Nuovi Ritrovamenti

Pubblichiamo questo articolo inviato a noi dal Prof. Francesco Mallegni, Ordinario di Antropologia all'Università di Pisa. La fanciulla di Vagli? Un maschio al 50% Sfortunatamente, for some time, come specialisti della disciplina paleoantropologica, i personaggi che definiscono pittoreschi è puro eufemismo. Si pensa a chi ha creato il caso della donna "vampira", alla quale, per impedire di morire, sarebbe stato filato in bocca (per poter far entrare la bocca doveva essere grande come un forno da pizza). Affascina anche il caso lucchese/garfagnino della cosiddetta "Fanciulla di Vagli": esiste la probabilità (50%) che sia un maschio, un ragazzo anziché una "puella". Problem del resto attuale. Vediamo le singole risvolti. In September 2011 a mostra su una tomba ligure del 200 circa a.C. scoperta alla Murata di Vagli di Sopra. Ne è responsabile Giulio Ciampoltrini, funzionario della soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, mentre come curatrice è scelta una studentessa universitaria stretta collaboratrice dello stesso Ciampoltrini, immagino con grande gioia di laureati e specialisti supertitolati regolarmente disoccupati.
Pubblichiamo questo articolo inviato a noi dal Prof. Francesco Mallegni, Ordinario di Antropologia all'Università di Pisa. La fanciulla di Vagli? Un maschio al 50% Sfortunatamente, for some time, come specialisti della disciplina paleoantropologica, i personaggi che definiscono pittoreschi è puro eufemismo. Si pensa a chi ha creato il caso della donna "vampira", alla quale, per impedire di morire, sarebbe stato filato in bocca (per poter far entrare la bocca doveva essere grande come un forno da pizza). Affascina anche il caso lucchese/garfagnino della cosiddetta "Fanciulla di Vagli": esiste la probabilità (50%) che sia un maschio, un ragazzo anziché una "puella". Problem del resto attuale. Vediamo le singole risvolti. In September 2011 a mostra su una tomba ligure del 200 circa a.C. scoperta alla Murata di Vagli di Sopra. Ne è responsabile Giulio Ciampoltrini, funzionario della soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, mentre come curatrice è scelta una studentessa universitaria stretta collaboratrice dello stesso Ciampoltrini, immagino con grande gioia di laureati e specialisti supertitolati regolarmente disoccupati.

La fanciulla di Vagli? Un maschio al 50%

3 Maggio, 2012
Categorie:  Comunicati stampa Metodologie archeologiche Nuovi Ritrovamenti
Tags:  antropologia   determinazione sesso   fanciulla di vagli  

Pubblichiamo questo articolo inviatoci dal Prof. Francesco Mallegni, Ordinario di Antropologia all’Università di Pisa. La fanciulla di Vagli? Un maschio al 50% Purtroppo da qualche tempo girano come esperti della disciplina paleoantropologica personaggi che definire pittoreschi è puro eufemismo. Si pensi a chi ha creato il caso della donna “vampira”, alla quale, per impedirle di mordere, sarebbe stato infilato un mattone in bocca (per potercelo far entrare la bocca doveva essere grande come un forno da pizza).

Il primo tempio? Sulle rive dell’Eufrate 12000 anni fa

5 Giugno, 2011
Categorie:  Conferenze Nuovi Ritrovamenti Preistoria Pubblicazioni
Tags:  Conferenze   Genova   Gobekli Tepe   ur  

7000 anni prima delle piramidi, molto prima di quella Rivoluzione Neolitica che portò alla nascita dell’agricoltura, nella Turchia Sudoccidentale, una società preagricola, appartenente – per cronologia – ancora al Paleolitico, costruì con notevole impiego di risorse sia materiali che umane quello che è il primo tempio della storia, anzi della preistoria. Tutto ciò accadeva a Gobekli Tepe, un tell ubicato a 20 km da Urfa, la mitica Ur di Abramo, sito scavato da 15 anni a questa parte dall’Istituto Archeologico Germanico, che ha portato alla luce un vero e proprio santuario, con centinaia di stele antropomorfe istoriate con animali totemici.

