Secondo gli studiosi, i colori degli affreschi e dei mosaici sarebbero cambianti in seguito a reazioni procurate dal forte calore delle nubi di cenere e lapilli sprigionatesi durante l’eruzione. Le altissime temperature (secondo gli esperti circa 300 gradi centigradi) avrebbero cotto le superfici pittoriche riducendo a vilissimo nero i rossi brillanti dei colori ottenuti con il cinabro oppure il giallo ocra in rossi accesi. L’azzurro, invece, noto come “blu egiziano” e indicato da Plinio il Vecchio con il termine “caeruleus”, prodotto dal riscaldamento di minerali quali silice, malachite, carbonato di calcio e carbonato di sodio, sino ad ottenere un silicato di rame e calcio dalle stupende sfumature, veniva usato in gran misura e persino per verniciare le porte e le finestre delle case. Tracce consistenti del suo impiego sarebbero state rinvenute in tutta l’area vesuviana e anche a Pozzuoli. (via http://www.culturalnews.it)
Sono disponibili alcuni documenti riguardanti il convegno alla pagina http://www.vesuviana.info/convegno.htm
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