Progetto “Terra di Ninive”. Intervista a Daniele Morandi Bonacossi

Ancora distruzione in Iraq, e ancora per mano dell’Isis. Dopo la devastazione del Museo di Mosul e del sito archeologico di Ninive di pochi giorni fa, i jihadisti hanno distrutto con i bulldozer il sito archeologico di Nimrud, città fondata nel XIII secolo a.C. a 30 chilometri ad est di Mosul, sul fiume Tigri. I numerosi e più o meno recenti appelli di esperti e non, divulgati anche da ArteMagazine, si trasformano ormai in grida di allarme. Ma c"è chi nella devastazione continua a scavare, studiare, salvaguardare e valorizzare i resti delle cultura preislamiche dell’attuale Iraq: fiore all’occhiello dell’archeologia italiana nel mondo sono le nostre missioni archeologiche nei paesi afflitti dalla guerra. ArteMagazine ha incontrato Daniele Morandi Bonacossi, professore di Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico all’Università di Udine e direttore del progetto archeologico regionale Terra di Ninive. Tornato da circa due settimane in Italia dal Kurdistan iracheno, Morandi Bonacossi è a capo di una squadra che conduce innovative ricerche con moderne tecnologie mai applicate al patrimonio iracheno, e non solo. Il progetto è infatti volto a documentare, conservare, valorizzare e gestire il patrimonio del territorio, beni che dal 2012 vengono studiati con moderne tecnologie mai applicate in Iraq. Patrimonio che, inoltre, la squadra di lavoro di Morandi Bonacossi vuole proporre alla World Heritage List dell’Unesco. L’intervista è di Fulvia Palacino.

L’intervista integrale a questo link. […]

Qual è il motivo di questi attacchi distruttivi?
«La motivazione religiosa, su cui troppo spesso si pone l’accento nel tentativo di spiegare questa follia distruttrice dell’Isis, è in realtà solo un pretesto utilizzato dai fondamentalisti per giustificare le proprie azioni, sostenendo che esse sono mirate a distruggere raffigurazioni di idoli antichi, così come fece il Profeta Maometto, che, conquistata la Mecca, nel santuario della Ka’ba distrusse gli antichi idoli pre-islamici. In realtà, l’ormai sistematica distruzione del patrimonio culturale dell’Iraq in tutte le sue manifestazioni (siti archeologici, biblioteche, moschee, tombe islamiche, musei) è una componente essenziale dell’azione di pulizia etnica che l’Isis porta avanti. Antiche comunità non islamiche, come quelle dei cristiani assiri e caldei e degli yezidi, ma anche minoranze islamiche, come i turcomanni, vengono sradicate dalle loro regioni di origine, massacrate e, di fatto, deportate perché costrette alla fuga (nella sola regione di Dohuk si trovano 800.000 profughi provenienti da Mosul e dalla sua regione). Parallelamente, il patrimonio culturale millenario di queste regioni viene devastato e cancellato allo scopo di annullare i simboli e l’identità culturale di queste comunità, che vengono così massacrate due volte. L’Isis vuole che il passato dell’uomo in quello che fu il cuore dell’antica Mesopotamia e del successivo califfato abbaside venga interamente rimosso dal paesaggio della regione per costruire il suo Califfato delle origini in cui il passato non esiste più, ma è schiacciato sull’eterno presente di un Islam fasullo riportato alla purezza delle sue origini».

Il progetto Terra di Ninive inizia nel 2012 con la missione dell’Università di Udine in Assiria finanziata dalla Cooperazione italiana allo sviluppo del Ministero degli Esteri e svolta in collaborazione con la direzione generale delle Antichità di Dohuk ed Erbil, Ministero delle municipalità del Turismo, Ministero del turismo e delle Antichità iracheno, lo State board of Antiquities and Heritage e l’Istituto per le tecnologie applicate ai Beni culturali del CNR. Le missioni archeologiche italiane all’estero sono circa 190.

fonte: http://www.artemagazine.it/archeologia/79920/la-distruzione-di-nimrud-vera-e-propria-pulizia-etnica/

immagine: http://www.terradininive.com/


Ultima modifica 2015/03/07