A COLLEFERRO RIPRENDONO GLI SCAVI AL CASTELLO DI PIOMBINARA Dopo l'interruzione estiva riaprono gli scavi archeologici al Castello di Piombinara nel Comune di Colleferro. Luned 13 settembre la Missione Archeologica del Castello di Piombinara composta dal Museo Archeologico del Territorio Toleriense di Colleferro e dalla Soc. cooperativa "Il Betilo", riavrà ufficialmente con la XIV campagna di scavo. Nella programmazione d'intervention oltre alla riunificazione dei saggi III e IV è previsto un lavoro sostanziale nell'area della chiesa castellana, già in parte individuata lo scorso anno e nell'area della XIII campagna del luglio di quest'anno. Oltre alle strutture dell'edificio, gli archeologi hanno individuato un'area di frammenti di affresco, su cui si vedeva parte del volto di una Madonna con nimbo punzonato, rientrando in una categoria che si trova nei primi del 1400. Nelle campagne precedenti era completata anche la rimozione delle sepolture pertinenti alla chiesa in un numero di trenta individui di tutte le classi d'età. La prospettiva future del scavo prevede un'interrogazione completa dell'edificio religioso, in parte compromesso dalle continuature.
A COLLEFERRO RIPRENDONO GLI SCAVI AL CASTELLO DI PIOMBINARA Dopo l'interruzione estiva riaprono gli scavi archeologici al Castello di Piombinara nel Comune di Colleferro. Luned 13 settembre la Missione Archeologica del Castello di Piombinara composta dal Museo Archeologico del Territorio Toleriense di Colleferro e dalla Soc. cooperativa "Il Betilo", riavrà ufficialmente con la XIV campagna di scavo. Nella programmazione d'intervention oltre alla riunificazione dei saggi III e IV è previsto un lavoro sostanziale nell'area della chiesa castellana, già in parte individuata lo scorso anno e nell'area della XIII campagna del luglio di quest'anno. Oltre alle strutture dell'edificio, gli archeologi hanno individuato un'area di frammenti di affresco, su cui si vedeva parte del volto di una Madonna con nimbo punzonato, rientrando in una categoria che si trova nei primi del 1400. Nelle campagne precedenti era completata anche la rimozione delle sepolture pertinenti alla chiesa in un numero di trenta individui di tutte le classi d'età. La prospettiva future del scavo prevede un'interrogazione completa dell'edificio religioso, in parte compromesso dalle continuature.

Riaprono gli scavi nel Castello di Piombinara – Colleferro (RM)

13 Settembre, 2010
Categorie:  Comunicati stampa Medioevo Nuovi Ritrovamenti Scavi Storia Cristiana
Tags:  chiesa   colleferro   Piombinara   scavo  

A COLLEFERRO SI RIPRENDONO GLI SCAVI AL CASTELLO DI PIOMBINARA Dopo l’interruzione estiva riaprono gli scavi archeologici nel Castello di Piombinara nel Comune di Colleferro. Lunedì 13 settembre la Missione Archeologica del Castello di Piombinara composta dal Museo Archeologico del Territorio Toleriense di Colleferro e dalla Soc. cooperativa “Il Betilo”, riaprirà ufficialmente con la XIV campagna di scavo. Nella programmazione d’intervento oltre alla riunificazione dei saggi III e IV è previsto un sostanziale lavoro nell’area della chiesa castellana, già in parte individuata lo scorso anno e nell’ambito della XIII campagna del luglio di quest’anno.

