“Hadrian Empire and Conflict”: in mostra al British Museum la figura dell’imperatore Adriano.
Resterà aperta fino al 26 ottobre 2008 la mostra “Hadrian Empire and Conflict”, allestita nella Reading Room del British Museum, Londra.
La mostra, il cui biglietto d’ingresso costa 12 sterline, rappresenta l’occasione per conoscere più da vicino l’imperatore che diede l’impronta maggiore all’isola britannica, con l’erezione del famoso Vallo che da lui prende il nome. Essa è altresì l’occasione per vedere le recenti scoperte che hanno Adriano per protagonista, come il rinvenimento di una testa colossale da Salagassos, e per fare il punto della situazione sulla sua vita e le sue opere: questo avviene anche con un continuo confronto-scontro con la visione sicuramente romantica fornitaci dalle “Memorie di Adriano” di Margherite Yourcenar, che ha senza dubbio il merito di aver avvicinato al grande pubblico l’imperatore e di averlo reso un personaggio più letterario che storico, quindi, in certo senso, più familiare.
La mostra si articola in 7 sezioni.
La prima, intitolata “A new élite”, illustra l’ascesa al potere di Adriano attraverso una galleria di busti dei suoi familiari, una sorta di albero genealogico in cui spiccano le figure di Traiano, il suo predecessore, e Plotina, moglie di costui che favorì l’ascesa al trono di Adriano.
La seconda sezione, “war and peace” mette a nudo un carattere di Adriano che non sempre è messo in evidenza: se sui libri di storia ci hanno insegnato che a lui si deve il consolidamento dell’impero e la rinuncia ad alcune terre di confine che erano state conquistate da Traiano (portando l’impero alla sua massima espansione), adombrando la figura di un personaggio tutto sommato pacifico, qui in mostra viene posto l’accento invece sul pugno di ferro che egli utilizzò per sedare una rivolta in terra ebraica. Gli ebrei da sempre rifiutavano il dominio romano. La guerra giudaica degli anni 70 d.C. aveva dato come risultato la distruzione del tempio di Gerusalemme; ora Adriano si trova ad affrontare una nuova rivolta, guidata da Simone Bar-Kokhbad. La rivolta si trascinerà per anni e finirà nel sangue, con migliaia di ebrei trucidati e centri abitati rasi al suolo. La mostra ha in questa sezione la raccolta di oggetti più significativa:una testa e un busto con corazza di Adriano proveniente da Tes Shalem, per la prima volta esposti al di fuori di Israele, e soprattutto i ritrovamenti avvenuti nella cd grotta delle Lettere (Cave of Letters), eccezionali esempi della cultura materiale ebraica risparmiati dall’atmosfera anaerobica del deserto, tale per cui si sono conservati i materiali deperibili: un piatto in legno, coltelli con l’immanicatura in legno, un canestro in vimini"¦e poi vasi in bronzo e le chiavi delle case nelle quali i rifugiati all’interno della grotta speravano di poter rientrare, un giorno.
Alcuni segni della vita lungo il Vallo di Adriano sono testimoniati nuovamente da oggetti della cultura materiale, come ciotole e stoviglie realizzate da artigiani locali e destinate con tutta probabilità al mercato militare, ai legionari acquartierati lungo il limes britannico, il confine dell’impero. Inoltre una testa-ritratto di Adriano rinvenuta nel Tamigi, non lontano dal foro dell’antica Londinium rivela che l’artigiano che la forgiò aveva come modello un’immagine bidimensionale, come l’effigie su una moneta, e non un originale scultoreo: tante sono le differenze tra questa testa e i ritratti ufficiali dell’imperatore.
Le sezioni “Architecture and Identitity” e “Hadrian’s Villa” mostrano invece l’aspetto molto noto dell’imperatore architetto, di colui che si scontrò e probabilmente fece uccidere l’architetto di Traiano Apollodoro di Damasco (quello che progettò il foro di Traiano e la Colonna Traiana) per disparità di vedute in materia di architettura. Il gusto architettonico di Adriano fu senz’altro innovativo e personalissimo, in quanto riuscì a unire insieme amore per l’antico, in particolare la Grecità, e innovazione, con un continuo utilizzo di forme mistilinee (alternarsi di linee rette e linee curve) che danno dinamismo e grande eleganza. La presenza architettonica di Adriano è forte in Grecia e nell’Oriente dell’Impero, mentre in Italia è ben visibile nel Pantheon e nel Mausoleo di Adriano (quello che diverrà Castel Sant’Angelo), ma soprattutto in quel gioiello dell’architettura romana che è Villa Adriana a Tivoli. Qui, nel privato, l’imperatore può dare libero sfogo a quelle soluzioni architettoniche ardite che tanto amava, mentre si circonda di copie di capolavori dell’arte greca classica e di effigi del suo amato Antinoo.
Antinoo è il protagonista della quinta sezione, il giovane fanciullo della Bitinia che, morto giovanissimo nel Nilo, fu da Adriano deificato come Osiride. Come nuova divinità, diffusasi nella parte orientale dell’impero e il cui culto non sopravvisse alla morte di Adriano, l’imperatore gli fece costruire una città, Antinoopolis, lungo il Nilo, e gli fece dedicare infinite statue che lo raffigurano nelle vesti di Osiride e di Dioniso. Di queste, due in particolare sono esposte in mostra: di quella di Antinoo nelle vesti di Osiride risalta il carattere tutto romano della statuaria di fondere insieme il ritratto con un corpo ideale: così la testa di giovinetto sensuale del bell’Antinoo è posta su un improbabile corpo muscoloso e virile degno di un nudo eroico.
La sesta sezione è dedicata, quasi per contrasto con la precedente, a Sabina, la moglie silenziosa e poco amata, frutto di un matrimonio di interesse come tanti a Roma, che però non ebbe mai a mancare di riguardi e di onori: monete coniate con la sua effigie, statue a dimensione più grande del vero e infine l’onore della deificazione che il senato le concesse dopo la morte, come mostrano monete che la raffigurano a cavallo di un’aquila, simbolo dell’apoteosi.
Infine, la settima sezione, “Towards eternity” ci parla della morte di Adriano attraverso i due pavoni dei Musei Capitolini che dovevano ornare il Mausoleo, e della sua successione al governo dell’impero, con l’adozione dell’anziano senatore Antonino Pio e l’avvicinamento del giovane Marco Aurelio.
La mostra-evento del British Museum è un’importante rassegna sulla vita e le opere dell’imperatore, con un costante rimando tra il dato storico e quello romanzato dalla penna della Yourcenar, che pure aveva condotto uno studio filologico sulle biografie di Adriano. E documenti autografi dell’imperatore, come il carteggio con Antonino Pio, e l’Historia Augusta sono ugualmente esposti, anch’essi destinati a perpetuare la memoria di uno tra i più grandi imperatori di Roma.
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