Preistoria

La necropoli risale all'Età del Rame e contiene 22 tombe.
La necropoli risale all'Età del Rame e contiene 22 tombe.

Scoperta in Italia una necropoli dell'Età del Rame contenente resti scheletrici e armi ancora affilate, forse appartenute ad antichi guerrieri

8 Marzo, 2024
Categorie:  Nuovi Ritrovamenti Preistoria Scavi
Tags:  Valdaro   San Giorgio Bigarello   necropoli   Italia   Età del Rame   guerrieri   armi   selce  

La scoperta è stata fatta a novembre a San Giorgio Bigarello, un comune nel nord dell’Italia, durante la costruzione di un giardino comunitario. Tuttavia, i ricercatori non avevano idea dell’estensione del sito funerario di 5.000 anni fino a quando le escavazioni di quest’anno non hanno rivelato 22 tombe contenenti resti umani. Molte delle sepolture includevano armi di selce, tra cui pugnali, “punte di freccia perfette” e lame, secondo quanto riportato da un articolo su ArchaeoReporter.

Un team di ricercatori provenienti da Cina, Australia, Francia, Spagna e Germania ha rivelato una cultura materiale avanzata nell'Asia orientale risalente a 45.000 anni fa. Il nuovo studio è stato pubblicato su Nature Ecology & Evolutio.
Un team di ricercatori provenienti da Cina, Australia, Francia, Spagna e Germania ha rivelato una cultura materiale avanzata nell'Asia orientale risalente a 45.000 anni fa. Il nuovo studio è stato pubblicato su Nature Ecology & Evolutio.

La scoperta di Shiyu rivela una cultura materiale avanzata nell'Asia orientale risalente a 45.000 anni fa.

22 Gennaio, 2024
Categorie:  Curiosità Estero Nuovi Ritrovamenti Scavi Preistoria
Tags:  asia   cina   shiyu   paleolitico   homo sapiens  

Un team di ricercatori provenienti da Cina, Australia, Francia, Spagna e Germania ha rivelato una cultura materiale avanzata nell’Asia orientale risalente a 45.000 anni fa. Il nuovo studio è stato pubblicato su Nature Ecology & Evolution. I ricercatori hanno esaminato una collezione archeologica precedentemente scavata nel sito di Shiyu, situato nella provincia di Shanxi. “Il nostro nuovo studio ha identificato un insieme archeologico dell’Iniziale Paleolitico Superiore dal sito di Shiyu nella Cina settentrionale risalente a 45.

Basandosi su nuove scoperte di DNA fossile, ricercatori ipotizzano che un'ondata migratoria di Early Sapiens, o una specie molto vicina alla nostra, sia arrivata dall'Africa all'Europa. In Europa, si sarebbero incrociati con il Neanderthal, per poi scomparire completamente. Ma parte del loro patrimonio genetico continuò a sopravvivere tutto l'interno del DNA neandertaliano. Leggetevi l'articolo completo del New York Times per un affascinante resoconto sugli studi genetici, sul rapporto Neandertal, Denisovan e Sapiens, e sulle recenti scoperte ed anticipazioni per il futuro.
Basandosi su nuove scoperte di DNA fossile, ricercatori ipotizzano che un'ondata migratoria di Early Sapiens, o una specie molto vicina alla nostra, sia arrivata dall'Africa all'Europa. In Europa, si sarebbero incrociati con il Neanderthal, per poi scomparire completamente. Ma parte del loro patrimonio genetico continuò a sopravvivere tutto l'interno del DNA neandertaliano. Leggetevi l'articolo completo del New York Times per un affascinante resoconto sugli studi genetici, sul rapporto Neandertal, Denisovan e Sapiens, e sulle recenti scoperte ed anticipazioni per il futuro.

DNA Neandertaliano per ricostruire sconosciute migrazioni Sapiens

6 Luglio, 2017
Categorie:  Evoluzione Genetica Metodologie archeologiche Nuove Tecnologie Preistoria

Basandosi su nuove scoperte di DNA fossile, ricercatori ipotizzano che un’ondata migratoria di Early Sapiens, o una specie molto vicina alla nostra, sia arrivata dall’Africa all’Europa. In Europa, si sarebbero incrociati con Neandertal, per poi scomparire completamente. Ma parte del loro patrimonio genetico continuò a sopravvivere all’interno del DNA neandertaliano. Leggetevi l’articolo completo del New York Times per un affascinante recap sugli studi genetici, sul rapporto Neandertal, Denisovan e Sapiens, e sulle recenti scoperte ed anticipazioni per il futuro.

