Nuovi Ritrovamenti

Scoperto mosaico romano in piazza Marconi a Cremona

18 Dicembre, 2007
Categorie:  Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti Scavi
Tags:  cremona   mosaico  

CREMONA – Un mosaico è venuto alla luce nel corso dello scavo in piazza Marconi a Cremona. “La storia di Cremona è da riscrivere”. Così Lynn Passi Pitcher, direttore scientifico degli scavi di piazza Marconi, ha commentato oggi durante un sopralluogo gli ultimi ritrovamenti. Sono oggetti raffinati, che si rivelano indizi: frammenti di portauovo in vetro blu molato, una perla di agata su cui è incisa la testa di Apollo, sicuramente montata su un anello, non ritrovato, un affresco raffigurante una figura femminile, con un copricapo di gusto egiziano.

Gli archeologi israeliani hanno scoperto, in un parcheggio appena fuori dalle mura della Città Vecchia di Gerusalemme di fronte al Monte del Tempio, una struttura monumentale che risale all'epoca del Second Tempio e era probabilmente l'antico palazzo della regina Elena di Adiabene. Secondo l'archeologo Doron Ben-Ami, direttore del scavo, il sito, che è stato portato alla luce durante un "recovery" durato sei mesi in un parcheggio di Givati, appena fuori della Porta dell'Immondizia, prima dei lavori di estensione del parcheggio del Muro Occidentale, indica anche che l'antico città di David era molto più grande di quanto si pensasse. L'edificio "monumentale", demolito dai romani quando demolirono il Second Tempio nel 70 e.v., è stato datato alla fine del periodo del Second Tempio grazie alle vasellame e stoviglie in pietra, oltre a un'assortment di monete dell'epoca.
Gli archeologi israeliani hanno scoperto, in un parcheggio appena fuori dalle mura della Città Vecchia di Gerusalemme di fronte al Monte del Tempio, una struttura monumentale che risale all'epoca del Second Tempio e era probabilmente l'antico palazzo della regina Elena di Adiabene. Secondo l'archeologo Doron Ben-Ami, direttore del scavo, il sito, che è stato portato alla luce durante un "recovery" durato sei mesi in un parcheggio di Givati, appena fuori della Porta dell'Immondizia, prima dei lavori di estensione del parcheggio del Muro Occidentale, indica anche che l'antico città di David era molto più grande di quanto si pensasse. L'edificio "monumentale", demolito dai romani quando demolirono il Second Tempio nel 70 e.v., è stato datato alla fine del periodo del Second Tempio grazie alle vasellame e stoviglie in pietra, oltre a un'assortment di monete dell'epoca.

A Gerusalemme scoperto il palazzo di Elena di Adiabene

17 Dicembre, 2007
Categorie:  Estero Nuovi Ritrovamenti Scavi
Tags:  Adiabene   Gerusalemme  

Gli archeologi israeliani hanno scoperto, in un parcheggio appena fuori delle mura della Città Vecchia di Gerusalemme di fronte al Monte del Tempio, una struttura monumentale che risale all’epoca del Secondo Tempio ed era probabilmente l"antico palazzo della regina Elena di Adiabene. Secondo l’archeologo Doron Ben-Ami, direttore dello scavo, il sito, che è stato portato alla luce durante uno scavo “di recupero” durato sei mesi nel parcheggio di Givati, appena fuori della Porta dell’Immondizia, prima dei lavori di ampliamento del parcheggio del Muro Occidentale, indica anche che l’antica città di David era molto più grande di quanto si pensasse.

