Nuovi Ritrovamenti

Rivelò il vero colore dei grandi rettili della preistoria. Analizzando i residui fossili della pelle dei rettili, un gruppo di ricerca svedese del SP Technical Research Institute of Sweden e del MAX IV Laboratory, Lund University, sono stati in grado di risalire al colore che dovevano avere nel tempo in cui popolavano la Terra, centinaia di milioni di anni fa. Il nuovo studio, guidato da Johan Lindgren, è stato pubblicato sulla rivista Nature. Qui l'articolo originale: http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature12899.html In molte rocce che hanno trattenuto in sé l'impronta degli animali preistorici è visibile un deposito di colore scuro che mette in risalto l'impronta fossile. Finora si erano fatte molte supposizioni su cosa fosse quel materiale e da dove provenisse. Gli scienziati in questo studio sostengono che le tracce scure siano in realtà i pigmenti rimasti dopo la decomposizione della pelle dell'animale. Analizzando il materiale scuro delle impronte fossili al microscopio, si è notato che contiene piccole strutture ovoidali che sembravano melanosomi, gli organelli prodotti dai melanociti, quegli elementi delle cellule che secerno i pigmenti nella pelle di un animale.
Rivelò il vero colore dei grandi rettili della preistoria. Analizzando i residui fossili della pelle dei rettili, un gruppo di ricerca svedese del SP Technical Research Institute of Sweden e del MAX IV Laboratory, Lund University, sono stati in grado di risalire al colore che dovevano avere nel tempo in cui popolavano la Terra, centinaia di milioni di anni fa. Il nuovo studio, guidato da Johan Lindgren, è stato pubblicato sulla rivista Nature. Qui l'articolo originale: http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature12899.html In molte rocce che hanno trattenuto in sé l'impronta degli animali preistorici è visibile un deposito di colore scuro che mette in risalto l'impronta fossile. Finora si erano fatte molte supposizioni su cosa fosse quel materiale e da dove provenisse. Gli scienziati in questo studio sostengono che le tracce scure siano in realtà i pigmenti rimasti dopo la decomposizione della pelle dell'animale. Analizzando il materiale scuro delle impronte fossili al microscopio, si è notato che contiene piccole strutture ovoidali che sembravano melanosomi, gli organelli prodotti dai melanociti, quegli elementi delle cellule che secerno i pigmenti nella pelle di un animale.

Pubblicato su Nature il vero colore dei rettili preistorici

19 Gennaio, 2014
Categorie:  Curiosità Nuovi Ritrovamenti Preistoria
Tags:  nature   paleontologia   pigmenti   Preistoria   rettili  

Rivelato il vero colore dei grandi rettili della preistoria. Analizzando i residui fossili della pelle dei rettili, un gruppo di ricerca svedese del SP Technical Research Institute of Sweden and MAX IV Laboratory, Lund University, hanno potuto risalire al colore che essi dovevano avere nei tempi lontani in cui popolavano la Terra, centinaia di milioni di anni fa. Il nuovo studio, guidato da Johan Lindgren,è stato pubblicato sulla rivista Nature.

SECONDA GIORNATA ARCHEOLOGICA TREBULANA

25 Ottobre, 2013
Categorie:  Comunicati stampa Conferenze Epoca Romana Etruschi Eventi Generale Italici Lavoro Metodologie archeologiche Nuovi Ritrovamenti Scavi Visite

Sabato 26 Ottobre alle ore 9:30 avrà luogo presso il Centro-Studi sull’insediamento Campano Sannitico di Treglia di Pontelatone (CE) la Seconda Giornata Archeologica Trebulana, che tratterà della ricerca, della valorizzazione e tutela dell’eccezionale patrimonio archeologico dell’Antica Trebula. La giornata sarà aperta da Antonio Carusone, Sindaco di Pontelatone, che illustrerà l’impegno istituzionale assunto da anni dal Comune per la rivalutazione delle aree archeologiche sannitiche (parco Archeologico dell?antica Trebula, Monte Castiglione la Colla, Monte Sant’Erasmo) a fini di sviluppo socio-economico .