Un'importante scoperta di un team di archeologi tedeschi, che ha portato alla luce l'unica porta esistente nel vallo di 30 km costruito dai Vichinghi per proteggere il loro regno. Il cosiddetto "Danewerk" era un'enorme muraglia che separava il regno del popolo scandinavo da quello di Carlo Magno, una struttura larga di 3 metri costruita nel VIII secolo con massi di pietra del peso anche di un quintale. "I Vichinghi hanno trasportato milioni di pietre", ha spiegato l'archeologa Astrid Tummuscheidt, rivelando che la porta nel vallo vichingo, denominata "Wiglesdor", aveva una larghezza di 5 metri e aveva al suo fianco un'osteria con annesso bordello. Il ritrovamento nei pressi della cittadina di Haithabu, vicino a Schleswig, dove sorgeva uno degli imsediamenti più importanti dei Vichinghi, e' stato possibile dopo l'abbattimento di un vecchio albergo andato fallito, il "Cafe' Truberg". Gli scavi sono stati sponsorizzati da un colosso energetico tedesco. Per la Danimarca il "Danewerk" costituisce uno dei luoghi privilegiati dell'identita' nazionale ed in passato e' stato spesso visitato dalla regina Margrethe II e dal principe Frederik.
Un'importante scoperta di un team di archeologi tedeschi, che ha portato alla luce l'unica porta esistente nel vallo di 30 km costruito dai Vichinghi per proteggere il loro regno. Il cosiddetto "Danewerk" era un'enorme muraglia che separava il regno del popolo scandinavo da quello di Carlo Magno, una struttura larga di 3 metri costruita nel VIII secolo con massi di pietra del peso anche di un quintale. "I Vichinghi hanno trasportato milioni di pietre", ha spiegato l'archeologa Astrid Tummuscheidt, rivelando che la porta nel vallo vichingo, denominata "Wiglesdor", aveva una larghezza di 5 metri e aveva al suo fianco un'osteria con annesso bordello. Il ritrovamento nei pressi della cittadina di Haithabu, vicino a Schleswig, dove sorgeva uno degli imsediamenti più importanti dei Vichinghi, e' stato possibile dopo l'abbattimento di un vecchio albergo andato fallito, il "Cafe' Truberg". Gli scavi sono stati sponsorizzati da un colosso energetico tedesco. Per la Danimarca il "Danewerk" costituisce uno dei luoghi privilegiati dell'identita' nazionale ed in passato e' stato spesso visitato dalla regina Margrethe II e dal principe Frederik.

Scoperta porta monumentale, con osteria e bordello, nel “Danewerk”

10 Settembre, 2010
Categorie:  Curiosità Estero Medioevo Nuovi Ritrovamenti
Tags:  daneverk   scandinavia   Scavi   vichinghi  

Importante scoperta di un team di archeologi tedeschi, che ha portato alla luce l**‘unica porta esistente** nel vallo di 30 chilometri costruito dai Vichinghi a protezione del loro regno. Il cosiddetto “Danewerk” era un’enorme muraglia che separava il regno del popolo scandinavo da quello di Carlo Magno, una struttura larga 3 metri costruita nell’VIII secolo con massi di pietra del peso anche di un quintale. “I Vichinghi hanno trasportato milioni di pietre”, ha spiegato l’archeologa Astrid Tummuscheidt, rivelando che la porta nel vallo vichingo, denominata “Wiglesdor”, aveva una larghezza di 5 metri ed aveva al suo fianco un’osteria con annesso bordello.

Importante ritrovamento archeologico nel piacentino, precisamente nel villaggio neolitico di Travo. 120 tombe risalenti al VI "" VII secolo d.c. sono affiorate in locali Sant'Andrea. Gli esperti presumono che nella zona si siano alternate diverse generazioni, dal preistoria al medioevo e fino ai giorni nostri. Sono stati ritrovati anche oggetti in ceramica, pozzi, canalette di drenaggio e resti di mura di pietra. E' la prima volta che una necropoli così estesa viene scoperta nella zona. Il gruppo archeologico "La Minerva" presenterà l'importante scoperta il 2 settembre presso la biblioteca di Travo alle 21, entrata gratis. Info: http://www.archeotravo.it/index.php Fonte: http://www.piacenza24.eu/index.
Importante ritrovamento archeologico nel piacentino, precisamente nel villaggio neolitico di Travo. 120 tombe risalenti al VI "" VII secolo d.c. sono affiorate in locali Sant'Andrea. Gli esperti presumono che nella zona si siano alternate diverse generazioni, dal preistoria al medioevo e fino ai giorni nostri. Sono stati ritrovati anche oggetti in ceramica, pozzi, canalette di drenaggio e resti di mura di pietra. E' la prima volta che una necropoli così estesa viene scoperta nella zona. Il gruppo archeologico "La Minerva" presenterà l'importante scoperta il 2 settembre presso la biblioteca di Travo alle 21, entrata gratis. Info: http://www.archeotravo.it/index.php Fonte: http://www.piacenza24.eu/index.

