Presentato in anteprima il “Tesoro di Serrapetrona”

C’era una volta un insospettabile e distinto signore che viveva a Serrapetrona, piccolo paesino nella provincia di Macerata. Un giorno il distinto signore, che mai aveva permesso ad alcuno di entrare in casa propria, molto geloso delle sue cose, morì senza che nessuno lo sapesse. Quando finalmente, allarmati, i vicini fecero intervenire i carabinieri per scoprire cosa fosse successo, le Forze dell’Ordine, entrate in casa del distinto signore, trasecolarono alla vista di ciò che si presentò loro davanti: un vero e proprio museo di antichità, anzi, un cabinet des merveilles, data l’eterogeneità e la grande quantità di oggetti sistemati in apposite vetrine all’interno dell’abitazione.

E così Giorgio Recchi, anonimo e insospettabile cittadino di Serrapetrona ha rivelato, da morto, il suo segreto: una collezione di splendidi oggetti archeologici e paleontologici, raccolta per anni con gusto e fervore collezionistico, formata acquistando chiaramente sul mercato antiquario clandestino splendide vestigia del passato che ogni museo sognerebbe di avere. Giorgio Recchi collezionava per sé e per sé soltanto. Non permetteva ad alcuno di entrare in casa proprio per evitare delazioni ““ è illegale acquistare oggetti archeologici sul mercato antiquario se non sono accompagnati da un certificato che ne attesti la possibilità di essere venduti ““ e per evitare quindi che la sua collezione venisse acquisita in toto dallo Stato ““ come la legge, di fatto, prevede. Ma, ironia della sorte, il nostro collezionista muore e la sua collezione passa proprio in mano allo Stato. Le Istituzioni, Soprintendenza archeologica delle Marche innanzitutto, e il Comune di Serrapetrona, scorgono in questo insperato “tesoro” un’opportunità di sviluppo e di crescita culturale per il piccolo centro marchigiano.

Questo è ciò che è stato presentato sabato 26 settembre 2009 a Serrapetrona. Sono intervenuti a presentare al pubblico l’insperata scoperta e le prospettive future l’ispettore di Soprintendenza Mara Silvestrini, il paleontologo Umberto Nicosia e Nicoletta Frapiccini. Hanno celebrato il “tesoro” come un’opportunità unica per il paesino, mentre hanno solo vagamente accennato al fatto che si tratta del frutto di un’azione illecita perpetrata per anni ai danni del Patrimonio Culturale italiano e non solo. Troppo indulgenti, quando a proposito di Recchi dicono che era un collezionista amante del bello…

La Silvestrini ha insistito sul progetto di dotare Serrapetrona di un museo didattico a partire da questa collezione, che ammonta a ben 2500 pezzi divisibili in una sezione archeologica, una paleontologica e una numismatica.

La Frapiccini per parte sua espone solo alcuni tra i pezzi più significativi della collezione archeologica. Una collezione, che non è difficile dedurre, si è formata grazie a quella piaga sociale che è il mercato antiquario in cui affluiscono le ruberie degli scavi clandestini ““ quando addirittura non si tratta di furti su commissione. Tra i pezzi vengono presentati buccheri di VII-VI secolo a.C., anfore tetransate con motivi geometrici e pesci sovradipinti in rosso dell’Etruria Meridionale (VII secolo), un’olpe protocorinzia di officina greca forse addirittura attribuibile al pittore Vaticano 63 (630-610 a.C.), oltre a manufatti egizi in faïence e in bronzo raffiguranti Horus e Osiride. Non mancano gli specchi etruschi, uno splendido rhyton terminante a testa di cane, un piatto da pesce e alcuni vasi nello stile di Gnatia provenienti dall’Italia Meridionale. La collezione numismatica conta invece le emissioni di età imperiale: solo pochi imperatori mancano all’appello.

Si tratta di materiale stupendo, ben conservato e scelto, ma tuttavia fuori contesto, per cui manca ogni collegamento col territorio di provenienza ed è ormai irrimediabilmente perduta una parte importante di informazioni sul luogo di rinvenimento, sul proprietario in antico, sull’officina che l’aveva prodotto.

Umberto Nicosia, per parte sua, ha presentato invece la sezione paleontologica. Non si tratta di semplici resti fossili presi a caso, ma rispondenti, invece, ad un preciso progetto che mirava a riunire insieme tutta la storia dell’evoluzione, dai primi invertebrati fino ai piccoli dinosauri, ai primi uccelli e mammiferi. Un vero e proprio “Paese dei Balocchi” lo definisce Nicosia, proprio perché è la collezione ideale per chi vuole insegnare, e conoscere, la biodiversità. L’importanza didattica, e la sua unicità, viene più volte sottolineata. Alcuni tra i più fragili esemplari della collezione sono già stati sottoposti ad un intervento di restauro.
Quello di Recchi, viene infine ribadito, è un enorme patrimonio culturale recuperato alla fruizione pubblica.

Tutto è bene quel che finisce bene, insomma. Un insospettabile collezionista regala, suo malgrado, una collezione meravigliosa alle pubbliche Istituzioni, com’è giusto che sia, dato che fortunatamente in Italia la legge prevede che oggetti ritenuti di interesse culturale vengano acquisiti dallo Stato. Lo Stato riesce a recuperare una collezione privata e a trasformarla (almeno questo è il progetto) in un polo museale didattico che farà la fortuna di Serrapetrona, finora nota ai più principalmente per la sua vernaccia. Un’occasione per fare cultura, per insegnare ai ragazzi delle scuole, cui sicuramente la collezione paleontologica ispirerà non poca curiosità.

Marina Lo Blundo


Ultima modifica 2009/10/09