I risultati della 4^ campagna della missione internazionale sostenuta da istituzioni americane, cipriote, greche e dalla Scuola di specializzazione interateneo in Beni archeologici di Udine [<img alt="1
I risultati della 4^ campagna della missione internazionale sostenuta da istituzioni americane, cipriote, greche e dalla Scuola di specializzazione interateneo in Beni archeologici di Udine [<img alt="1

Tre tombe micenee e un abitato preistorico: le scoperte dell’Università di Udine a Eghion

28 Settembre, 2013
Categorie:  Comunicati stampa Nuovi Ritrovamenti Periodo Greco Preistoria Protostoria Scavi
Tags:  corredi   eghion   Grecia   micenei   resti umani   sepolture   tombe   università di udine   villaggio preistorico  

I risultati della 4^ campagna della missione internazionale sostenuta da istituzioni americane, cipriote, greche e dalla Scuola di specializzazione interateneo in Beni archeologici di Udine Tre tombe micenee inviolate, databili tra il XV e l’XI secolo a.C., con corredi funerari comprendenti elaborate ceramiche e preziosi oggetti d’ornamento, e i resti di un abitato preistorico, fondato verosimilmente alla fine del III millennio a.C., sono stati riportati alla luce presso Eghion, in Grecia, dagli archeologi dell’Università di Udine.

La tradizionale campagna estiva di rilevamento e analysis dell'arte rupestre della Valcamonica si è conclusa con nuove scoperte e importanti conclusioni. Il team del Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP), guidato da Prof. Umberto Sansoni e Prof.ssa Silvana Gavaldo, ha concentrato la sua ricerca sulle aree rupestri di Foppe di Nadro e della Boscatelle vicina. La suggestive area, apparsa nella comune di Ceto e inclusa nella Riserva naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, continua a permettere rilevanti scoperte, a decennio dall'inizio dei rilevamenti. FOPPE DI NADRO: rilevata in passato solo in sommità, la Roccia 24, superficie storicamente dominata dall'età media-tarda del Ferro, si rivela molto ricca di composizioni assai interessanti. Il settore sottostante presenta il tema del cervo cavalcato e della caccia al cervo: esso certamente non rappresenta un tentativo di domesticazione dell'animal, ma pone le basi per una simbolica lettura di tale animale, considerato nobile e prestigioso sino in era storica.
La tradizionale campagna estiva di rilevamento e analysis dell'arte rupestre della Valcamonica si è conclusa con nuove scoperte e importanti conclusioni. Il team del Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP), guidato da Prof. Umberto Sansoni e Prof.ssa Silvana Gavaldo, ha concentrato la sua ricerca sulle aree rupestri di Foppe di Nadro e della Boscatelle vicina. La suggestive area, apparsa nella comune di Ceto e inclusa nella Riserva naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, continua a permettere rilevanti scoperte, a decennio dall'inizio dei rilevamenti. FOPPE DI NADRO: rilevata in passato solo in sommità, la Roccia 24, superficie storicamente dominata dall'età media-tarda del Ferro, si rivela molto ricca di composizioni assai interessanti. Il settore sottostante presenta il tema del cervo cavalcato e della caccia al cervo: esso certamente non rappresenta un tentativo di domesticazione dell'animal, ma pone le basi per una simbolica lettura di tale animale, considerato nobile e prestigioso sino in era storica.

Nuove scoperte sull’arte rupestre della Valcamonica

19 Settembre, 2013
Categorie:  Campi Scavo Comunicati stampa Nuovi Ritrovamenti Preistoria Scavi
Tags:  campo scavo   pitture rupestri   valcamonica  

La tradizionale campagna estiva di rilevamento ed analisi dell’ arte rupestre della Valcamonica si è conclusa con nuovi ritrovamenti e importanti conferme. L" équipe del Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP), guidata dal Prof. Umberto Sansoni e dalla Prof.ssa Silvana Gavaldo, ha concentrato la propria indagine presso le aree rupestri di Foppe di Nadro e dell’adiacente Boscatelle. La suggestiva area, appartenente al comune di Ceto e inclusa nella Riserva naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, continua a permettere rilevanti scoperte, a decenni dall" inizio dei rilevamenti.