Gli ominini responsabili del passo avanti tecnologico 1.75 milioni di anni fa potrebbero essere stati musicisti in erba. Secondo recenti studi, i circuiti del cervello che hanno portato strumenti e armi bifacciali sono gli stessi circuiti quelli attivati "‹"‹quando si suona un pianoforte. Il passaggio dalla tecnologia a schegge e chopper, nota come "Olduvaiano", ad un sofisticato know-how degli strumenti "Acheuleani" è considerato un passo importante nell'evoluzione umana. Per indagare sulle cause di questo cambiamento tecnologico, gli scienziati inglesi e statunitensi hanno condotto scansioni cerebrali di volontari come hanno imparato a scheggiare strumenti Olduvaiani e Acheuleani. La produzione di utensili Acheuleani ha richiesto una combinazione di memoria visiva, udito, consapevolezza di movimento e pianificazione d'azione – tutti gli ingredienti essenziali per un musicista.
Gli ominini responsabili del passo avanti tecnologico 1.75 milioni di anni fa potrebbero essere stati musicisti in erba. Secondo recenti studi, i circuiti del cervello che hanno portato strumenti e armi bifacciali sono gli stessi circuiti quelli attivati "‹"‹quando si suona un pianoforte. Il passaggio dalla tecnologia a schegge e chopper, nota come "Olduvaiano", ad un sofisticato know-how degli strumenti "Acheuleani" è considerato un passo importante nell'evoluzione umana. Per indagare sulle cause di questo cambiamento tecnologico, gli scienziati inglesi e statunitensi hanno condotto scansioni cerebrali di volontari come hanno imparato a scheggiare strumenti Olduvaiani e Acheuleani. La produzione di utensili Acheuleani ha richiesto una combinazione di memoria visiva, udito, consapevolezza di movimento e pianificazione d'azione – tutti gli ingredienti essenziali per un musicista.

Scheggiatori paleolitici, potenziali suonatori di pianoforte

8 Maggio, 2017
Categorie:  Curiosità Evoluzione Metodologie archeologiche Nuove Tecnologie Preistoria

Gli ominini responsabili del passo avanti tecnologico 1.75 milioni di anni fa potrebbero essere stati musicisti in erba. Secondo recenti studi, i circuiti del cervello che hanno portato a strumenti e armi bifacciali sono gli stessi circuiti quelli attivati “‹"‹quando si suona un pianoforte. Il passaggio dalla tecnologia a schegge e chopper, nota come “Olduvaiano”, ad un sofisticato know-how degli strumenti “Acheuleani” è considerato un passo importante nell’evoluzione umana. Per indagare sulle cause di questo cambiamento tecnologico, gli scienziati inglesi e statunitensi hanno condotto scansioni cerebrali di volontari come hanno imparato a scheggiare strumenti Olduvaiani e Acheuleani.

L'otturazione più antica risale a 13 mila anni fa e una farla fu un dentista nato in quella che poi sarebbe diventata Italia. Il più antico dente 'riparato' con un composto a base di bitume è stato, infatti, rinvenuto nel sito Riparo Fredian, vicino a Lucca. I denti, due incisivi centrali superiori appartenenti a una sola persona di non giovane età vissuta nel Paleolitico Superiore, presentano entrambi un foro centrale. Il team di Stefano Benazzi, professore associato del Dipartimento di Beni Culturali presso l'Università di Bologna, ha usato diverse tecniche microscopiche per osservare l'interno dei fori e ha pubblicato i risultati della ricerca sull'American Journal of Physical Anthropology. "Sulla parete dei denti abbiamo trovato una serie di minuscoli segni orizzontali: suggeriscono che per ampliare il foro sono state usate intercapedini realizzate con piccole pietre utensili". I due incisivi ritrovati, "presentano un'innovativa procedura. I fori – spiega – contengono tracce di bitume, incorporate con fibre vegetali e peli, pensiamo che sia la prova di preistoriche otturazioni dentali".
L'otturazione più antica risale a 13 mila anni fa e una farla fu un dentista nato in quella che poi sarebbe diventata Italia. Il più antico dente 'riparato' con un composto a base di bitume è stato, infatti, rinvenuto nel sito Riparo Fredian, vicino a Lucca. I denti, due incisivi centrali superiori appartenenti a una sola persona di non giovane età vissuta nel Paleolitico Superiore, presentano entrambi un foro centrale. Il team di Stefano Benazzi, professore associato del Dipartimento di Beni Culturali presso l'Università di Bologna, ha usato diverse tecniche microscopiche per osservare l'interno dei fori e ha pubblicato i risultati della ricerca sull'American Journal of Physical Anthropology. "Sulla parete dei denti abbiamo trovato una serie di minuscoli segni orizzontali: suggeriscono che per ampliare il foro sono state usate intercapedini realizzate con piccole pietre utensili". I due incisivi ritrovati, "presentano un'innovativa procedura. I fori – spiega – contengono tracce di bitume, incorporate con fibre vegetali e peli, pensiamo che sia la prova di preistoriche otturazioni dentali".

