Homo naledi. Tra stupenda realtà e fantascienza mediatica

Il 10 Settembre 2015 resterà nella storia come il giorno in cui Lee Berger, John Hawks e decine di altri esperti mondiali hanno svelato al mondo la scoperta di un nuovo tassello evolutivo del genere Homo, Homo naledi, tramite eLife Science:

“Homo naledi, a new species of the genus Homo from the Dinaledi Chamber, South Africa” http://elifesciences.org/content/elife/4/e09560.full.pdf

A parte la meravigliosa scelta di pubblicare l’articolo su un giornale open-access, aspetto notato forse solo da pochi fan dell’OA, l’impatto dei risultati ha avuto un eco mondiale, arrivando ad essere oggetto di conversazioni in piazza, bar, famiglia e facendo brillare di luce riflessa (almeno per qualche ora) anche tutti noi esperti, appassionati o manovali del settore.

Tante cose sono state dette più o meno vere sulle scoperte di Dinaledi, anche da fonti ritenute autorevoli dai più, per creare un effetto sensazionalistico su una notizia che già sensazionale lo era di per sé. Troppo spesso le parole sono oggetto di pericolose interpretazioni da parte dei media, anche se scritte nero su bianco su una pubblicazione scientifica accessibile a tutti (ho già parlato della meravigliosa scelta di pubblicare su un giornale open-access??).

Dopo aver risposto una decina di volte a lecitissime domande quali “Hai sentito della nuova scoperta? Ma quindi? Puoi spiegarmi che non ho capito?”, frutto di titoli di giornali incomprensibili e frasi da TG che alludono ad una teoria dell’evoluzione rivoluzionata, oggi voglio fare il mio piccolo per riportare il focus sull’eccezionalità della scoperta, andando direttamente alla fonte e traducendo direttamente le parti meno tecniche dello studio.

Facciamo un po’ le pulizie di primavera al marasma mediatico di questi giorni.

ASSEMBLAGGIO: I resti di Homo naledi sono stati rinvenuti durante due campagne di scavo, a Novembre 2013 e Marzo 2014, a Dinaledi, nel sistema di cavità Rising Star in Sud Africa. L’intero assemblaggio archeologico è costituito da 1550 resti fossili di ominini, di cui 1413 resti ossei a 137 dentari, più altri 53 denti ancora inclusi nelle sedi mandibolari o mascellari. Un totale di 179 corone dentarie sono state attribuite ad ominini, rinvenuti sia durante lo scavo che in raccolta di superficie. I resti faunistici sono molto scarsi e si limitano a sei resti ossei di avifauna (uccelli) ed a pochi frammenti di roditori.

ETÀ INDETERMINATA: L’età geologica dei fossili non è stata determinata, i resti di ominini provengono dalle Unità 2 e 3, sia per gli elementi rinvenuti in scavo che in raccolta di superficie. Il deposito di Dinaledi non è pero’ ancora stato datato. Homo naledi ha caratteristiche morfologiche primitive, per cui una datazione più antica (2 milioni di anni) o più recente (1 milione di anni) potrebbe cambiare completamente il modo e le circostanze in cui il nostro genere è nato e si è diversificato.

MORFOLOGIA: Tutti gli elementi anatomici ripetuti nel campione studiato sono morfologicamente omogenei, con variazioni consistenti alle normali varianti di corporatura e sesso interne ad una popolazione. Il numero di individui minimi, basato su ripetizioni di denti decidui e denti di individui adulti, è stato calcolato a 15 ominini. Alcuni tratti morfologici osservati in questi individui non sono presenti in altre specie già conosciute, per cui è stata proposta una nuova specie per descrivere l’assemblaggio.

Homo naledi mostra caratteri mosaico, con elementi condivisi sia con Australopithecus che con Homo, oltre ad alcuni elementi peculiari di questa nuova specie. La morfologia di cranio, mandibola e denti è più consistente con il genere Homo, così come gli arti inferiori, in particolare piede e caviglia, e superiori, sopratutto polsi. Le dimensioni del cranio rientrano nei limiti di Australopithecus, le pelvi sono simili all’Au. afarensis e le falangi intermedie sono curve come nelle australopitecine.

La dimensione corporea dell’Homo naledi è simile alle più piccole popolazioni umane moderne, con un peso stimato tra i 39.7 kg ed i 55.8 kg. Il volume endocraniale di Homo naledi è inferiore rispetto agli esempi meglio conosciuti di Homo, con un volume stimato di 560cc – 465cc rientra perfettamente del range di Australopithecus, ma la struttura cranica è invece simile ai primi Homo.

ECCEZIONALITÀ: L’assemblaggio della collezione Dinaledi è il più ricco e omogeneo insieme di resti fossili di ominini mai scoperto in Africa, comparabile solo con la Sima de los Huesos in Spagna e più recenti resti neandertaliani e di uomini anatomicamente moderni. I caratteri morfologici studiati su più elementi anatomici completi e ripetuti rendono l’assemblaggio unico e avvallano la creazione di una nuova specie.

Insomma si tratta di un ulteriore eccezionale magnificente superlativo tassello nel poco conosciuto albero evolutivo degli ominini. Delusi? Io sono al settimo cielo!


Ultima modifica 2015/09/12