Si è conclusa la I Missione Archeologica Italiana in Giappone, presentati i risultati

Si è svolta dal 20 al 26 agosto 2009 la prima campagna della Missione Archeologica Italiana in Giappone organizzata dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, dall"Università di Bologna e da Archeologiattiva s.c.a r.l., diretta da Daniele Petrella e Sebastiano Tusa in collaborazione con l**“Asian Research Institute of Underwater Archaeology** sotto la direzione di Hayashida Kenzo.

I lavori di ricerca subacquea si sono svolti nelle acque della Baia di Maegata, non lontano dal Capo Kusukuri, sulla costa occidentale del**“isola di Ojika**, prefettura di Nagasaki (Kyushu, Giappone meridionale). Già dal 2001 erano state condotte campagne di ricerca e scavo che hanno permesso l’individuazione di importanti reperti (ceramiche, ceppi d’ancora. ecc.) databili tra il XII e XIV secolo in gran parte di provenienza cinese.

Tale situazione porterebbe a legare le evidenze archeologiche di questa baia con le vicende inerenti il disastro della flotta di Kubilai Khan distrutta nel 1281 da un tifone durante il tentativo di invasione dell’arcipelago giapponese. E”, infatti, probabile che la flotta sia affondata in vari punti lungo le coste occidentali del Giappone meridionale laddove l’isola di Ojika (come tutto l’arcipelago di Goto, di cui fa parte) occupa un posto strategicamente interessante.

Ma i rinvenimenti effettuati danno anche la possibilità di ipotizzare che nella baia vi siano i resti di uno o più relitti di navi che servivano al commercio tra le coste della Corea e della Cina ed il Giappone.

Nel corso della recente campagna 2009 i ricercatori ed i tecnici subacquei italiani e giapponesi hanno lavorato in perfetta sinergia distribuendosi tra lo scavo subacqueo mediante sorbona e la ricognizione dei fondali della baia. In entrambe le attività sono state rinvenute numerose ceramiche, tra cui principalmente ciotole cinesi invetriate verdi della classe “blue celadon” (giap.: seiji) e bianche insieme a vasi d’uso corrente di fabbricazione cinese e giapponese. Molto interessante il rinvenimento di ciotole provenienti dalle provincie cinesi di Long quan e Zhe qian, nonché di ceramiche di fabbricazione giapponese inquadrabili nella classe Suribaji. Si segnala anche il rinvenimento di una ciotola cinese recante all’interno un cartiglio con formula augurale costituita da quattro ideogrammi ( 金玉満堂; giap.: kin gyoku man dō; cin.: jin yu man deng) la cui traduzione è: “che la vostra casa possa essere ricca di soldi e gioielli”.

In questa prima missione la squadra di archeologi e tecnici italiani ha effettuato sia operazioni di scavo con l’ausilio di sorbona che, soprattutto, di ricognizione e posizionamento cartografico dei reperti.

E” stata anche valutata insieme ai colleghi giapponesi ed alle autorità comunali di Ojika la possibilità di realizzare un museo archeologico subacqueo nella baia di Maegata rivelatasi così ricca di reperti archeologici.

Ciò che ha contraddistinto maggiormente i lavori della missione archeologica è stata la fervida e fruttuosa collaborazione tra archeologi e tecnici giapponesi sviluppando una fortissima coesione e capacità di lavoro comune basata sugli intensi legami di amicizia che si sono creati grazie anche alla calorosa ospitalità giapponese.


Ultima modifica 2009/09/09