Bitume e peli nell’otturazione piú antica del mondo

18 Aprile, 2017
Categorie:  Curiosità Nuovi Ritrovamenti Preistoria Pubblicazioni

L’otturazione più antica risale a 13 mila anni fa e a farla fu un dentista nato in quella che poi sarebbe diventata l’Italia. Il più antico dente ‘riparato’ con un composto a base di bitume è stato, infatti, rinvenuto nel sito Riparo Fredian, vicino Lucca. I denti, due incisivi centrali superiori appartenenti a una sola persona di non giovane età vissuta nel Paleolitico Superiore, presentano entrambi un foro centrale. Il team di Stefano Benazzi, professore associato Dipartimento di Beni Culturali presso l’Università di Bologna, ha usato diverse tecniche microscopiche per osservare l’interno dei fori e ha pubblicato i risultati della ricerca sull’American Journal of Physical Anthropology.

Ricostruito il volto di una donna vissuta 13.600 anni fa. I resti sono stati rinvenuti nel riparo Tham Lod rock, nel nord ovest della Tailandia. Il team di ricerca dell'Università di Wollongong che ha realizzato la ricostruzione facciale è stato guidato da Susan Hayes. NEW SOUTH WALES, AUSTRALIA""Il International Business Times riporta che i ricercatori guidati da Susan Hayes dell'Università di Wollongong hanno ricostruito il volto di una donna i cui resti di 13.600 anni sono stati trovati nel rifugio in roccia Tham Lod nel nord-ovest della Thailandia. Fonte: http://ift.
Ricostruito il volto di una donna vissuta 13.600 anni fa. I resti sono stati rinvenuti nel riparo Tham Lod rock, nel nord ovest della Tailandia. Il team di ricerca dell'Università di Wollongong che ha realizzato la ricostruzione facciale è stato guidato da Susan Hayes. NEW SOUTH WALES, AUSTRALIA""Il International Business Times riporta che i ricercatori guidati da Susan Hayes dell'Università di Wollongong hanno ricostruito il volto di una donna i cui resti di 13.600 anni sono stati trovati nel rifugio in roccia Tham Lod nel nord-ovest della Thailandia. Fonte: http://ift.

Ricostruito volto umano risalente a 13,000 anni fa

6 Aprile, 2017
Categorie:  Paleontologia Preistoria

Ricostruito il volto di una donna vissuta 13.600 anni fa. I resti sono stati rinvenuti nel riparo Tham Lod rock, nel nord ovest della Tailandia. Il team di ricerca dell’Università di Wollongong che ha realizzato la ricostruzione facciale è stato guidato da Susan Hayes. NEW SOUTH WALES, AUSTRALIA"”The International Business Times reports that researchers led by Susan Hayes of the University of Wollongong have reconstructed the face of a woman whose 13,600-year-old remains were found in the Tham Lod rock shelter in northwest Thailand.

Un giacimento preistorico da record quello situato a pochi km di distanza dall'Ol Doinyo Lengai, il vulcano conosciuto, dai Masai, come la Montagna di Dio. Si tratta di ben quattrocento impronte di Homo Sapiens dalle dimensioni e caratteristiche differenti lasciate in un lungo arco temporale compreso tra i 5mila e i 19mila anni fa. Le impronte sono localizzate in un'area ristretta, poco più grande di un campo da tennis e devono la loro formazione al fango grigio solidificato. Fonte: http://scienzenotizie.
Un giacimento preistorico da record quello situato a pochi km di distanza dall'Ol Doinyo Lengai, il vulcano conosciuto, dai Masai, come la Montagna di Dio. Si tratta di ben quattrocento impronte di Homo Sapiens dalle dimensioni e caratteristiche differenti lasciate in un lungo arco temporale compreso tra i 5mila e i 19mila anni fa. Le impronte sono localizzate in un'area ristretta, poco più grande di un campo da tennis e devono la loro formazione al fango grigio solidificato. Fonte: http://scienzenotizie.