Diamo spazio alla segnalazione del Prof."- "Daniele Castrizio"- dell'Università degli Studi di Messina, Dipartimento di Scienze dell'-""Antichità, sul ritrovamento nelle acque di Punta Calamizzi (Reggio Calabria), di elementi di trabeazione facnti probabilmente parte dell'Artemission di Reggio, ricordato dalle fonti greche. Alcune immagini del ritrovamento: La città di Reggio Calabria,"- "in epoca antica,"- "era avvantaggiata per la sua collocazione geografica e,"- "soprattutto,"- "per la naturale presenza di un ottimo porto naturale."- "Tale porto era"- "reso sicuro,"- "a nord,"- "dalla Rada Giunchi,"- "che lo proteggeva dai venti settentrionali,"- "mentre a sud la presenza di Punta Calamizzi riusciva a ripararlo dal scirocco e dal libeccio. Il porto,"- "-secondo le evidence storiche,"- "si doveva trovare vicino all'attuale fiumara Calopinace,"- "come"- "dimostra la contrazione della città in epoca romea,"- "quasi abbarbicata al suo approdo.
Diamo spazio alla segnalazione del Prof."- "Daniele Castrizio"- dell'Università degli Studi di Messina, Dipartimento di Scienze dell'-""Antichità, sul ritrovamento nelle acque di Punta Calamizzi (Reggio Calabria), di elementi di trabeazione facnti probabilmente parte dell'Artemission di Reggio, ricordato dalle fonti greche. Alcune immagini del ritrovamento: La città di Reggio Calabria,"- "in epoca antica,"- "era avvantaggiata per la sua collocazione geografica e,"- "soprattutto,"- "per la naturale presenza di un ottimo porto naturale."- "Tale porto era"- "reso sicuro,"- "a nord,"- "dalla Rada Giunchi,"- "che lo proteggeva dai venti settentrionali,"- "mentre a sud la presenza di Punta Calamizzi riusciva a ripararlo dal scirocco e dal libeccio. Il porto,"- "-secondo le evidence storiche,"- "si doveva trovare vicino all'attuale fiumara Calopinace,"- "come"- "dimostra la contrazione della città in epoca romea,"- "quasi abbarbicata al suo approdo.

Ritrovato l’Artemision di Reggio Calabria nelle acque di Punta Calamizzi

8 Dicembre, 2007
Categorie:  Comunicati stampa Nuovi Ritrovamenti Periodo Greco

Diamo spazio alla segnalazione del Prof.“­ “¬Daniele Castrizio“­ dell’Università degli Studi di Messina, Dipartimento di Scienze dell’­"“¬Antichità, sul ritrovamento nelle acque di Punta Calamizzi (Reggio Calabria), di elementi di trabeazione facenti probabilmente parte dell’Artemision di Reggio, ricordato dalle fonti greche. Alcune immagini del ritrovamento: La città di Reggio Calabria,“­ “¬in epoca antica,“­ “¬era avvantaggiata per la sua collocazione geografica e,“­ “¬soprattutto,“­ “¬per la naturale presenza di un ottimo porto naturale.“­ “¬Tale porto era"­ “¬reso sicuro,“­ “¬a nord,“­ “¬dalla Rada Giunchi,“­ “¬che lo proteggeva dai venti settentrionali,“­ “¬mentre a sud la presenza di Punta Calamizzi riusciva a ripararlo dallo scirocco e dal libeccio.

MODENA – Sono iniziate questa mattina e continueranno fino domani sulla via Emilia est, all'altezza dell'attraversamento della ferrovia Modena-Sassuolo, le operazioni per smontare il monumento funerario di Vetilia Egloge, imponente ara romana di oltre 4 metri di altitudine e 25 tonnellate di peso, databile al primo secolo d.C., ritrovata nel settembre scorso durante scavi per la realizzazione di interrati. Sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia-Romagna, l'ara sarà completamente smontata, trasferita in deposito, sottoposta a interventi conservativi e rimontata al Lapidario romano dei Musei civici, al Palazzo dei musei, dove riceverà il benvenuto il 16 dicembre. L'ara funeraria ritrovata a Modena agli inizi del settembre, è emersa a poco più di un metro e mezzo dal piano della campagna, mentre il bacino si trova a circa 5 metri e mezzo di profondità. In pietra calcarea e di forma parallelepipoidale, alto un metro e 70; presenta intatta l'inscription, la cornice e le decorazioni laterali.
MODENA – Sono iniziate questa mattina e continueranno fino domani sulla via Emilia est, all'altezza dell'attraversamento della ferrovia Modena-Sassuolo, le operazioni per smontare il monumento funerario di Vetilia Egloge, imponente ara romana di oltre 4 metri di altitudine e 25 tonnellate di peso, databile al primo secolo d.C., ritrovata nel settembre scorso durante scavi per la realizzazione di interrati. Sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia-Romagna, l'ara sarà completamente smontata, trasferita in deposito, sottoposta a interventi conservativi e rimontata al Lapidario romano dei Musei civici, al Palazzo dei musei, dove riceverà il benvenuto il 16 dicembre. L'ara funeraria ritrovata a Modena agli inizi del settembre, è emersa a poco più di un metro e mezzo dal piano della campagna, mentre il bacino si trova a circa 5 metri e mezzo di profondità. In pietra calcarea e di forma parallelepipoidale, alto un metro e 70; presenta intatta l'inscription, la cornice e le decorazioni laterali.

