Trento – Visita guidata a palazzo Tabarelli

Trento – Sabato 6 ottobre 2007 in occasione di “Invito a Palazzo”
PORTE APERTE A PALAZZO TABARELLI
Visite guidate all’area archeologica a cura della Soprintendenza per i Beni archeologici e musica con gli allievi del Conservatorio “F.A. Bonporti”

Tra i palazzi rinascimentali del centro storico di Trento si contraddistingue per l’imponente facciata in bugnato rustico in pietra bianca e rosa: è Palazzo Tabarelli sede della Banca Sella Nord Est, in via Oss Mazzurana sul percorso del Giro al Sas.

Sabato 6 ottobre 2007 dalle ore 10 alle 19, in occasione della 6a edizione di “Invito a Palazzo”, iniziativa nazionale dell’ABI – Associazione Bancaria Italiana, lo storico edificio apre le porte al pubblico con visite guidate alla scoperta del prezioso e complesso contenuto storico, architettonico e artistico che custodisce: dall’area archeologica nell’interrato con testimonianze e strutture abitative di età romana e altomedievale (I sec. a. C.-XI/XII sec. d.C.), alla loggia rinascimentale interna, alle sale superiori riccamente ornate.

Le visite all’area archeologica, a cura dei Servizi Educativi della Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, si terranno alle ore 10, 11.30, 15, 16 e 17.30. Saranno precedute da una breve panoramica sulla Trento antica e proseguiranno con l’accesso guidato al palazzo rinascimentale e alle sue sale.

Nell’occasione, alle ore 11 e alle 17 la corte interna del palazzo con la splendida loggia rinascimentale, ospiterà due interventi musicali degli allievi del Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento: Ilaria Springhetti e Anna Boschi flauto, Nadia Bortolamedi clarinetto, Nicoletta Todesco, Matteo Rigotti e Mauro Tonolli chitarra. Verranno eseguiti brani di Novak, Charlton, Piazzola, Sauget, Anzaghi e Straffelini.
L’ingresso al palazzo e la partecipazione alle visite guidate sono liberi e gratuiti.

L’area archeologica posta nell’interrato di Palazzo Tabarelli é frutto dei ritrovamenti effettuati in occasione dei lavori di restauro dell’intero immobile eseguiti sul finire degli anni Settanta/inizio anni Ottanta del secolo scorso. Si conservano sopravvivenze di un tratto di isolato urbano della Tridentum antica, ininterrottamente occupato e quindi sostituito da successivi moduli abitativi, stretti e allungati di matrice pienamente medievale. Da questi ha origine il palazzo della famiglia Tabarelli de Fatis di Terlago, qui accasata fin dal 1476. Unità distinte, architettonicamente uniformate sul fronte stradale dalla magnifica facciata, progettata dal veronese Alessio Longhi e approntata tra il 1515 e il 1518 (ma completata però soltanto nel 1791). Un intervento di forte spessore urbanistico e di intelligenza prospettica in grado di sottolineare al meglio il prestigio e la raggiunta affermazione nella più alta società cittadina della famiglia proprietaria.

Le testimonianze archeologiche restituiscono parte di un edificio di età romana, affacciato su di una delle strade urbane il cui andamento é oggi ripetuto – a circa due metri e mezzo al di sopra ““ da via Oss Mazzurana. Un’ampia soglia di un portone a due ante e un corridoio lastricato immettono in quella che è stata la parte più privata della casa: un cortile scoperto, con – forse – tutt’attorno un porticato, sul quale si aprivano gli accessi di vari ambienti, uno dei quali originariamente pavimentato da un mosaico policromo (ne rimane un frammento).

Interessanti sono alcuni lacerti dei sistemi sotterranei di adduzione e di maltimento delle acque, realizzati nell’area in sostituzione di più antichi pozzi artesiani. I materiali e le suppellettili rinvenuti nei vari livelli pavimentali (anfore, lucerne, ceramiche e vetri, monete, ornamenti e manufatti in bronzo, osso e ferro) indicano l’uso dell’edificio tra il I sec. a. C. e il IV secolo d.C., dopo di che si attuano delle trasformazioni riflesso di variazioni sociali ed economiche in atto nella città. Segnale del progressivo esaurimento dell’ordinato sistema cittadino romano e dell’affermazione di nuove realtà, ma sopratutto segnale di una diversa mentalità e di un diverso modo di vivere in città, che aprono questa al medioevo. Con la forma urbana muta infatti anche la società civile, più multietnica, multilingue e multiculturale per l’arrivo di nuovi gruppi dominanti: Goti, Longobardi e, dalla seconda metà dell’VIII secolo, della nobiltà francogermanica.

Anche le abitazioni, che di questa nuova società sono specchio, cambiano di aspetto e prove chiare di questo fenomeno provengono proprio dal contesto archeologico di palazzo Tabarelli dove, dal V secolo in poi, le forme costruttive diventano più elementari, con uso misto di muratura e del legno. Ciò che prende forma dal vecchio edificio romano è una casa decisamente meno ampia: una casa terragna, a pianta rettangolare allungata verso l’interno dal fronte strada, con pochi ambienti divisi da precari tramezzi e serviti da focolari direttamente accesi sui pavimenti. Ambienti fortemente promiscui utili sia alle faccende domestiche che al soggiorno e al lavoro senza disdegnare l’ospitalità di animali domestici.

Si tratta dell’espressione chiara di una società molto diversa da quella romana, “barbarica” ma non necessariamente però più povera come si è soliti considerarla. Una società che ha capacità di spesa e che dispone di un ampio patrimonio immobiliare ereditato dalla città romana, che essa usa nel segno di un’ininterrotta continuità adattando, demolendo e spianando, ma anche riportando terra sulle macerie e depositando su di esse rifiuti organici, elementare sistema di smaltimento cessati di funzionare gli efficienti sistemi romani. Spazi da cui essa trae utili superfici per la propria stessa sussistenza praticando su di essi attività artigianali e traendo piccoli campi, orti e vignali. Spazi utili anche ad altro: come area cimiteriale ad esempio. Anche in questo ne è esempio proprio la superficie sottostante il palazzo, in particolare quella posta in corrispondenza della loggia rinascimentale interna dove, in età longobarda, vengono ad esservi sepolti sette individui di sesso ed età diversi, partecipi di un gruppo famigliare che si presume vissuto in un caseggiato qui prossimo.
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Informazioni**
Provincia Autonoma di Trento
Soprintendenza per i Beni Archeologici
Via Aosta, 1 – 38100 Trento
Tel. 0461 492161 – 0461 492182 Fax 0461 492160
E-mail: [email protected] www.trentinocultura.net/archeologia.asp/[email protected]


Ultima modifica 2007/10/05