Preistoria: 400 nuove impronte scoperte in Tanzania

15 Ottobre, 2016
Categorie:  Estero Nuovi Ritrovamenti Preistoria

Un giacimento preistorico da record quello situato a pochi chilometri di distanza dall’Ol Doinyo Lengai, il vulcano conosciuto, dai Masai, come la Montagna di Dio. Si tratta di ben quattrocento impronte di Homo Sapiens dalle dimensioni e caratteristiche differenti lasciate in un lungo arco temporale compreso tra i 5mila ed i 19mila anni fa. Le impronte sono localizzate in un’area ristretta, poco più grande di un campo da tennis e devono la loro formazione al fango grigio solidificato.

Un paio di denti umani di 46.000 anni è stato scoperto nel Liang Bua, una grotta sull'isola indonesiana di Flores un tempo rifugio della specie Homo floresiensis. I denti sono leggermente più recenti dei resti di floreniensis, il che rafforza la teoria secondo cui gli esseri umani sarebbero responsabili della scomparsa di questa specie.
Un paio di denti umani di 46.000 anni è stato scoperto nel Liang Bua, una grotta sull'isola indonesiana di Flores un tempo rifugio della specie Homo floresiensis. I denti sono leggermente più recenti dei resti di floreniensis, il che rafforza la teoria secondo cui gli esseri umani sarebbero responsabili della scomparsa di questa specie.

Resti umani scoperti nella grotta degli “hobbit”

6 Ottobre, 2016
Categorie:  Comunicati stampa Nuovi Ritrovamenti Preistoria
Tags:  florienensis   hobbit   paleoantropologia   Preistoria  

Una paio di denti umani di 46.000 anni è stato scoperto nel Liang Bua, una grotta sull’isola indonesiana di Flores un tempo rifugio della specie Homo floresiensis. I denti sono leggermente più recenti dei resti di floreniensis, il che rafforza la teroria secondo cui gli esseri umani sarebbero responsabili della scomparsa di questa specie. Da Nature

Nuove fotografie di una coppia di cuccioli di leoni delle caverne ritrovati congelati in Siberia possono gettare nuova luce su questa specie estinta da 10000 anni. I ricercatori russi hanno svelato nuovi dettagli sui cuccioli in una recente conferenza stampa. Ritrovati da cercatori di zanne di mammut siberiani, al primo istante non era stata riconosciuta la loro importanza, per cui erano stati messi a riparo in un ghiacciaio, in attesa dell’arrivo di scienziati per l’analisi. Uyan e Dina, chiamati così per il fiume Uyandina in cui sono stati trovati, potranno fornire preziose informazioni sulle specie che abitavano Eurasia e Nord America e sull’ambiente nel tardiglaciale. I cuccioli avevano solo qualche settimana al momento della loro morte, così piccoli che i loro dentini da latte ancora non erano spuntati. Probabilmente sono morti a causa del crollo del tetto della loro tana. Fino ad oggi i leoni delle caverne, una sotto specie di Panthera leo, erano conosciuti solo da ossa e tracce. Uyan e Dina forniscono la prima possibilità di analizzare i tessuti molli, pelliccia, organi interni e il loro patrimonio genetico. Originale article: http://news.nationalgeographic.
Nuove fotografie di una coppia di cuccioli di leoni delle caverne ritrovati congelati in Siberia possono gettare nuova luce su questa specie estinta da 10000 anni. I ricercatori russi hanno svelato nuovi dettagli sui cuccioli in una recente conferenza stampa. Ritrovati da cercatori di zanne di mammut siberiani, al primo istante non era stata riconosciuta la loro importanza, per cui erano stati messi a riparo in un ghiacciaio, in attesa dell’arrivo di scienziati per l’analisi. Uyan e Dina, chiamati così per il fiume Uyandina in cui sono stati trovati, potranno fornire preziose informazioni sulle specie che abitavano Eurasia e Nord America e sull’ambiente nel tardiglaciale. I cuccioli avevano solo qualche settimana al momento della loro morte, così piccoli che i loro dentini da latte ancora non erano spuntati. Probabilmente sono morti a causa del crollo del tetto della loro tana. Fino ad oggi i leoni delle caverne, una sotto specie di Panthera leo, erano conosciuti solo da ossa e tracce. Uyan e Dina forniscono la prima possibilità di analizzare i tessuti molli, pelliccia, organi interni e il loro patrimonio genetico. Originale article: http://news.nationalgeographic.

