Modena – Tra i pezzi del monumento funebre Belleardi ritrovato anche il volto di Francesco

Modena, febbraio 2008 – Un ritrovamento definito eccezionale dalla soprintendenza che – assieme alla speranza di una ricostruzione anche parziale del monumento – riapre una ferita mai sanata nella storia modenese. Gli scavi archeologici nella Chiesa di San Francesco hanno portato al recupero di 440 frammenti del monumento funebre Belleardi, opera di Antonio Begarelli (1499-1565). Alla luce sono rinvenuti frammenti di due cartigli iscritti, pezzi di ghirlande con frutti e foglie d’alloro, brandelli di vesti ed ali degli angeli, parti del busto del Cristo Risorto, una porzione di toga con un fermaglio dorato e le zampe leonine che fungevano da appoggio all’arca funeraria. E infine lui, “… coperto il capo con un berretto, … ad occhi chiusi in atto di darsi un placidissimo sonno…”, il volto di Francesco Belleardi.
Il volto di Francesco Belleardi
(fonte: www.archeobologna.beniculturali.it)
A due secoli dalla sua distruzione, è così possibile rivedere quel volto: il monumento funebre, terminato nel 1529 dal celebre plasticatore modenese ricordato da Michelangelo ma oggi sconosciuto ai più, era stato demolito a martellate dalle truppe di napoleone nel 1807, dopo aver ridotto la chiesa a stalla per la cavalleria di passaggio. “L’episodio – sottolinea Daniela Ferriani della Soprintendenza per il patrimonio storico e artistico di Modena – è paradigmatico di quanto si legge nei manuali sugli scempi prodotti nelle chiese italiane dalle milizie francesi. I frammenti ritrovati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna sotto il pavimento, testimoniano la ‘perizia’ con cui il martello francese li ridusse al minimo delle dimensioni, ottimali affinché il massetto pavimentale con essi realizzato lasciasse scolare meglio l’urina dei cavalli”.
Chi sia stato Antonio Begarelli, artista fuori Modena oggi poco noto ai più, lo lasciamo dire a Michelangelo che, secondo quanto riportato nelle “Vite” del Vasari, “passando da Modena, vedde di mano di maestro Antonio Bigarino modanese, scultore, che aveva fatto molte figure belle di terra cotta e colorite di colore di marmo, le quali gli parsono una eccellente cosa; e perché quello scultore non sapeva lavorare il marmo, disse (Michelangelo, ndr): «Se questa terra diventassi marmo, guai alle statue antiche»”. (Le Vite di Giorgio Vasari, volume VI, Edizione Giuntina, Vita di Michelagnolo Buonarruoti Fiorentino pittore scultore et architetto).
Il monumento coroplastico commissionato da Giacomo Belleardi ad Antonio Begarelli era considerato una delle sue opere più pregevoli nonché uno dei rari monumenti funebri realizzato dallo scultore modenese. Ritraeva il fratello di Giacomo, Lionello, ed il loro padre Francesco. La statua di Francesco era posta sul coperchio dell’arca funeraria; il padre era ritratto con tutti i segni della vecchiaia, gli occhi chiusi, il capo – coperto da un berretto – appoggiato alla mano sinistra mentre con la destra reggeva una borsa, simbolo della sua professione di banchiere. Seduto accanto all’arca, il figlio Lionello indossava una toga dottorale, tenendo fra le mani un codice, allusivo alla sua professione di giureconsulto.
Nella parte superiore della composizione il complesso statuario era arricchito dalla figura del Cristo Redentore, seduto, il braccio destro levato in atto benedicente, la mano sinistra a reggere una croce; ai suoi piedi, due putti emergenti a mezzo busto dalle nubi mentre due angeli a figura intera, ciascuno con un cartiglio recante un motto relativo alla morte del giusto, erano posti ai lati della composizione. Una nicchia ad arco accoglieva la figura del Cristo Risorto benedicente ai cui piedi stavano due angioletti ridenti aggrappati ad una nube. Ai lati della nicchia, altri due angeli con grandi ali e lunga veste reggevano un cartiglio che alludeva alla morte dei giusti. Di questo monumento, collocato sulla parete sinistra della chiesa e grandemente elogiato nei secoli, erano noti finora solo tre frammenti, il busto di Lionello Belleardi e la testa di un angioletto esposti nella Galleria Estense di Modena e una seconda testa di angelo conservata al Museo Civico di Modena.
Il recente rinvenimento è dunque ritenuto “un fatto assolutamente straordinario”. Gli scavi, condotti tra settembre e dicembre 2007 in seguito ai lavori di consolidamento statico della chiesa che hanno portato anche alla rimozione del pavimento, hanno individuato 33 sepolture contenenti diversi reperti di interesse archeologico, quali rosari, medagliette, anelli, targhette in piombo ed in bronzo e numerosi spilli. Dalla sottofondazione dei livelli pavimentali più antichi provengono inoltre numerose monete bassomedievali e un singolare sigillo papale in piombo riferibile a colui che, secondo numerose fonti, fu l’unico papa dimissionario della storia, Celestino V.
_Fonti:
[http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/modena/2 … rcheologici.shtml
](http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/modena/2008/02/14/64841-durante_scavi_archeologici.shtml)[http://www.archeobologna.beniculturali.it/mode … vo_07.htm](http://www.archeobologna.beniculturali.it/modena_san_francesco/scavo_07.htm)_