Novita’ dal Corso di Archeologia Subacquea: scoperto un torso maschile in marmo nelle acque di Punta Secca (Ragusa)

La V edizione del Corso di Introduzione all’Archeologia Subacquea, organizzato al Castello di Donnafugata (Ragusa), dalla Lega per le Attività Subacquee della UISP e dal Centro subacqueo ibleo “Blu Diving”, voluto e coordinato dalla Soprintendenza del Mare di Palermo, ha infatti riservato un’insperata sorpresa.

La parte pratica del corso è stata eseguita all’interno dell’area del “Palmento” presso Punta Secca (RG), dove si ipotizza la presenza di un porto tardo romano – bizantino, legato probabilmente al vicino abitato di Kaukana. All’ interno dello specchio d’acqua sono noti da diversi decenni due relitti non ancora scientificamente indagati.

Il corso prevedeva il rilievo di uno dei due relitti attualmente visibili e il prelevamento di campioni lignei per la datazione al Carbonio 14. Durante una fase di didattica operativa, chiamata “ricognizione a pettine”, è stato individuato dalla corsista Barbara Ferrari di Massa Carrara un elemento litico di forma anomala, rivelatosi poi un frammento scultoreo in marmo di notevole interesse.

Nicolò Bruno, coordinatore del corso per la Soprintendenza del Mare, ha attivato, con l’ausilio degli archeologi esterni presenti le procedure di posizionamento GPS del ritrovamento e di documentazione fotografica del reperto.
Valutato l**‘effettivo pericolo di depredamento** del manufatto per la vicinanza alla spiaggia affollata dai bagnanti, si è proceduto al suo recupero ed è stato successivamente affidato in custodia al locale Museo Archeologico Regionale di Camarina, in attesa di restauro.

Il contesto di ritrovamento del frammento scultoreo in una località con testimonianze archeologiche risalenti al IV-VII sec. d. C., apre molti interrogativi riguardo alla datazione o quantomeno alla sua presenza in quel luogo; infatti si tratta di un torso maschile di chiari stilemi classici, dunque di epoca precedente, riguardante una statua originariamente alta circa cm 100.

Probabilmente già da ora, dopo un’accurata indagine nell’area circostante caratterizzata dalla sola presenza dei massi di zavorra utilizzati all’interno delle navi antiche, si potrebbe ipotizzare un riutilizzo del frammento a questo stesso scopo, considerata la forma cilindrica del busto.

Il restauro del reperto, che permetterà di cogliere con puntualità le sfumature stilistiche, e le analisi del marmo, che consentiranno di risalire alle cave di provenienza, consentiranno di inquadrare con maggiore puntualità il frammento della statua.

L’Assessore ai Beni Culturali e Ambientali On.le Lino Leanza, prontamente informato della scoperta, si è congratulato con i tecnici della Soprintendenza del Mare ed ha convocato per i primi giorni della prossima settimana una riunione operativa per discutere delle operazioni e degli interventi da effettuare nella zona.


Ultima modifica 2009/07/20