Una fornace romana e un elefante dell’età paleolitica sono stati scoperti nella comune di Bagnoregio, nella provincia di Viterbo, nelle locali di Vetriolo e Castel Cellesi. La campagna di scavo è finita alla fine di agosto e i reperti sono stati accuratamente coperti in attesa di una relazione dettagliata, video-fotografica, da parte della Soprintendenza. Circa due chilometri dalla frazione di Castel Cellesi, invece, sempre nella comune di Bagnoregio, su una strada di proprietà dell’università Agraria, sono stati ritrovati i resti di un elefante dell’età paleolitica: 4 metri di altezza per 120 quintali. Una scoperta a dir poco eccezionale: la terra ha conservato, oltretutto in buone condizioni, lo scheletro di un elefante per circa 750 mila anni. Durante gli scavi sono stati circoscritti tre quadranti: nel primo è stato rinvenuto l’epifisi; nel secondo la testa dell’omero e altre due costole; nel terzo i vertebre e tutto il processo spinale.
Una fornace romana e un elefante dell’età paleolitica sono stati scoperti nella comune di Bagnoregio, nella provincia di Viterbo, nelle locali di Vetriolo e Castel Cellesi. La campagna di scavo è finita alla fine di agosto e i reperti sono stati accuratamente coperti in attesa di una relazione dettagliata, video-fotografica, da parte della Soprintendenza. Circa due chilometri dalla frazione di Castel Cellesi, invece, sempre nella comune di Bagnoregio, su una strada di proprietà dell’università Agraria, sono stati ritrovati i resti di un elefante dell’età paleolitica: 4 metri di altezza per 120 quintali. Una scoperta a dir poco eccezionale: la terra ha conservato, oltretutto in buone condizioni, lo scheletro di un elefante per circa 750 mila anni. Durante gli scavi sono stati circoscritti tre quadranti: nel primo è stato rinvenuto l’epifisi; nel secondo la testa dell’omero e altre due costole; nel terzo i vertebre e tutto il processo spinale.

Fornace romana e elefante paleolitico. Nuovi reperti dal viterbese

12 Settembre, 2013
Categorie:  Archeozoologia Comunicati stampa Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti Preistoria
Tags:  elefante   fornace romana   paleolitico   Viterbo  

Una fornace romana e un elephant dell’età paleolitica sono stati scoperti nel comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nelle località di Vetriolo e Castel Cellesi. La campagna di scavo è terminata alla fine di agosto e i reperti sono stati accuratamente coperti in attesa di una relazione dettagliata, video-fotografica, da parte della Soprintendenza. A circa due chilometri dalla frazione di Castel Cellesi, invece, sempre nel comune di Bagnoregio, su una strada di proprietà dell’università Agraria, sono stati ritrovati i resti di un elephant dell’età paleolitica: 4 metri di altezza per 120 quintali.

RIPRENDONO GLI SCAVI A TREBULA BALINIENSIS, LA POMPEI DEI SANNITI

14 Luglio, 2013
Categorie:  Campi Scavo Comunicati stampa Corsi di formazione Epoca Romana Italici Metodologie archeologiche Nuovi Ritrovamenti Scavi Visite

Grazie alla concessione di scavo rilasciata dal MIBAC sono riprese le ricerche archeologiche nel cuore di Trebula Baliniensis, la città preromana il cui nome continua in quello di Treglia, popolosa frazione di Pontelatone, in Provincia di Caserta. Gli scavi con la supervisione della Soprintendenza Archeologica diretta dalla dott,ssa Adele Campanelli, sono sotto la responsabilità dell’ Università di Chieti Pescara, in persona della Prof.ssa Raffaella Papi, ,titolare della Cattedra di Etruscologia ed antichità