Villaggio neolitico di Travo – scoperte 120 nuove tombe

2 Settembre, 2010
Categorie:  Nuovi Ritrovamenti Protostoria Scavi
Tags:  necropoli   neolitico   scavo   travo  

Importante ritrovamento archeologico nel piacentino, precisamente nel villaggio neolitico di Travo. 120 tombe risalenti al VI ““ VII secolo d.c. sono affiorate in località Sant’Andrea. Gli esperti presumono che nella zona si siano alternate diverse generazioni, dalla preistoria al medioevo e fino ai giorni nostri. Sono stati ritrovati anche oggetti in ceramica, pozzi, canalette di drenaggio e resti di mura di pietra. E’ la prima volta che una necropoli così estesa viene scoperta nella zona.

L'antica Aquileia non smette di darci emozionanti scoperte di superfici musue splendidamente conservate. Questo è quanto ha rivelato la prosecuzione delle investigazioni nell'area demaniale ex-Violin, collocata all'ombra della millenaria torre campanaria tra i fondi Cossar e Piazza Capitolo. Alreamente lo scorso autumn, le scavazioni, finanziate dalla Fondazione Aquileia, con la Direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, eseguite dalla ditta Arxe di Trieste, nel campo dei lavori di riqualificazione della piazza, avevano portato partialmente alla luce una stupenda pavimentazione musue, quasi intatta, con motivi figurativi che richiamano quelli presenti nel mosaico teodoriano della basilica (secondo decennio del IV secolo). Ora le nuove investigazioni permettono di calcolare le dimensioni, veramente ragguarde, della rettangolare di cui il mosaico faceva parte: il lato corto misura poco più di 8 metri, mentre quello lungo supera molto i 4,5 metri finora messi in luce. Ma le sorprese per gli archeologi non sono finite con la scoperta di questo bellissimo tappeto musue: sul lato breve occidentale, in effetti, si è scoperto un"abside semicircolare con un raggio di 3.
L'antica Aquileia non smette di darci emozionanti scoperte di superfici musue splendidamente conservate. Questo è quanto ha rivelato la prosecuzione delle investigazioni nell'area demaniale ex-Violin, collocata all'ombra della millenaria torre campanaria tra i fondi Cossar e Piazza Capitolo. Alreamente lo scorso autumn, le scavazioni, finanziate dalla Fondazione Aquileia, con la Direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, eseguite dalla ditta Arxe di Trieste, nel campo dei lavori di riqualificazione della piazza, avevano portato partialmente alla luce una stupenda pavimentazione musue, quasi intatta, con motivi figurativi che richiamano quelli presenti nel mosaico teodoriano della basilica (secondo decennio del IV secolo). Ora le nuove investigazioni permettono di calcolare le dimensioni, veramente ragguarde, della rettangolare di cui il mosaico faceva parte: il lato corto misura poco più di 8 metri, mentre quello lungo supera molto i 4,5 metri finora messi in luce. Ma le sorprese per gli archeologi non sono finite con la scoperta di questo bellissimo tappeto musue: sul lato breve occidentale, in effetti, si è scoperto un"abside semicircolare con un raggio di 3.

Eccezionali rinvenimenti musivi ad Aquileia (Ud)

24 Luglio, 2010
Categorie:  Comunicati stampa Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti Scavi Storia Cristiana
Tags:  Aquileia   fondazione aquileia   mosaico   rinvenimento  

L’antica Aquileia non smette di regalare emozionanti scoperte di superfici musive splendidamente conservate. È quanto ha rivelato la prosecuzione delle indagini nell’area demaniale ex-Violin, collocata all’ombra della millenaria torre campanaria tra i fondi Cossar e Piazza Capitolo. Già nell’autunno scorso gli scavi, finanziati dalla Fondazione Aquileia, con la Direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, ed eseguiti dalla ditta Arxe di Trieste, nell’ambito dei lavori di riqualificazione della piazza, avevano portato parzialmente alla luce una stupenda pavimentazione musiva, quasi intatta, con motivi figurativi che richiamano quelli presenti nel mosaico teodoriano della basilica (secondo decennio del IV secolo).

