Spedizione “Sfingi 2007”

Stefy

17 Aprile, 2007

5 thoughts on “Spedizione “Sfingi 2007”

  1. Torino, 9 Giugno 2008
    Alla cortese attenzione della Redazione.
    V’invio, un breve flash informativo concernente una notizia di straordinaria importanza scientifica:
    la conferma inequivocabile della mia teoria sull’esistenza di una possibile seconda Sfinge nell’altipiano di el-Giza. Credo fermamente che questa conferma sia d’estrema importanza, in ogni caso lascio a voi ogni giudizio in merito: “In base alla scansione satellitare effettuata nei giorni scorsi sulla frequenza d’onda dell’infrarosso, si può affermare con estrema certezza,
    che nella zona da me individuata ad Ovest dell’altopiano di el-Giza, esiste
    una struttura ipogea fino ad oggi sconosciuta. La configurazione strutturale del complesso individuato, esattamente distanziato dal centro della piramide di Chefren quanto lo scasso della Sfinge nota come previsto dalla mia teoria, è di forma trapezoidale regolare. I lati misurano circa 50 metri per 53/55 metri circa. L’orientamento dell’asse maggiore è rivolto ad Ovest – Sud Ovest con l’asse minore che corre parallelo alla conformazione orografica della parte terminale dell’altopiano in cui si trova la costruzione sotterranea . Il fabbricato ipogeo, che potrebbe anche essere una struttura tombale, dal momento che non è mai stato individuato, dovrebbe essere totalmente integro nella sua sostanza: questo consentirebbe una lettura maggiormente precisa di una parte della cultura sviluppata dalla
    civiltà nilotica dell’Antico Regno. La sensazionale scoperta scientifica, è a conferma diretta dell’esattezza previsionale della mia teoria elaborata in base ai testi noti. La chiave di lettura dei testi è stata fornita, a sua
    volta, dalla straordinaria e fondamentale paleogeometria che ho ricostruito basandomi su punti geometrici realmente esistenti sull’altipiano di el-Giza. Le immagini dello straordinario complesso ipogeo individuato saranno fornite non appena
    possibile.”
    Ringraziandovi per l’attenzione, in attesa di eventuali vostre notizie, porgo cordiali saluti Diego Baratono.

  2. Gentilissimo Dott. Baratono, personalmente La ringrazio molto per l’aggiornamento sulla Sua straordinaria spedizione. Rimango in trepidante attesa delle immagini e degli ulteriori risultati. Indubbiamente l’orientamento a ovest della struttura rilevata darebbe una ragione in più alla Sua tesi.

    AugurandoLe grandi successi, cordialmente saluto.

    Stefania Cirio

  3. Gentile dott. Baratono, cosa ne pensa dell’ubicazione suggerita dal ricercatore
    Bassam El Shammaa, per la collocazione della seconda sfinge?
    In un sito russo si parla di padre della paura e madre della paura, come nome per, rispettivamente, sfinge conosciuta, e sfinge da scoprire.
    In ultimo, c’è qualche recente aggiornamento dalla piana di Giza?

