I “Signori di Maremma” in mostra a Firenze (Museo Archeologico Nazionale)
Uno splendido flabello dalla Tomba dei Flabelli di Populonia è l’oggetto scelto come logo della mostra-evento “Signori di Maremma. Elites etrusche tra Populonia e Vulci” inaugurata al Museo Archeologico Nazionale di Firenze e che sarà allestita per tutto l’inverno e la primavera 2011, fino al 30 aprile, nei locali dell’ex-Topografico del Museo (ingresso: piazza SS.Annunziata/via G: Capponi). Protagonisti dell’evento i “Signori di Maremma”, le élites etrusche che vissero e morirono, nel corso del VII-VI secolo a.C., in quel fiorente periodo che è l’Orientalizzante etrusco. In mostra i corredi funerari di alcune delle tombe principesche più importanti della Toscana: la tomba dei Flabelli e il tumulo dei Carri a Populonia (LI), le tombe del Duce e del Littore e il tumulo della Pietrera a Vetulonia (GR), il Circolo degli Avori di Marsiliana (GR), le tombe delle Ficaie di Magliano (GR), la necropoli di Poggio Buco a Pitigliano (GR), la necropoli di Casa Nocera a Casale Marittimo (GR).
Il percorso si snoda su due livelli. Al primo, la scelta è quella di esporre il corredo completo delle tombe, focalizzando l’attenzione su alcune macroaree tematiche. Così della tomba dei Flabelli e del Duce si fa notare l’aspetto della guerra ““ reso bene da un diorama semplice ed efficace – e del banchetto ““ e infatti notevole è la suppellettile da mensa in impasto buccheroide e in bronzo, che i due tumuli principeschi hanno restituito. Ma i due aspetti della guerra e del banchetto non sono i soli che emergono: il lusso, per esempio, la ricchezza dei proprietari delle tombe sono ben evidenti negli oggetti da toeletta, nell’urna cineraria in lamina d’argento dalla tomba del Duce, nelle enormi fibule in oro e in quella, più piccina, ad arco conformato a sfinge ““ che qui è in secondo piano, ma che a suo tempo fu la copertina del catalogo della mostra “Principi etruschi tra Mediterraneo ed Europa”, Bologna 2000 ““ della tomba del Littore, nei manici di flabello in avorio e nella Fibula Corsini, eccezionale capolavoro dell’oreficeria etrusca, con tutte le sue paperelle applicate, dal Circolo degli Avori di Marsiliana.
Al secondo livello, l’esposizione etrusca è “contaminata” da una galleria di dipinti della pittrice fiorentina Anna Di Volo, in una commistione di antico e contemporaneo di cui a molti sfugge la logica, tanto più che non è chiaro il legame tra i due eventi, se di legame si può parlare. Al secondo piano è protagonista la monumentalità del currus e del calesse dal tumulo dei Carri di Populonia e della statuaria delle origini, ben rappresentata dai più antichi esempi di scultura a tutto tondo in pietra dal Tumulo della Pietrera di Vetulonia e dalla necropoli di Casa Nocera a Casale Marittimo. Chiude la mostra proprio quest’ultima necropoli, i corredi delle cui tombe, ricchi di armi in bronzo e in ferro, riconducono al tema della guerra da cui si era partiti.
La mostra di Firenze riprende quasi interamente la mostra “Signori di Maremma” che fu esposta a Grosseto fino a qualche tempo fa. Non si tratta di un doppione, ma al contrario di un’opportunità: portare in giro, in tournée si potrebbe dire, oggetti e contesti che nonostante la loro bellezza e importanza non trovano posto nelle sale di un museo. La mostra temporanea supplisce in questo modo alla lacuna e riunendo insieme alcuni tra i corredi più importanti d’Etruria, si pone come naturale completamento del percorso museale permanente del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Il visitatore può così vedere da vicino pezzi unici, come i flabelli e gli incensieri in bronzo di Populonia, apprestamenti completi per il banchetto, dal braciere agli strumenti per cucinare, per mescere il vino, al vasellame splendidamente rifinito; può vedere dal vivo oggetti che hanno scritto la storia dell’etruscologia, come la tavoletta con alfabeto da Marsiliana e, sempre da Marsiliana, il busto in bronzo, la maschera funeraria in argento e la già citata fibula Corsini, l’ascia bipenne in ferro che dà il nome alla Tomba del Littore, il currus e il calesse, con le sue impressionanti ruote, da Populonia, la statua femminile dal tumulo della Pietrera di Vetulonia, primo e precoce esempio di statuaria etrusca a tutto tondo di fine VII secolo.
Un solo difetto, che però inficia tutta la fruizione della mostra: l’assenza totale di ogni forma di spiegazione. Eccetto il pannello di presentazione iniziale, che però presenta, e non spiega, si dà per scontato che il visitatore conosca e riconosca gli oggetti esposti, li sappia contestualizzare, ne conosca la funzione e la tecnica di realizzazione. Alla mancanza di informazioni non si supplisce neanche con un’eventuale audio guida, per cui il visitatore è abbandonato a se stesso. La bellezza dei singoli oggetti da sola non è sufficiente, a parere di chi scrive, perché un visitatore possa terminare la visita “arricchito”. Il visitatore andrebbe posto in condizione di poter comprendere gli oggetti che vede. In questo modo, invece, vede sfilare davanti a sé una collezione di oggetti belli, sicuramente, ma nulla di più.