RECUPERATO IN SVIZZERA OLTRE 300 STRAORDINARI REPERTI ARCHEOLOGICI Presentati nel prestigioso e spettacolare scenario della piattaforma dell'arena del Colosseo, trecentorentantasette eccezionali reperti archeologici, provenienti da Lazio, Puglia, Sardegna e Magna Grecia, dell'epoca compresa tra VIII secolo a.C. e IV secolo a.C., che i Carabinieri del Reparto Operativo Tutela Culturale hanno ripatriato da Ginevra (Svizzera), il 25 giugno 2010. Tra i beni spiccano moltissimi oggetti di grandi dimensioni e alcuni rarissimi e unici della loro genere: loutrophoros, statue in marmo raffiguranti la dea Venere, crateri a volute apuli e attici, crateri a mascherone canosini, kylix calcidiche, oggetti in bronze (tra cui padelle, hydriae, statuette e tripode), ferri chirurgici, affreschi pompeiani, una navicella e due guerrieri nuragici, il cui valore sul mercato illecito è determinato sulla base della loro grandezza in centimetri (circa diecimila euro a centimetro). Il valore patrimoniale complessivo delle opere supera 15 milioni di euro.
RECUPERATO IN SVIZZERA OLTRE 300 STRAORDINARI REPERTI ARCHEOLOGICI Presentati nel prestigioso e spettacolare scenario della piattaforma dell'arena del Colosseo, trecentorentantasette eccezionali reperti archeologici, provenienti da Lazio, Puglia, Sardegna e Magna Grecia, dell'epoca compresa tra VIII secolo a.C. e IV secolo a.C., che i Carabinieri del Reparto Operativo Tutela Culturale hanno ripatriato da Ginevra (Svizzera), il 25 giugno 2010. Tra i beni spiccano moltissimi oggetti di grandi dimensioni e alcuni rarissimi e unici della loro genere: loutrophoros, statue in marmo raffiguranti la dea Venere, crateri a volute apuli e attici, crateri a mascherone canosini, kylix calcidiche, oggetti in bronze (tra cui padelle, hydriae, statuette e tripode), ferri chirurgici, affreschi pompeiani, una navicella e due guerrieri nuragici, il cui valore sul mercato illecito è determinato sulla base della loro grandezza in centimetri (circa diecimila euro a centimetro). Il valore patrimoniale complessivo delle opere supera 15 milioni di euro.

Operazione Andromeda: rimpatriati reperti archeologici da 15 milioni di euro

23 Luglio, 2010
Categorie:  Comunicati stampa Mala Archeologia Nuovi Ritrovamenti
Tags:  recupero beni culturali   scavi clandestini   traffico reperti  

RECUPERATO IN SVIZZERA OLTRE 300 STRAORDINARI REPERTI ARCHEOLOGICI Presentati nel prestigioso e spettacolare scenario della piattaforma dell’arena del Colosseo, trecentotrentasette eccezionali reperti archeologici, provenienti da Lazio, Puglia, Sardegna e Magna Grecia, di epoca compresa tra VIII secolo a.C. e IV secolo d.C., che i Carabinieri del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale hanno rimpatriato da Ginevra (Svizzera), il 25 giugno 2010. Tra i beni spiccano moltissimi oggetti di grandi dimensioni e alcuni rarissimi ed unici nel loro genere: loutrophoros, statue in marmo raffiguranti la dea Venere, crateri a volute apuli e attici, crateri a mascherone canosini, kylix calcidiche, oggetti in bronzo (tra cui padelle, hydriae, statuette ed un tripode), ferri chirurgici, affreschi pompeiani, una navicella e due guerrieri nuragici, il cui valore sul mercato illecito è determinato sulla base della loro grandezza in centimetri (circa diecimila euro a centimetro).

