“Antonello, Annunciazione: il restauro. Omaggio a Cesare Brandi” – In una mostra il restauro dell’Annunciazione di Antonello da Messina

Mercoledì 23 aprile 2008, alle ore 18,30, presso la Sala delle Navi del Complesso Monumentale di S. Michele a Ripa Grande (Roma, via di S. Michele 22) sarà inaugurata la mostra “Antonello, Annunciazione: il restauro. Omaggio a Cesare Brandi“.

Si tratta della presentazione al pubblico della Annunciazione di Antonello da Messina dopo il restauro effettuato dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ex Istituto Centrale per il Restauro).

Antonello da Messina – Annunciazione (Prima del restauro)

Antonello da Messina – Annunciazione (Dopo il restauro)

Alla presentazione, preceduta dai saluti e dagli interventi delle autorità presenti, seguirà, nella Sala dello Stenditoio alle ore 20.30, il concerto Settecento, con musiche di Haendel, Broschi, Hasse, Lotti, Vivaldi, Vinci. Il concerto si iscrive nella cornice della manifestazione “Concerti e Palazzi – musica dal ‘500 ad oggi”, per le celebrazioni del 2761º “Natale di Roma”, che si svolge da 13 anni sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con i patrocini del Senato, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Lazio.

Prima della restituzione al museo di provenienza l’opera sarà visibile nei giorni 24, 28, 29 e 30 aprile, dalle ore 10 alle 18. Sono previste 2 visite guidate al giorno (alle ore 11.00 e alle ore 17.00) su prenotazione; eventuali visite extra dovranno essere concordate con l’ufficio responsabile.

Per prenotare le visite guidate è attivo il numero telefonico 06.48896349 in funzione ogni giorno dalle 9.00 alle 13.00 a iniziare da lunedì 21 p.v.

L’opera era stata commissionata all’artista siciliano nell’agosto 1474 da Giuliano Maniuni per la chiesa della SS. Annunziata di Palazzolo Acreide (nel Siracusano) e terminata entro il dicembre dello stesso anno.

Della sua paternità si era persa memoria fino alla seconda metà dell’ “800, quando degli studiosi locali cominciarono ad avanzare l’attribuzione ad Antonello, confermata nel 1903 dalla scoperta del documento di commissione.

Nonostante le sollecitazioni di studiosi quali Adolfo e Lionello Venturi soltanto nel 1907 lo Stato riuscì ad acquistare l’opera, destinandola al Museo archeologico di Siracusa e sottraendola così al gravissimo degrado da cui era stata coinvolta.

Tanto grave che il grande restauratore Luigi Cavenaghi dovette procedere alla rimozione della pellicola pittorica dal suo supporto in legno, ormai fratturato e fradicio per l’umidità, e applicarla su una tela: operazione comunque traumatica, anche se condotta nel migliore dei modi.

Infatti, a distanza di poco più di 20 anni, nel 1936, il dipinto fu inviato al Regio Gabinetto dei restauri degli Uffizi a Firenze, dove il restauratore Augusto Vermehren curò la riadesione della pellicola pittorica al supporto e approfondì la prudente pulitura del Cavenaghi rimuovendo anche le integrazioni pittoriche fatte da questi.

Di fronte alle insoddisfacenti soluzioni proposte dal restauratore per la reintegrazione delle lacune il Ministro dell’Educazione Nazionale ne dispose, nel 1942, il trasporto all’appena costituito Istituto centrale del restauro, dove venne data al problema una soluzione provvisoria, perché ““ come Brandi stesso afferma nel cataloghino della mostra, in ordine di tempo la prima al mondo di opere d’arte restaurate, e nella Teoria del restauro ““ non aveva ancora messo a punto la ben nota metodologia della reintegrazione delle lacune e le conseguenti tecniche del tratteggio e dello abbassamento ottico-tonale, come avverrà dopo la fine della guerra.

Un successivo intervento essenzialmente conservativo venne effettuato sull’opera nel 1986-87 dal restauratore Ernesto Geraci sotto la guida di Gioacchino Barbera.

Rimanendo ancora in sospeso il problema delle lacune, in occasione della mostra di Antonello alle Scuderie del Quirinale Vera Greco, direttrice del Museo Bellomo, dove dal 1940 l’opera viene conservata, propone all’Istituto di occuparsene.
Nell’ambito di una Giornata di studio per il 100º anniversario della nascita di Cesare Brandi Giuseppe Basile, Costanza Mora, Beatrice Provinciali e Albertina Soavi a nome dell’ISCR hanno illustrato un’ipotesi virtuale di reintegrazione delle lacune in tre fasi successive di avanzamento: dal semplice abbassamento ottico-tonale alla chiusura delle lacune più semplici alla soluzione delle lacune più problematiche (ma sempre nell’ambito della ricostruibilità), con lo scopo di restituire alla fruizione l’opera soprattutto nella sua complessa struttura spaziale e cromatico-luminosa.

Alla luce di questa ipotesi, approvata dagli specialisti presenti, si è proceduto, dopo avere sottoposto il dipinto a indagini scientifiche volte a controllare le condizioni della tela e del telaio (scanner laser, misure reologiche), a caratterizzare i materiali costitutivi e le loro condizioni (identificazione specie legnose e struttura tela, indagini RX, IR, XRF, colorimetria, rilievo laser 3D, caratterizzazione in differenti bande di frequenza), a prevedere idonee condizioni di conservazione (microclima, sorgenti luminose) nell’ambiente espositivo abituale.


Ultima modifica 2008/04/19