eBay e reperti archeologici: maxisequestro a Palermo

Tutti lo sanno, ma nessuno dice mai nulla: su eBay (www.ebay.com) si trova di tutto, davvero. E per tutto intendo anche monete, gemme, oggetti in bronzo e in terracotta, insomma tutto materiale di sicura provenienza clandestina. Perché? Perché il mercato degli oggetti di antichità attira parecchio, perché su e-bay evidentemente non ci sono i controlli che invece dovrebbero esserci, almeno per questo genere di cose. Fatto sta che è di pochi giorni fa la notizia che i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale della Sicilia hanno sequestrato a Palermo ben 573 reperti archeologici provenienti, ovviamente, dagli scavi clandestini che proliferano in Sicilia, nonostante i controlli negli ultimi anni si siano fatti molto più serrati. Tra i reperti abbondano quelli più facilmente recuperabile grazie al metal detector, l’amico dei tombaroli; abbiamo monete, coniate nei differenti periodi storici della Sicilia antica: sono state riconosciute zecche siceliote, greche, romane, bizantine e anche arabe; abbiamo quegli oggettini in bronzo che agli scavatori clandestini piacciono sempre, ovvero fibule, punte di freccia e anelli. Tutti in metallo, ovviamente.

A questa fetta di traffico illegale è stata messa fine, il possessore di tali beni, che stava cercando divenderli a caro prezzo su e-bay è stato denunciato per impossessamento di beni di proprietà statale – come sono tutti i reperti archeologici che vengono trovati sottoterra – e per acquisto di oggetti di sospetta provenienza.

Gli oggetti sequestrati sono ora al sicuro in Soprintendenza, ma ormai, strappati al loro contesto, hanno perso qualsiasi valore informativo ai fini di una ricostruzione archeologica. Inoltre, laddove sono stati presi, la loro estrazione dalla stratificazione archeologica ha ormai compromesso la lettura archeologica del sito, e quindi l’interpretazione globale.

Fortunatamente il Nucleo Tutela è attivo e controlla da anni anche il web, con l’operazione Archeoweb, per cui scandaglia internet alla ricerca di analoghi casi di compravendita di oggetti archeologici sottratti ai siti o peggio ancora ai musei (purtroppo capita anche questo).

E’ auspicabile che nel futuro diminuisca questo commercio illegale che ahimé è sempre esistito e che si evolve insieme col resto del mondo: il web costituisce effettivamente il luogo più adatto per poter commerciare lontano da occhi indiscreti. In ogni caso, con l’operazione conclusa a Palermo si è vinta una battaglia a favore dell’archeologia e della cultura. Perché sottrarre ai siti archeologici i reperti equivale a cancellare una potenziale informazione che, opportunamente studiata, potrebbe invece fornire preziose risposte a chi è davvero interessato a conoscere il proprio passato.


Ultima modifica 2009/02/12