tags:  corredi   eghion   Grecia   micenei   resti umani   sepolture   tombe   università di udine   villaggio preistorico  

I risultati della 4^ campagna della missione internazionale sostenuta da istituzioni americane, cipriote, greche e dalla Scuola di specializzazione interateneo in Beni archeologici di Udine Tre tombe micenee inviolate, databili tra il XV e l’XI secolo a.C., con corredi funerari comprendenti elaborate ceramiche e preziosi oggetti d’ornamento, e i resti di un abitato preistorico, fondato verosimilmente alla fine del III millennio a.C., sono stati riportati alla luce presso Eghion, in Grecia, dagli archeologi dell’Università di Udine.

La tradizionale campagna estiva di rilevamento e analysis dell'arte rupestre della Valcamonica si è conclusa con nuove scoperte e importanti conclusioni. Il team del Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP), guidato da Prof. Umberto Sansoni e Prof.ssa Silvana Gavaldo, ha concentrato la sua ricerca sulle aree rupestri di Foppe di Nadro e della Boscatelle vicina. La suggestive area, apparsa nella comune di Ceto e inclusa nella Riserva naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, continua a permettere rilevanti scoperte, a decennio dall'inizio dei rilevamenti. FOPPE DI NADRO: rilevata in passato solo in sommità, la Roccia 24, superficie storicamente dominata dall'età media-tarda del Ferro, si rivela molto ricca di composizioni assai interessanti. Il settore sottostante presenta il tema del cervo cavalcato e della caccia al cervo: esso certamente non rappresenta un tentativo di domesticazione dell'animal, ma pone le basi per una simbolica lettura di tale animale, considerato nobile e prestigioso sino in era storica.
La tradizionale campagna estiva di rilevamento e analysis dell'arte rupestre della Valcamonica si è conclusa con nuove scoperte e importanti conclusioni. Il team del Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP), guidato da Prof. Umberto Sansoni e Prof.ssa Silvana Gavaldo, ha concentrato la sua ricerca sulle aree rupestri di Foppe di Nadro e della Boscatelle vicina. La suggestive area, apparsa nella comune di Ceto e inclusa nella Riserva naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, continua a permettere rilevanti scoperte, a decennio dall'inizio dei rilevamenti. FOPPE DI NADRO: rilevata in passato solo in sommità, la Roccia 24, superficie storicamente dominata dall'età media-tarda del Ferro, si rivela molto ricca di composizioni assai interessanti. Il settore sottostante presenta il tema del cervo cavalcato e della caccia al cervo: esso certamente non rappresenta un tentativo di domesticazione dell'animal, ma pone le basi per una simbolica lettura di tale animale, considerato nobile e prestigioso sino in era storica.

Nuove scoperte sull’arte rupestre della Valcamonica

19 Settembre, 2013
Categorie:  Campi Scavo Comunicati stampa Nuovi Ritrovamenti Preistoria Scavi
Tags:  campo scavo   pitture rupestri   valcamonica  

La tradizionale campagna estiva di rilevamento ed analisi dell’ arte rupestre della Valcamonica si è conclusa con nuovi ritrovamenti e importanti conferme. L" équipe del Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP), guidata dal Prof. Umberto Sansoni e dalla Prof.ssa Silvana Gavaldo, ha concentrato la propria indagine presso le aree rupestri di Foppe di Nadro e dell’adiacente Boscatelle. La suggestiva area, appartenente al comune di Ceto e inclusa nella Riserva naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, continua a permettere rilevanti scoperte, a decenni dall" inizio dei rilevamenti.

L'Out of Africa, quali sono state le tracce intraprese dai primi Uomini Anatomicamente Moderni avventurati fuori dall'Africa, se spinero lungo il Mediterraneo o costeggiarono il Danubio, è sempre stata una domanda centrale per i ricercatori preistorici, e il Medio Oriente è considerato una regione chiave, in quanto si trova all'incrocio tra tre continenti. Il modello dell'Out-of-Africa sostiene che gli uomini anatomicamente moderni (AMH – anatomically modern humans, ovvero l'homo sapiens) si sono evoluti in Africa e si sono diffusi in Asia e, più tardi, in Europa. Vediamo in dettaglio le nuove scoperte di un team di scienziati guidati da Katerina Douka della Scuola di Archeologia dell'Università di Oxford, che presentano i risultati della loro ricerca su Plos One. Le paleoantropologiche prove dal Vicino Oriente sono quindi di grande importanza, pur essendo scarse per l'AMH. Dal sito chiave di Ksar Akil (Lebano) sono stati recentemente riscoperti dei frammenti fossili umani collegati direttamente con degli insiemi archeologici delle fasi iniziali del Paleolitico superiore.
L'Out of Africa, quali sono state le tracce intraprese dai primi Uomini Anatomicamente Moderni avventurati fuori dall'Africa, se spinero lungo il Mediterraneo o costeggiarono il Danubio, è sempre stata una domanda centrale per i ricercatori preistorici, e il Medio Oriente è considerato una regione chiave, in quanto si trova all'incrocio tra tre continenti. Il modello dell'Out-of-Africa sostiene che gli uomini anatomicamente moderni (AMH – anatomically modern humans, ovvero l'homo sapiens) si sono evoluti in Africa e si sono diffusi in Asia e, più tardi, in Europa. Vediamo in dettaglio le nuove scoperte di un team di scienziati guidati da Katerina Douka della Scuola di Archeologia dell'Università di Oxford, che presentano i risultati della loro ricerca su Plos One. Le paleoantropologiche prove dal Vicino Oriente sono quindi di grande importanza, pur essendo scarse per l'AMH. Dal sito chiave di Ksar Akil (Lebano) sono stati recentemente riscoperti dei frammenti fossili umani collegati direttamente con degli insiemi archeologici delle fasi iniziali del Paleolitico superiore.

