I conciari restaureranno l’antica conceria di Pompei

Partirà entro il 2008 il restauro di un complesso conciario fra i più antichi del mondo che si trova negli Scavi di Pompei, presso Porta Stabia, nel quartiere dei teatri (Regione I, Insula 5). Il restauro sarà realizzato con il contributo dell’Unione Nazionale Industria Conciaria (UNIC) con la quale la Soprintendenza Archeologica di Pompei ha recentemente firmato una convenzione.

Scoperta tra il 1873-74, la conceria fu scavata nella sua completezza da Amedeo Maiuri negli anni “50. Nell’edificio erano l’abitazione del gestore e gli ambienti destinati alle lavorazioni, come il porticato diviso in sei scompartimenti, separati da cinque tramezzi, in 3 dei quali è murata la conduttura che portava acqua alle giare. Nella zona retrostante si trovano 15 vasche circolari in muratura, rivestite di cocciopesto, con foro di carico e scarico. Dodici di esse venivano usate per la concia al vegetale di pelli grandi e 3 per quella all’allume di rocca di pelli piccole. Sotto il portico centrale avveniva la prima fase del lavoro, ovvero lo scuoio dell’animale, poi seguita dall’immersione nei tini. Qui le pelli venivano trattate con il tannino. Al livello superiore del primo ambiente si pensa ci fosse uno stenditoio dove le pelli venivano stese ad asciugare. Sul fondo del cortile si trova un triclinio con una tavola centrale prima decorata da un famoso mosaico, ora al Museo Archeologico di Napoli, che con la rappresentazione naturalistica del teschio e degli strumenti da muratore, esprime allegoricamente la caducità della vita e l’incombere della morte.

Tali resti, insieme con il gran numero di attrezzi, anch’essi attualmente custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono rivelatori di un livello produttivo e infrastrutturale di alta qualità, durato per quasi due millenni, cioè fino al salto industriale dei sali di cromo e dei macchinari a corrente elettrica.

L’impianto è stato studiato da un gruppo francese di archeologi guidati da Jean Pierre Brunn, attuale direttore del centro Jean Bérard di Napoli, specialista in artigianato nell’antichità, in collaborazione con la Soprintendenza: al centro del lavoro un’ipotesi ricostruttiva sulla quale sarà basato il restauro. Responsabile del procedimento per la Soprintendenza è l’Arch. Paola Rispoli.

“Come già per il contratto di sponsorizzazione a favore della conservazione di Ercolano, proposte tecniche credibili avanzate dalla Soprintendenza trovano attenzione da parte di imprese ““ dichiara il Soprintendente di Pompei Pietro Giovanni Guzzo – è il segno che generiche disponibilità si concretizzano in sostegno reale se la richiesta è ritenuta affidabile””. (fonte comunicato stampa dell’UNIC)

Analizzando la notizia si nota immediatamente come, ancora una volta, a seguire il progetto non sarà un archeologo, come ci si aspetterebbe, ma un architetto. Questo mostra quanta strada ci sia ancora da fare per rendere il lavoro dell’archeologo professionista percepito e valorizzato dalle stesse soprintendenze che, troppo spesso, preferiscono porre architetti o ingegneri (che per curriculum di studi non possono certo essere esperti di metodologie archeologiche) a direzione degli scavi lasciando ai veri archeologi il solo compito dello “sbancamento di terra”.


Ultima modifica 2008/02/01