Riprendono gli Scavi archeologici alla Caverna delle Arene Candide (Finale Ligure-SV)

Un gruppo di archeologi sta cercando a Finale Ligure le tracce delle popolazioni di cacciatori che abitarono – 30000 anni fa – la Caverna delle Arene Candide, uno dei più rilevanti siti archeologici preistorici dell’area Mediterranea.

Le ricerche sono condotte dalla McGill University di Montreal (Quebec, Canada) e rappresentano il primo tassello del Programma Integrato di Conoscenza e Fruizione “La Caverna delle Arene Candide”, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, attraverso la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria.

La Caverna delle Arene Candide è al centro di un ampio progetto di valorizzazione che nel giro di pochi anni ne permetterà l’apertura al pubblico, oltre alla realizzazione di un centro di studio e di un parco archeologico nell’area dell’ex cava Ghigliazza, interessata da una vasta operazione di recupero urbanistico.

L’equipe canadese è guidata dal prof. Julien Riel-Salvatore (A Very Remote Period Indeed è il suo blog), affermato ricercatore noto a livello internazionale per le sue indagini sui rapporti culturali e antropologici tra l’Uomo di Neandertal e l’Homo Sapiens.

Archeologi e antropologi opereranno dalla metà di luglio, per circa due mesi, nella porzione sud orientale della caverna, in quella stessa area dove, ormai più di sessanta anni fa, si svolsero alcuni scavi diretti da Luigi Bernabò Brea (primo Soprintendente Archeologo della Liguria) e Luigi Cardini (membro dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana), che portarono alla ribalta internazionale questo sito archeologico. Le precedenti ricerche dimostrarono come la Caverna delle Arene Candide conservi al suo interno la più articolata e completa stratigrafia, ossia una sequenza di livelli di terreno, che contiene preziosi ed eccezionali indizi sull’avvicendarsi delle culture umane tra le ultime fasi del Paleolitico superiore (26.000 a.C.) e l’epoca bizantina (VII secolo d.C.).

Lo scavo archeologico riprenderà dal punto abbandonato dai precedenti ricercatori.

Si può valutare che meno del 20% del terreno contenente testimonianze del Paleolitico sia stato ad oggi esplorato. Obiettivo delle nuove indagini scientifiche, evolutesi molto in questi decenni, è quello di verificare alcuni dati pregressi e soprattutto di scendere oltre quei 7 metri di profondità da dove, nel maggio del 1942, tornò alla luce la celebre sepoltura di un cacciatore del Paleolitico, ribattezzata “Giovane Principe” per la ricchezza degli oggetti deposti nella tomba. Questa sepoltura, con il corpo adagiato su un “letto” di ocra rossa, è uno dei più affascinanti ritrovamenti dell’archeologia moderna, che ci restituisce una suggestiva immagine della ritualità delle genti del Paleolitico. E’ altamente probabile quindi che gli scavi archeologici metteranno in luce gli strati che contengono tracce del passaggio/sostituzione fra l’Uomo di Neandertal e la nostra specie, avvenuto attorno a 35000 anni fa.

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Ultima modifica 2008/07/29