Convegno “Opening the past 2013” Pisa, 13 – 15 June 2013 Polo Carmignani, Piazza dei Cavalieri. Il Convegno è organizzato dal Progetto Mappa del Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere dell'Università di Pisa. Ci sono prévue quattro sessioni: Predictivity in Archeology, Open Data in Archeology, Open Access in Archeology, Urban Geoarcheology. Per ciascuna di queste sono prévue presentazioni orali e una lectio magistralis. Si richiede gentilmente di indicare nella propria Anmeldung l' eventual intention di partecipare a tali eventi per consentire la prenotazione. La scadenza per le Anmeldung è il 3 June 2013. Sarà comunque possibile registrarsi direttamente durante il congresso senza usufruire dei benefici. SESSIONI **Predittivity in Archeologia Negli ultimi decenni l'archeologia predittiva ha visto interessanti sviluppi sia metodologici che teorici, ivi include alcuni tentativi di prendere in considerazione anche variabili prettamente culturali. Su modelli predittivi, più o meno complessi, si basano anche le mappe di potenziale archeologico. Queste mappe sono nate e sono state utilizzate principalmente come strumenti di pianificazione per il governo del territorio e la tutela del patrimonio sepolto, ma sono dimostrate utili mezzi anche per la ricerca.
Convegno “Opening the past 2013” Pisa, 13 – 15 June 2013 Polo Carmignani, Piazza dei Cavalieri. Il Convegno è organizzato dal Progetto Mappa del Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere dell'Università di Pisa. Ci sono prévue quattro sessioni: Predictivity in Archeology, Open Data in Archeology, Open Access in Archeology, Urban Geoarcheology. Per ciascuna di queste sono prévue presentazioni orali e una lectio magistralis. Si richiede gentilmente di indicare nella propria Anmeldung l' eventual intention di partecipare a tali eventi per consentire la prenotazione. La scadenza per le Anmeldung è il 3 June 2013. Sarà comunque possibile registrarsi direttamente durante il congresso senza usufruire dei benefici. SESSIONI **Predittivity in Archeologia Negli ultimi decenni l'archeologia predittiva ha visto interessanti sviluppi sia metodologici che teorici, ivi include alcuni tentativi di prendere in considerazione anche variabili prettamente culturali. Su modelli predittivi, più o meno complessi, si basano anche le mappe di potenziale archeologico. Queste mappe sono nate e sono state utilizzate principalmente come strumenti di pianificazione per il governo del territorio e la tutela del patrimonio sepolto, ma sono dimostrate utili mezzi anche per la ricerca.

“Opening the past”. L’archeologia del futuro a Pisa

25 Maggio, 2013
Categorie:  Comunicati stampa Conferenze Geotecnologie Metodologie archeologiche Nuovi Ritrovamenti
Tags:  archeologia predittiva   convegno   geotecnologie   GIS   nuove tecnologie   open data   open source   Pisa  

Pisa, 13 – 15 giugno 2013 Polo Carmignani, Piazza dei Cavalieri. Il Convegno è organizzato dal Progetto Mappa del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa. Sono previste quattro sessioni: Predictivity in Archeology, Open Data in Archeology, Open Access in Archeology, Urban Geoarcheology. Per ciascuna di esse sono previste presentazioni orali e una lectio magistralis. Si richiede gentilmente di indicare nella propria iscrizione l’eventuale intenzione di partecipare a tali eventi per consentire la prenotazione.

Al momento si sta svolgendo la seconda campagna di scavazione archeologica nella Valle Giumentina nella comune di Abbateggio. I lavori sono diretti dai specialisti del Paleolitico Elisa Nicoud (Ecole Française di Rome), Daniele Aureli (Università di Siena-Parigi), Marina Pagli (Università di Parigi). Fino al 5 Giugno prossimo, un team di ricercatori e studenti di archeologia di diverse università europee si uniranno per ricostruire la Pretoria dell'Uomo in Abruzzo, una regione ricca di testimonianze del Paleolitico. La notizia è il sindaco di Abbateggio Antonio Di Marco. [][1] «Si tratta di un progetto pluridisciplinare » spiega Di Marco – destinato a ricostruire i modi di vita dei gruppi umani neandertali che occuparono la zona tra 300.000 e 40.000 anni fa. Un particolare attenzione è dedicata alla comprensione dell'interazione tra l'uomo, l'ambiente e il clima che lo circondano. » Diversi specialisti del Quaternario, preistorici, geologi, paleobotanici, paleontologi, geofisici e specialisti delle radiometriche provenienti da diverse istituzioni italianas e francesi collaborano per valorizzare sia i dati archeologici che paleoambientali della Valle Giumentina.
Al momento si sta svolgendo la seconda campagna di scavazione archeologica nella Valle Giumentina nella comune di Abbateggio. I lavori sono diretti dai specialisti del Paleolitico Elisa Nicoud (Ecole Française di Rome), Daniele Aureli (Università di Siena-Parigi), Marina Pagli (Università di Parigi). Fino al 5 Giugno prossimo, un team di ricercatori e studenti di archeologia di diverse università europee si uniranno per ricostruire la Pretoria dell'Uomo in Abruzzo, una regione ricca di testimonianze del Paleolitico. La notizia è il sindaco di Abbateggio Antonio Di Marco. [][1] «Si tratta di un progetto pluridisciplinare » spiega Di Marco – destinato a ricostruire i modi di vita dei gruppi umani neandertali che occuparono la zona tra 300.000 e 40.000 anni fa. Un particolare attenzione è dedicata alla comprensione dell'interazione tra l'uomo, l'ambiente e il clima che lo circondano. » Diversi specialisti del Quaternario, preistorici, geologi, paleobotanici, paleontologi, geofisici e specialisti delle radiometriche provenienti da diverse istituzioni italianas e francesi collaborano per valorizzare sia i dati archeologici che paleoambientali della Valle Giumentina.