Modena – Al via i lavori per il “trasloco” di Vetilia Egloge

5 Dicembre, 2007
Categorie:  Curiosità Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti
Tags:  ara funeraria   emilia   modena  

MODENA – Sono iniziate questa mattina e proseguiranno fino a domani in via Emilia est, all’altezza dell’attraversamento della ferrovia Modena-Sassuolo, le operazioni per smontare il monumento funerario di Vetilia Egloge, imponente ara romana di oltre 4 metri di altezza e 25 tonnellate di peso, databile al I secolo d.C., ritrovata nel settembre scorso durante scavi per la realizzazione di interrati. Sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna, l’ara sarà completamente smontata, trasferita in deposito, sottoposta a interventi conservativi e rimontata al Lapidario romano dei Musei civici, al Palazzo dei musei, dove riceverà il benvenuto il 16 dicembre.

Presentazione del “Trono in legno e avorio decorato” dalla Villa dei Papiri – Ercolano

1 Dicembre, 2007
Categorie:  Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti Restauri
Tags:  ercolano   Napoli   trono  

La cosiddetta villa dei Papiri di Ercolano ha restituito un’altro tesoro. Gli scavi ripresi nel 2003 hanno portato di recente alla luce un prezioso trono di legno e avorio decorato. Il manufatto è ora in fase di restauro, ma sarà presentato alla stampa a Roma martedì 4 dicembre nell’ex chiesa di Santa Marta. La villa dei Papiri è una sontuosa villa d’otium appartenuta ad un importante e colto esponente della nobilitas romana, la cui identificazione con L.

[Agi] - E' un vero enigma la scoperta in Iran, a Shahr-i Sokta, sul confine con l'Afghanistan, di resti di un sciamano con un occhio d'oro. La scoperta è stata fatta alla fine del 2006 da archeologi iraniani diritti da M. Sajjadi dell'Iran Centre for Archaeological Research (ICAR), codiuvati dalla missione italiana che opera nella zona dal 1967 grazie ai finanziamenti del ministero degli Esteri, quello dei Beni Culturali, dal museo di Arte Orientale dall'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (ISIAO) gia' ISMEO l'Istituto fondato dal grande esploratore di quei territori, Professor Giuseppe Tucci. Ma la storia della sacerdotessa con l'occhio d'oro e' ancora tutta da scrivere e una nuova missione partirà il 30 novembre per continuare le ricerche a Shahr-i Sokhta e per riprendere l'analisi della protesi oculare in collaborazione con i colleghi iraniani. La donna era alta un metro e 82 cm e aveva caratteristiche afroidi, la mascella pronunciata, forse la pelle blu. "A scoprirla sono stati gli archeologi iraniani scavando nel enorme necropoli - dice all'Agi Lorenzo Costantini, capo della missione italiana a Shahr-i Sokta.
[Agi] - E' un vero enigma la scoperta in Iran, a Shahr-i Sokta, sul confine con l'Afghanistan, di resti di un sciamano con un occhio d'oro. La scoperta è stata fatta alla fine del 2006 da archeologi iraniani diritti da M. Sajjadi dell'Iran Centre for Archaeological Research (ICAR), codiuvati dalla missione italiana che opera nella zona dal 1967 grazie ai finanziamenti del ministero degli Esteri, quello dei Beni Culturali, dal museo di Arte Orientale dall'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (ISIAO) gia' ISMEO l'Istituto fondato dal grande esploratore di quei territori, Professor Giuseppe Tucci. Ma la storia della sacerdotessa con l'occhio d'oro e' ancora tutta da scrivere e una nuova missione partirà il 30 novembre per continuare le ricerche a Shahr-i Sokhta e per riprendere l'analisi della protesi oculare in collaborazione con i colleghi iraniani. La donna era alta un metro e 82 cm e aveva caratteristiche afroidi, la mascella pronunciata, forse la pelle blu. "A scoprirla sono stati gli archeologi iraniani scavando nel enorme necropoli - dice all'Agi Lorenzo Costantini, capo della missione italiana a Shahr-i Sokta.