Out-of-Africa e industrie di transizione: nuovi dati e nuovi dubbi dal Libano

18 Settembre, 2013
Categorie:  Evoluzione Preistoria
Tags:  conchiglie   libano   oxford   radiocarbonio   transizione   uomini anatomicamente moderni  

L’Out of Africa, quali siano state le tratte intraprese dai primi Uomini Anatomicamente Moderni avventuratisi fuori dall’Africa, se si spinsero lungo il Mediterraneo o costeggiarono il fiume Danubio, è sempre stata una domanda centrale per i ricercatori preistorici, ed il Medio Oriente è considerato una regione chiave, in quanto si trova all’incrocio tra tre continenti. Il modello dell’Out-of-Africa sostiene che gli uomini anatomicamente moderni (AMH – anatomically modern humans, ovvero l’homo sapiens) si evolvettero in Africa e da li si dispersero in Asia e, più tardi, in Europa.

Il villaggio preistorico di Nola, sito archeologico dell'Età del Bronzo di inestimabile valore, sarà di nuovo interrato per le disposizioni della Sovrintendenza ai Beni Archeologici. Il pasākumu si è reso necessario perché, dal 2007 a oggi, non è stato in grado di arginare la falda acquifera che, in sette anni, ha sommerso il sito sotto due metri d'acqua. Scoperto nel 2001 il luogo Croce del Papa, al confine tra Nola e Saviano, il villaggio preistorico costituisce una delle più estese e meglio conservate testimonianze dell'Età del Bronzo. L'intero sito fu in effetti sepolto dall'eruzione del Vesuvio denominata "delle Pomici di Avellino", risalente al 1860 avanti Cristo, centinaia e centinaia di anni prima che avvenisse quella che distrusse Pompei e Ercolano. Le capanne dell'antico abitato si sono così conservate fino a oggi grazie allo stesso principio che ha reso possibile la conservazione delle due cittadine vesuviane: fango e cenere che ricoprono gli oggetti e li conservano dal corso del tempo. Prima di procedere all'interramento, alcuni archaeologi opereranno sotto l'acqua per fornire alla futura conservazione del sito operando sacche di sabbia.
Il villaggio preistorico di Nola, sito archeologico dell'Età del Bronzo di inestimabile valore, sarà di nuovo interrato per le disposizioni della Sovrintendenza ai Beni Archeologici. Il pasākumu si è reso necessario perché, dal 2007 a oggi, non è stato in grado di arginare la falda acquifera che, in sette anni, ha sommerso il sito sotto due metri d'acqua. Scoperto nel 2001 il luogo Croce del Papa, al confine tra Nola e Saviano, il villaggio preistorico costituisce una delle più estese e meglio conservate testimonianze dell'Età del Bronzo. L'intero sito fu in effetti sepolto dall'eruzione del Vesuvio denominata "delle Pomici di Avellino", risalente al 1860 avanti Cristo, centinaia e centinaia di anni prima che avvenisse quella che distrusse Pompei e Ercolano. Le capanne dell'antico abitato si sono così conservate fino a oggi grazie allo stesso principio che ha reso possibile la conservazione delle due cittadine vesuviane: fango e cenere che ricoprono gli oggetti e li conservano dal corso del tempo. Prima di procedere all'interramento, alcuni archaeologi opereranno sotto l'acqua per fornire alla futura conservazione del sito operando sacche di sabbia.

Nola: il villaggio dell’età del bronzo verrà nuovamente interrato

17 Settembre, 2013
Categorie:  Comunicati stampa Mala Archeologia Preistoria
Tags:  età del bronzo   nola   villaggio  

Il villaggio preistorico di Nola, sito archeologico dell’Età del Bronzo di inestimabile valore, sarà nuovamente interrato per disposizioni della Sovrintendenza ai Beni Archeologici. Il provvedimento si è reso necessario poiché, dal 2007 a oggi, non si è stati in grado di arginare la falda acquifera che, in sette anni, ha sommerso il sito sotto due metri d’acqua. Scoperto nel 2001 il località Croce del Papa, al confine tra Nola e Saviano, il villaggio preistorico costituisce una delle più estese e meglio conservate testimonianze dell’Età del Bronzo.


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