Alla scoperta del Paleolitico in Abruzzo – partiti gli scavi ad Abbateggio

22 Maggio, 2013
Categorie:  Nuovi Ritrovamenti Preistoria Scavi
Tags:  abbateggio   abruzzo   Preistoria   quaternario   Scavi  

Si sta svolgendo in questo momento la seconda campagna di scavo archeologico a Valle Giumentina nel comune di Abbateggio. I lavori sono diretti dagli specialisti del Paleolitico Elisa Nicoud (Ecole française de Rome), Daniele Aureli (Università di Siena-Parigi), Marina Pagli (Università di Parigi). Fino al 5 Giugno prossimo, una squadra di ricercatori e studenti di archeologia di diverse Università europee lavoreranno insieme per ricostruire la preistoria dell’Uomo in Abruzzo, regione ricca di testimonianze del Paleolitico.

Una "nuova" città romana è "emersa" dal nulla nella pianura veneta. Il suo nome potrebbe essere Dripsinum, un'imsediamento che non è presente su nessuna carta geografica moderna, ma che sulle mappe dell'impero romano dovrebbe essere ben notato. Aveva dimensioni equivalenti a quelle della mezza Pompei. Ora la presenza di questo antico sediamento romano è stata confermata grazie alle ricerche archeologiche condotte da Paolo Visonà, originario di Valdagno (Vicenza), e da George Crothers, professori di storia dell'arte e antropologia della School of Art and Visual Studies al College of Fine Arts (Gran Bretagna). *La *research, non invasiva, cioè condotta via un scavi archeologico, è stata fatta l'estate scorsa con strumentazioni quali georadar, radiometri e magnetometri in terreni privati alla frazione di Tezze, in locali Valbruna, ad Arzignano, in provincia di Vicenza. Visonà è stato a conoscenza della possibile presenza di un antico sediamento da un agricoltore di Valbruna. Quest'ultimo, Battista Carlotto, mentre lavorava la sua terra aveva scoperto reperti antichi quali ceramiche, mosaici e vetri attribuibili all'epoca imperiale romana.
Una "nuova" città romana è "emersa" dal nulla nella pianura veneta. Il suo nome potrebbe essere Dripsinum, un'imsediamento che non è presente su nessuna carta geografica moderna, ma che sulle mappe dell'impero romano dovrebbe essere ben notato. Aveva dimensioni equivalenti a quelle della mezza Pompei. Ora la presenza di questo antico sediamento romano è stata confermata grazie alle ricerche archeologiche condotte da Paolo Visonà, originario di Valdagno (Vicenza), e da George Crothers, professori di storia dell'arte e antropologia della School of Art and Visual Studies al College of Fine Arts (Gran Bretagna). *La *research, non invasiva, cioè condotta via un scavi archeologico, è stata fatta l'estate scorsa con strumentazioni quali georadar, radiometri e magnetometri in terreni privati alla frazione di Tezze, in locali Valbruna, ad Arzignano, in provincia di Vicenza. Visonà è stato a conoscenza della possibile presenza di un antico sediamento da un agricoltore di Valbruna. Quest'ultimo, Battista Carlotto, mentre lavorava la sua terra aveva scoperto reperti antichi quali ceramiche, mosaici e vetri attribuibili all'epoca imperiale romana.