Un’équipe italiana studierà la famosa “sciamana dall’occhio d’oro”

26 Novembre, 2007
Categorie:  Curiosità Nuovi Ritrovamenti
Tags:  oro   sciamano  

[Agi] – E’ un vero e proprio enigma il ritrovamento in Iran, a Shahr-i Sokta, al confine con l’Afghanistan, dei resti di una sciamana con un occhio d’oro. La scoperta e’ stata fatta alla fine del 2006 dagli archeologi iraniani diretti da M. Sajjadi dell’Iranian Centre for Archaeological Research (ICAR), coadiuvati dalla missione italiana che opera nella zona dal 1967 grazie ai finanziamenti del ministero degli Esteri, quello dei Beni Culturali, dal museo di Arte Orientale dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (ISIAO) gia’ ISMEO l’Istituto fondato dal grande esploratore di quei territori, il Professor Giuseppe Tucci.

Carandini risponde a La Regina sul Lupercale

24 Novembre, 2007
Categorie:  Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti
Tags:  Lupercale   roma  

Scambio di opinioni sull’ultima scoperta archeologica romana. http://www.roma-citta.it/roma/news_10436-cronaca.html S.

Scoperta a Modena la strada di 2000 anni fa

24 Novembre, 2007
Categorie:  Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti
Tags:  emilia   modena  

Importante scoperta sotto la via Emilia, l’antica strada collegava le colonie di Rimini e Piacenza. http://ilnuovo.redaweb.it:80/seconda.php?key=17502 S.

Lupercale: è la grotta della Lupa o un pezzo della casa di Nerone?

23 Novembre, 2007
Categorie:  Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti
Tags:  Lupercale   roma  

Lupercale, l’ex Soprintendente: “Quella non è la grotta della Lupa, ma un pezzo della casa di Nerone” La grotta della Lupa? Sarebbe una bufala. A sostenerlo è l’ex soprintendente Adriano La Regina che ha smentito il ritrovamento della caverna della Lupa sostendendo che si tratterebbe invece di una parte della Domus di Nerone. “Secondo le fonti – ha specificato La Regina – il vero Lupercale si trova sempre nel Palatino, ma un poco più a Ovest, nei pressi dei templi della Magna Mater e della Vittoria”

Roma – Ritrovato il Lupercale, dubbi e polemiche sulla scoperta

21 Novembre, 2007
Categorie:  Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti
Tags:  Lupercale   roma  

È nelle profondità del Palatino, sotto la casa di Augusto. In quella grotta secondo la leggenda furono nutriti dalla lupa i figli di Rea Silvia. Una telecamera in una frattura nella collina permette di filmare il luogo di antichissimi riti L´occhio elettronico è sceso nelle viscere del Palatino alla ricerca di un rimedio per le vestigia del palazzo di Augusto che minacciano di crollare sul colle dei magnifici edifici imperiali. Ma, a sette metri sotto terra, la sonda elettronica ha trovato un grande vuoto.


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