Puglia, grotta Paglicci: la grotta del Paleolitico a rischio crollo

Graffiti, pitture parietali con cavalli rossi, impronte di mani e molto altro riferibile a fasi differenti del Paleolitico, è quel che si conserva anche a Grotta Paglicci, a pochi chilometri da Rignano Garganico, nel foggiano. Un riparo sotto roccia e una grotta attigua. Uno dei siti di interesse archeologico di maggior rilievo in Italia per la formidabile sequenza culturale oltre che per i documenti che ha fornito sul culto dei morti e nel campo dell’arte. Ma non per questo tutelato e valorizzato, come accade invece Oltralpe.
“Uno dei tanti problemi che non si riesce a risolvere è quello dell’esproprio. Da 50 anni il sito continua a rimanere proprietà privata. Circostanza questa che non ne agevola la conservazione, messa a repentaglio dall’erosione climatica e da interventi antropici. Così parte del riparo esterno e la prima parte della grotta, dove si è scavato per più di 40 anni, è soggetta a crolli ed è molto rischioso, per gli studiosi o per chi ci si avventura, avvicinarsi alla grotta”. A parlare è Vincenzo Pazienza, Presidente del Centro Studi Paglicci, l’Associazione che cerca di promuovere il sito.
Dal 2005 non si effettuano più indagini di scavo nel sito, per decenni al centro di un programma di ricerca. Tra il 1961 il 1963 da parte del Museo Civico di Storia naturale di Verona, poi tra il 1971 e il 2005 dell’Università di Siena. Prima all’interno, poi all’esterno della grotta. Recuperati circa 45mila materiali di vario tipo, oltre a due sepolture. Acquisite molte informazioni sulle diverse fasi di frequentazione. Quel che è seguito, è un’ordinaria storia di abbandono, contraddistinta dalla devastazione del luglio 2006 e dal rischio crollo della parete esterna del 2008 testimoniata dal telone messo a copertura del deposito esterno.
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