
E proprio l’abbandono dell’area archeologica è la causa della valanga di detriti che ha invaso via dell’Abbondanza, a pochi metri dall’imperiale praedia di Giulia Felice. Gli affreschi della villa più maestosa e bella della Pompei romana hanno, dunque, rischiato di essere danneggiati dal fango. «Se fosse accaduto negli orari di visita – dice allarmato Antonio Pepe, segretario della Cisl – qualche turista o un addetto alla vigilanza a quest’ora potrebbe essere ferito gravemente, nella migliore delle ipotesi. L’abbandono totale dell’area archeologica comporta, anche, il rischio di danneggiamento ai preziosi tesori custoditi negli Scavi».

Ieri, la parte interessata dalla frana del terrapieno è stata transennata. Nell’attesa che fango e erbacce venissero rimosse, gli operai della soprintendenza, hanno provveduto a creare un piccolo varco laterale per permettere il passaggio ai turisti. «Essendo un museo a cielo aperto, che si estende su sessantasei ettari – spiega Pepe – la pioggia rappresenta uno dei problemi maggiori per la tutela e la salvaguardia del sito. Per questo motivo la manutenzione ordinaria dovrebbe essere una delle priorità di chi è preposto alla tutela e alla salvaguardia, appunto, dell’area archeologica. Questo, però, non avviene.
Questa frana è l’esempio dell’incuria e dell’abbandono più totale da parte della soprintendenza. Ci auguriamo che episodi simili non si ripetano, per il bene dei turisti, dei lavoratori e del patrimonio archeologico». Martedì mattina, invece, i custodi dei tesori della città sepolta si accorsero che dal solaio della casa di Sallustio venivano giù calcinacci. La domus, tra le più antiche della città risalente al III secolo avanti Cristo, è stata chiusa al pubblico.
da “Il Mattino” – Susy Malafronte