PROVINCIA AUTONA DI TRENTO, SOPRINTENDenza PER I BENI LIBRARI ARCHIVISTICI E ARCHEOLOGICI SETTORE BENI ARCHEOLOGICI present the inauguration della mostra archeologica LA VIA DELLE ANIME A RIVA DEL GARDA Friday 9 luglio alle 18 Il tema assoluto ""la morte e l'atteggiamento, different in different epoche, dell'uomo inverso l'estremo passaggio"" visto con gli occhi degli antichi: l'immaginario collettivo dell'epoca romana è indagato e proposto al pubblico alla sede della Rocca di Riva del Garda con una grande esposizione di reperti recentmente rinvenuti nelle due notevoli aree cimiteriali della Baltera e di San Cassiano, databili tra il primo e il quarto secolo d.C. Gli oggetti, recipienti e moneti, provenienti da una ventina di corridi tombali, allow to scrutinize deep convinzioni, expectations and timori delle genti che abitavano l'Alto Garda duemila anni o sono. «_La via delle anime_» "" questo il titolo della mostra cura di Cristina Bassi "" è organizzata dal MAG Progetto Museo Alto Garda e dalla Provincia autonoma di Trento, Soprintendenza per i Beni archivisti e archeologici.
PROVINCIA AUTONA DI TRENTO, SOPRINTENDenza PER I BENI LIBRARI ARCHIVISTICI E ARCHEOLOGICI SETTORE BENI ARCHEOLOGICI present the inauguration della mostra archeologica LA VIA DELLE ANIME A RIVA DEL GARDA Friday 9 luglio alle 18 Il tema assoluto ""la morte e l'atteggiamento, different in different epoche, dell'uomo inverso l'estremo passaggio"" visto con gli occhi degli antichi: l'immaginario collettivo dell'epoca romana è indagato e proposto al pubblico alla sede della Rocca di Riva del Garda con una grande esposizione di reperti recentmente rinvenuti nelle due notevoli aree cimiteriali della Baltera e di San Cassiano, databili tra il primo e il quarto secolo d.C. Gli oggetti, recipienti e moneti, provenienti da una ventina di corridi tombali, allow to scrutinize deep convinzioni, expectations and timori delle genti che abitavano l'Alto Garda duemila anni o sono. «_La via delle anime_» "" questo il titolo della mostra cura di Cristina Bassi "" è organizzata dal MAG Progetto Museo Alto Garda e dalla Provincia autonoma di Trento, Soprintendenza per i Beni archivisti e archeologici.

La via delle anime – Sepolture di epoca romana in mostra a Riva del Garda

8 Luglio, 2010
Categorie:  Comunicati stampa Epoca Romana Eventi Mostre Nuovi Ritrovamenti
Tags:  morte   Riva del Garda   sepolture   trento  

venerdì 9 luglio alle ore 18 Il tema assoluto ““ la morte e l’atteggiamento, diverso nella varie epoche, dell’uomo nei confronti dell’estremo passaggio ““ visto con gli occhi degli antichi: l’immaginario collettivo d’epoca romana è indagato e proposto al pubblico presso la sede della Rocca di Riva del Garda con un’ampia esposizione di reperti recentemente rinvenuti nelle due notevoli aree cimiteriali della Baltera e di San Cassiano, databili fra il primo e il quarto secolo d.

E’ stato notato da pochi giorni sul sito dell’INRAP, l’Institut National des Recherches Arqueologiques Preventive_, la scoperta di un abitato precolombiano lungo la costa della Guyana Francese, in Sudamerica. L’INRAP in effetti ha identificato negli anni vestigi attribuibili a popolazioni precolombiane amerindie che avrebbero vissuto tra il XIII e il XVI secolo. La scoperta era aspettata: fin dal 1988 infatti gli archeologi avevano individuato in the area un altro importante sito precolombiano. Si sono così seguiti le normali investigazioni di archeologia “leggera” le ultime delle quali, nel 2009, hanno aperto la via ad un archeologico scavo. Immaginazione dello scavo - Fonte INRAP La costa della Guyana Francese è un follow-up di collinette sabbiose che, lunghe parecchi km, indicano il spostamento della linea di costa nel tempo. L’ambiente costiero era piuttosto acquitrinoso, per cui le prime popolazioni precolombiane e coloniali poi privilegiavano queste alture per stabilire i loro abitati. Il sito appena scoperto di Sainte-Agathe sorge proprio su una di queste collinette.
E’ stato notato da pochi giorni sul sito dell’INRAP, l’Institut National des Recherches Arqueologiques Preventive_, la scoperta di un abitato precolombiano lungo la costa della Guyana Francese, in Sudamerica. L’INRAP in effetti ha identificato negli anni vestigi attribuibili a popolazioni precolombiane amerindie che avrebbero vissuto tra il XIII e il XVI secolo. La scoperta era aspettata: fin dal 1988 infatti gli archeologi avevano individuato in the area un altro importante sito precolombiano. Si sono così seguiti le normali investigazioni di archeologia “leggera” le ultime delle quali, nel 2009, hanno aperto la via ad un archeologico scavo. Immaginazione dello scavo - Fonte INRAP La costa della Guyana Francese è un follow-up di collinette sabbiose che, lunghe parecchi km, indicano il spostamento della linea di costa nel tempo. L’ambiente costiero era piuttosto acquitrinoso, per cui le prime popolazioni precolombiane e coloniali poi privilegiavano queste alture per stabilire i loro abitati. Il sito appena scoperto di Sainte-Agathe sorge proprio su una di queste collinette.

