Comunicato stampa dell’ANA sull’annoso problema del riconoscimento della professione dell’archeologo

Riportiamo in versione integrale il comunicato stampa dell’ANA in merito alle decisioni prese durante la recente Borsa del Turismo Archeologico.

Gentili Colleghi,

vi prego di dare notizia delle ultime decisioni emerse dal convegno su “Le professioni dei beni culturali: alla ricerca di regolamentazione e diritti” tenutosi a Paestum e inserito tra le iniziative dell**‘XI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico**.

Tale convegno ha visto per la prima volta la partecipazione attiva delle principali associazioni di categoria che rappresentano tutte le professioni dei beni culturali (archeologi, archivisti, bibliotecari, restauratori) anche in seguito alla proposta di legge promossa dal PD di ottenere il riconoscimento dei requisiti minimi per esercitare la professione.

Paestum, 16 novembre 2008

BENI CULTURALI: nasce osservatorio sulle professioni

“Le professioni dei beni culturali: alla ricerca di regolamentazione e diritti” è il titolo del convegno organizzato dall" ANA (Associazione Nazionale Archeologi) durante l" XI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum.

L’iniziativa cade a pochi giorni dalla presentazione della proposta di legge di riordino delle professioni dei beni culturali, a firma dei deputati Madia, Samperi, Ferranti e del Ministro ombra alla Giustizia Tenaglia, del PD, avviata in seguito alla manifestazione nazionale del 14 Giugno scorso, promossa dall’Associazione Nazionale Archeologi.

Proprio alla luce della recente proposta di legge, che ha visto il coinvolgimento delle principali associazioni professionali del settore (archeologi, storici dell’arte, bibliotecari, archivisti e restauratori) l’Associazione Nazionale Archeologi ha organizzato una tavola rotonda come occasione di confronto tra le associazioni di categoria, le istituzioni, il mondo politico e le principali organizzazioni sindacali.

“La necessità di un dibattito pubblico nasce – sottolinea Tzao Cevoli, presidente dell’ Associazione Nazionale Archeologi ““ anche a seguito del numero spropositato di domande (159.439) per la partecipazione al concorso del Ministero per i Beni e le Attività Culturali a fronte dei posti effettivamente disponibili (soltanto 500). Ben 17.000 domande per appena 42 posti nei ruoli di archeologo, storico dell’arte, bibliotecario, archivista. Si tratta di professionisti altamente qualificati, già in possesso di laurea più specializzazione o dottorato, che, pur esterni all’Amministrazione pubblica, operano da anni nel settore garantendo la tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale”.

Se alle 17.000 domande si aggiungono tutti coloro che stanno per concludere il percorso di specializzazione post lauream e coloro che a breve concluderanno l’iter universitario (3000 ogni anno) siamo di fronte ad una categoria molto numerosa. Si tratta di professionisti che, pur operando quotidianamente nei cantieri, nei musei, negli archivi e nelle biblioteche di tutta Italia, non godono di alcun riconoscimento professionale e rimangono totalmente esclusi da forme di tutela e dai più elementari diritti di ogni lavoratore.

“Occorre trovare forme adeguate di riconoscimento per i professionisti del settore e la Proposta di Legge del PD mi sembra vada in questa direzione”. – osserva Gianfranco Cerasoli, della Uil Beni Culturali – “Ciò è tanto più urgente nel momento in cui il Ministro decide di affidare l’istituenda Direzione Generale dei musei statali all’Amministratore Delegato di McDonald Italia”.

“Soltanto con la regolamentazione economico-giuridica delle libere professioni di recente creazione – sostiene Riccardo Sanna, ricercatore IRES CGIL ““ e di quelle cosiddette a rischio ““ tra cui rientrano quelle dei Beni Culturali – si riuscirebbe a recuperare il 9% del PIL. Questi i dati emersi nell’ultimo incontro con il Fondo Europeo che offre dati allarmanti sulla perdita di gettito derivante dalle condizioni contrattuali dei lavori cosiddetti atipici”.

“L’importanza dell’incontro di oggi ““ afferma Salvo Barrano, associazione nazionale archeologi – deriva anche dal grado di consapevolezza raggiunto dalle associazioni, che contano migliaia di iscritti, oltre che dalla compattezza con la quale sappiamo presentarsi agli interlocutori politico-istituzionali, anche grazie al ruolo del COLAP, il Coordinamento Libere Associazioni Professionali che riunisce 220 associazioni e rappresenta più di 200.000 professionisti.

La CGIL, accogliendo una proposta dell’ANA, si è impegnata ad istituire un osservatorio delle professioni dei Beni Culturali per monitorare le dinamiche occupazionali e far emergere gli abusi che si verificano sempre più di frequente a danno dei lavoratori. E’ necessario comprendere chi e quanti sono coloro che possiedono i diritti e le competenze per occuparsi della tutela e della valorizzazione del nostro patrimonio.

La proposta è stata accolta da Tzao Cevoli (presidente ANA , Associazione Nazionale Archeologi) Ilaria Ciardiello (Fillea- Restauro), Luigi Crimaco (presidente della FEDER, Federazione Professionisti Italiani dei Beni Culturali), Maria Rosaria de Divitiis (Soprintendente Archivistico per la Campania e Presidente dell’ ANAI, Associazione Nazionale Archivistica Italiana sez. Campania), Alessia Guarnaccia (presidente dell’ANGIA, Associazione Nazionale giovani Architetti Conservatori, Paesaggisti e Pianificatori ) e Alessandro Pintucci (CIA, Confederazione Italiana Archeologi).

A chiudere il lavori è stata l’On. Marilena Samperi, della Commissione Gistizia della Camera, che ha illustrato approfonditamente il percorso che ha portato alla stesura della proposta di legge, fornendo chiarimenti dettagliati sul testo.

“La proposta di legge, forte dell’accordo di tutte le associazioni, è resa ancor più solida dall’accoglimento di un ordine del giorno presentato in estate con il quale il Governo si è impegnato formalmente ad affrontare il problema del mancato riconoscimento della figura di archeologo. In una fase in cui la tutela dei beni culturali vede un sempre maggiore coinvolgimento dei privati e degli enti locali, si rende ancora più urgente la qualificazione dei professionisti del settore. Il testo della proposta risponde alla preoccupazione verso il patrimonio culturale italiano che, come affermato dalla Costituzione, deve essere tutelato dallo Stato. Una tutela improntata al merito e alle competenze e non all’improvvisazione a al mercato selvaggio. Con il disegno di legge chiediamo l’istituzione di registri nazionali, suddivisi per fasce di competenza sulla base dei titoli universitari e dell’esperienza sul campo. Non si tratta di una misura neocorporativa per dare rigidità al sistema ma di un valido strumento per conoscere la qualificazione e le competenze di coloro che tutelano il nostro patrimonio.”.

Dott. ssa Brunella Gargiulo

Associazione Nazionale Archeologi

Ufficio Stampa

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Ultima modifica 2008/11/30