Ecco a voi Uyan e Dina, cuccioli congelati di leoni delle caverne

20 Novembre, 2015
Categorie:  Archeozoologia Comunicati stampa Curiosità Estero Genetica Nuovi Ritrovamenti Preistoria

Nuove fotografie di una coppia di cuccioli di leoni delle caverne ritrovati congelati in Siberia possono gettare nuova luce su questa specie estinta da 10000 anni. I ricercatori russi hanno svelato nuovi dettagli sui cuccioli in una recente conferenza stampa. Ritrovati da cercatori di zanne di mammut siberiani, al primo istante non era stata riconosciuta la loro importanza, per cui erano stati messi a riparo in un ghiacciaio, in attesa dell’arrivo di scienziati per l’analisi.

Decisamente una giornata di, speriamo fruttuose, sinergia tra diversi ambiti ed enti: gruppi archeologici, università, personaggi televisivi e nuovi imprenditori si riuniscono insieme per parlare di valorizzazione di piccole realtà, scavi, archeologia, start-up, viaggi, turismo e tanto altro ancora. Sabato 31 ottobre 2015 Basilica Paleocristiana ore 9.30 "" 10.30 PRESENTazione DELLE FIGURE PROFESSIONALI: L'ARCHEOLOGO modera Flavia Marimpietri Archeologa e giornalista interviene Gabriel Zuchtriegel Direttore Parco Archeologico di Paestum Sala Museo ore 10.00 "" 13.00 WORKSHOP ARCHEOVIRTUAL "L'ARCHEOLOGIA VIRTUALE TRA STUDIO E PROMOtione DEL TERRITORIO" in collaborazione con CNR ITABC Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali introduce Paolo Mauriello Direttore CNR ITABC Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali intervengono Il patrimonio digitale. Una prospettiva europea da DigitalHeritage2015 Sofia Pescarin Ricercatore CNR ITABC Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali Nuove tecnologie e Archeologia.
Decisamente una giornata di, speriamo fruttuose, sinergia tra diversi ambiti ed enti: gruppi archeologici, università, personaggi televisivi e nuovi imprenditori si riuniscono insieme per parlare di valorizzazione di piccole realtà, scavi, archeologia, start-up, viaggi, turismo e tanto altro ancora. Sabato 31 ottobre 2015 Basilica Paleocristiana ore 9.30 "" 10.30 PRESENTazione DELLE FIGURE PROFESSIONALI: L'ARCHEOLOGO modera Flavia Marimpietri Archeologa e giornalista interviene Gabriel Zuchtriegel Direttore Parco Archeologico di Paestum Sala Museo ore 10.00 "" 13.00 WORKSHOP ARCHEOVIRTUAL "L'ARCHEOLOGIA VIRTUALE TRA STUDIO E PROMOtione DEL TERRITORIO" in collaborazione con CNR ITABC Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali introduce Paolo Mauriello Direttore CNR ITABC Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali intervengono Il patrimonio digitale. Una prospettiva europea da DigitalHeritage2015 Sofia Pescarin Ricercatore CNR ITABC Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali Nuove tecnologie e Archeologia.

BMTA2015: Programma del Weekend, tra viaggi, ricerca, preistoria e nuove start-up

30 Ottobre, 2015
Categorie:  Comunicati stampa Conferenze Curiosità Epoca Romana Eventi Lavoro Musei Nuove Tecnologie Nuovi Ritrovamenti Preistoria Scavi Visite
Tags:  bmta   Borsa del Turismo Archeologico   Lavoro   Preistoria   start-up  

Decisamente una giornata di, speriamo fruttuose, sinergie tra diversi ambiti ed enti: gruppi archeologici, università, personaggi televisivi e nuovi imprenditori si riuniscono insieme per parlare di valorizzazione di piccole realtà, scavi, archeologia, start-up, viaggi, turismo e tanto altro ancora. Sabato 31 ottobre 2015 Basilica Paleocristiana ore 9.30 ““ 10.30 PRESENTAZIONE DELLE FIGURE PROFESSIONALI: L’ARCHEOLOGO modera Flavia Marimpietri Archeologa e giornalista interviene Gabriel Zuchtriegel Direttore Parco Archeologico di Paestum Sala Museo ore 10.


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