Scoperto un sito precolombiano nella Guyana Francese

25 Marzo, 2010
Categorie:  Estero Nuovi Ritrovamenti

E’ stata resa nota da pochi giorni sul sito web dell’INRAP, l_‘Institut National des Recherches Arqueologiques Preventives_, la scoperta di un abitato precolombiano lungo la costa della Guyana Francese, nel Sudamerica. L’INRAP ha infatti identificato negli anni vestigia attribuibili a popolazioni precolombiane amerindie che avrebbero vissuto tra il XIII e il XVI secolo. La scoperta era attesa: fin dal 1988 infatti gli archeologi avevano individuato nell’area un altro importante sito precolombiano.

Il progetto del Museo Archeologico del Territorio'Toleriense" di Colleferro, sin dalla sua nascita, è stato indirizzato verso una sensibilizzazione e educazione dei giovani, così come della popolazione adulta, al rispetto e valorizzazione del patrimonio culturale e artistico; ad una concezione del "bene culturale" come proprietà di tutti e non di persone e di classi. Questa politica culturale del Museo ha dato i suoi frutti nel tempo, permettendo all'istituzione di attingere ad un importante risorsa che le donazioni da parte di privati cittadini di oggetti che, in alcuni casi, hanno dato un notevole impulso alle ricerche sul territorio, esposti e messi a disposizione di tutti. In questa ottotica che va inserita un'altra donazione fatto al Museo dal Sig. Silvano Tummolo, noto giornalista e pubblicista locale. Si tratta di un oggetto di notevole valore storico: "un sigillo del Papa Innocenzo III", figura di spicco dell'Italiano medioevo e persona che ha un profondo legame con la nostra terra, se non altro per la sua nascita nel Castello di Gavignano e la discendenza dalla famiglia del Conti che caratterizzò in modo sensibile la storia di questo territorio dal XII al XV secolo. Il sigillo, bulla, era un elemento metallico ma anche di altro materiale che veniva applicato al documento scritto.
Il progetto del Museo Archeologico del Territorio'Toleriense" di Colleferro, sin dalla sua nascita, è stato indirizzato verso una sensibilizzazione e educazione dei giovani, così come della popolazione adulta, al rispetto e valorizzazione del patrimonio culturale e artistico; ad una concezione del "bene culturale" come proprietà di tutti e non di persone e di classi. Questa politica culturale del Museo ha dato i suoi frutti nel tempo, permettendo all'istituzione di attingere ad un importante risorsa che le donazioni da parte di privati cittadini di oggetti che, in alcuni casi, hanno dato un notevole impulso alle ricerche sul territorio, esposti e messi a disposizione di tutti. In questa ottotica che va inserita un'altra donazione fatto al Museo dal Sig. Silvano Tummolo, noto giornalista e pubblicista locale. Si tratta di un oggetto di notevole valore storico: "un sigillo del Papa Innocenzo III", figura di spicco dell'Italiano medioevo e persona che ha un profondo legame con la nostra terra, se non altro per la sua nascita nel Castello di Gavignano e la discendenza dalla famiglia del Conti che caratterizzò in modo sensibile la storia di questo territorio dal XII al XV secolo. Il sigillo, bulla, era un elemento metallico ma anche di altro materiale che veniva applicato al documento scritto.

Un privato cittadino dona al Museo di Colleferro un prezioso sigillo del Papa Innocenzo III

14 Marzo, 2010
Categorie:  Curiosità Medioevo Musei Nuovi Ritrovamenti Storia Cristiana
Tags:  colleferro   donazioni   innocenzo III   sigillo  

Diamo spazio ad una notizia inviataci dal MUSEO ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO TOLERIENSE, Colleferro, nella speranza tali atti di onestà e senso civico siano sempre più frequenti. Il progetto del Museo Archeologico del Territorio’Toleriense" di Colleferro, sin dalla sua nascita, è stato indirizzato verso una sensibilizzazione ed educazione dei giovani, cosi come della popolazione adulta al rispetto e valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico; ad una concezione del “bene culturale” come proprietà di tutti e non di persone e di classi.


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