Geotecnologie, scoperta una nuova città romana nel vicentino con metodi non invasivi

12 Gennaio, 2013
Categorie:  Epoca Romana Geotecnologie Metodologie archeologiche Nuove Tecnologie Nuovi Ritrovamenti
Tags:  epoca romana   georadar   geotecnologie   vicenza  

Una «nuova» città romana è «emersa» dal nulla nella pianura veneta. Il suo nome potrebbe essere Dripsinum, un insediamento che non è presente su nessuna carta geografica moderna, ma che sulle mappe dell’impero romano dovrebbe essere stato ben indicato. Aveva le dimensioni equivalenti a quelle di mezza Pompei. Ora la presenza di questo antico insediamento romano è stata confermata grazie alle ricerche archeologiche condotte da Paolo Visonà, originario di Valdagno (Vicenza), e da George Crothers, rispettivamente professori di storia dell’arte e antropologia della School of Art and Visual Studies al College of Fine Arts (Gran Bretagna).

Risale a 71.000 anni fa una serie di piccole pietre scheggiate, o microliti, prodotte in modo da poter essere usate come armi da getto, ossia come punte di lance. La scoperta - avvenuta al sito di Pinnacle Point vicino a Mossel Bay, in Sudafrica, e descritta in un articolo a prima firma Kyle S. Brown - retrodata notably l'emergere di questa significativa tecnologia litica, mostrando che fin dall'inizio l'Homo sapiens era dotato di superiori capacità di ideazione, e non vi sarebbe stato - come ipotizzato da alcuni antropologi - un periodo in cui H. sapiens era fisicamente ma non mentalmente moderno. I microliti portati alla luce a Pinnacle Point, insieme ad altri reperti, testimoniano la possesso di una tecnologia avanzata e dimostrano l'esistenza di un pensiero simbolico. In effetti, gli antichi abitanti del sito padroneggiavano una tecnologia per la produzione di lunghe sottili lama di pietra, poi spuntate da un lato in modo da poterle inserire in fessure intagliate in aste di legno o di osso e quindi creare armi leggeri da getto, come frecce o più probabilmente lance, che fornivano un significativo vantaggio rispetto a una lancia a mano aumentando la portata e riducendo il rischio di lesioni.
Risale a 71.000 anni fa una serie di piccole pietre scheggiate, o microliti, prodotte in modo da poter essere usate come armi da getto, ossia come punte di lance. La scoperta - avvenuta al sito di Pinnacle Point vicino a Mossel Bay, in Sudafrica, e descritta in un articolo a prima firma Kyle S. Brown - retrodata notably l'emergere di questa significativa tecnologia litica, mostrando che fin dall'inizio l'Homo sapiens era dotato di superiori capacità di ideazione, e non vi sarebbe stato - come ipotizzato da alcuni antropologi - un periodo in cui H. sapiens era fisicamente ma non mentalmente moderno. I microliti portati alla luce a Pinnacle Point, insieme ad altri reperti, testimoniano la possesso di una tecnologia avanzata e dimostrano l'esistenza di un pensiero simbolico. In effetti, gli antichi abitanti del sito padroneggiavano una tecnologia per la produzione di lunghe sottili lama di pietra, poi spuntate da un lato in modo da poterle inserire in fessure intagliate in aste di legno o di osso e quindi creare armi leggeri da getto, come frecce o più probabilmente lance, che fornivano un significativo vantaggio rispetto a una lancia a mano aumentando la portata e riducendo il rischio di lesioni.

Homo Sapiens e il pensiero simbolico: dal Sudafrica tecnologie litiche innovative

12 Novembre, 2012
Categorie:  Comunicati stampa Nuovi Ritrovamenti Preistoria Scavi
Tags:  homo sapiens   industria litica   microliti   nuovi ritrovamenti   Sudafrica  

Risale a 71.000 anni fa una serie di piccole pietre scheggiate, o microliti, prodotte in modo da poter essere usate come armi da getto, ossia come punte di lance. La scoperta – avvenuta nel sito di Pinnacle Point vicino a Mossel Bay, in Sudafrica, e descritta su “Nature” in un articolo a prima firma Kyle S. Brown – retrodata notevolmente l’emergere di questa significativa tecnologia litica, mostrando che fin dall’inizio l’Homo sapiens era dotato di capacità ideative superiori, e non vi sarebbe stato – come ipotizzato da alcuni antropologi – un periodo in cui H.


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