  4. Dopo aver ricevuto debita autorizzazione dal Professor Paolo Trivero dell’Università “Amedeo Avogadro” di Alessandria e dal Professor Maurizio Gomez del Politecnico di Torino, si porta alla vostra conoscenza quanto segue: da recenti accertamenti “quantitativi” eseguiti presso l’Università “Amedeo Avogadro” di Alessandria dal Professor Trivero in collaborazione con il Professor Gomez del Politecnico di Torino, si può affermare con un certo margine di sicurezza, che il cosiddetto “Terzo livello” da me individuato ed esplorato in occasione di “Operazione Sfingi 2007, I – II”, (l’importantissimo sito si trova ad Ovest dell’altipiano di el-Giza, ad un’altezza rispetto al Nilo di circa cento metri) presenta effettivamente una cavità sotterranea. Quella che sembrava essere soltanto una indefinibile percezione sonora, si è rivelata invece essere una concreta e sorprendente realtà. Precisamente, il vuoto ipogeo si è rilevato nel cosiddetto “II caposaldo”, zona facente parte dei quattro caposaldi da me scoperti ed esplorati, delimitanti un’area posizionata alle spalle della piramide di Chefren, grande esattamente quanto lo scasso della vasca in cui è collocata la “Sfinge” nota e quindi specularmente collocata ad Ovest rispetto alla precedente area indicata. Utilizzando la tecnica di “bosing” ed analizzando successivamente l’eco prodotta dall’esperimento nominato, il Professor Trivero in collaborazione con il Professor Gomez sono riusciti a determinare l’altezza del vuoto esistente, che in quel punto si è potuto quantificare esattamente in 21,5 metri. Si precisa che l’altezza della Sfinge nota ad Est è di circa 20 metri. Si deve subito precisare, nondimeno, a scanso di equivoci e strane interpretazioni, che senza i dovuti accertamente in situ non si può ancora assolutamente affermare che l’esistenza di una seconda Sfinge sia cosa certa. I risultati delle recenti misurazioni consentono, tuttavia, di poter affermare, questo sì, che effettivamente il “Terzo livello”, dopo aver accertato al di là di ogni ragionevole dubbio la presenza delle tracce di quella che si può definire una struttura ipogea (rilevazione satellitare all’infrarosso), dopo l’accertata presenza di un insediamento litico microlitico di consistente estensione (si vedano i choppers repertati) risalente al Neolitico superiore, ossia all’epoca della costruzione delle Piramidi, dopo aver determinato con certezza l’esistenza di un’area utilizzata quale cava per l’estrazione del materiale destinato con pochi dubbi all’edificazione degli edifici insistenti sull’altipiano (al proposito si veda la mia teoria sulla costruzione delle Piramidi dall’alto, erezioni di templi, di tombe e così via), è per certo un’importantissimo areale che si può contestualizzare nel quadro dipinto fino ad oggi solo parzialmente per el-Giza. Per quanto possibile, gli accertamenti interdisciplinari, vista la fisionomia sempre più delineata dell’apprestamento, proseguiranno al fine di stabilire con certezza che cosa ho effettivamente scoperto. Riassumendo, dunque, lo stato della ricerca basata su “Operazione Sfingi 2007, I – II” consente di poter affermare con certezza che il “Terzo livello” esiste. Esistono con certezza le tracce di quella che sembra essere una struttura ipogea. Esiste con certezza un’industria litica microlitica risalente al Neolitico superiore (epoca della costruzione delle Piramidi) insediatasi ad Ovest di el-Giza. Esistono con certezza le tracce di cavatura di materiale litico. Esiste con estrema certezza uno spazio completamente vuoto al di sotto dello strato roccioso, apparentemente roccia in sito, ad Ovest della Piramide di Chefren, quantificabile in 21,5 metri. Nessuno, fino ad oggi, si è mai accorto di questi importantissimi particolari. Nessuno, fino ad oggi, ha mai preso in seria considerazione né questa parte dell’altipiano di el-Giza, né i risultati che fin qui ho ottenuto. Cordiali saluti, Diego Baratono.

  5. Cultura 7 agosto 2010
    SCOPERTE
    Il girotondo delle Piramidi
    «Ne sono assolutamente certo: le tre piramidi Gizah, alla periferia ovest del Cairo, la Sfinge e in generale i più importanti monumenti vicini ad esse sono stati costruiti seguendo una coerenza geometrica, disponendoli in base a precise figure circolari e a enormi triangoli equilateri». A fare un’affermazione destinata ad aggiungere elementi decisivi alla comprensione della piana di Gizah, l’area archeologica più famosa al mondo, è Diego Baratono, egittologo «fuori contesto», dalle posizioni a volte non in linea con l’ortodossia egittologica, ma già in passato apripista per studi e conclusioni condivisi anche da luminari del settore. Baratono, fornito di robusta preparazione accademica e supportato da cattedratici di livello quali Paolo Trivero (Università di Alessandria) e Maurizio Gomez (Politecnico di Torino), da anni esplora con regolari prospezioni la zona di Gizah e completa le proprie ricerche con l’ausilio di foto satellitari, a disposizione da parte dell’Esa (l’Agenzia Spaziale Europea).

    Professor Baratono, cosa ha notato esattamente dall’analisi capillare di questo abbondante materiale?
    «Ho passato al setaccio foto e planimetrie topografiche della zona con sofisticati programmi informatici e una cosa è risultata evidente: i punti di alcuni angoli delle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, insieme a uno degli angoli della Sfinge e ad altri punti-cardine di monumenti ancora conservati, se uniti, risultano appartenere alla circonferenza di un cerchio. Si tratta dell’evidenza di un rigore geometrico, rispettato man mano che nuovi monumenti venivano eretti».

    Oltre all’esame di materiale fotografico e di planimetrie ci sono elementi ancora più dirimenti, vero?
    «Certamente. Abbiamo riscontrato sul terreno e su foto a infrarossi la presenza di tracce, quasi di solchi circolari che coincidono con la circonferenza, lungo la quale erano disposti piramide e Sfinge. Inoltre sono rimaste ben visibili qua e là tracce di lati di triangoli equilateri e di esagoni, ad indicare una capillare attenzione geometrica, che ha regolato l’area sepolcrale e sacra di Gizah in ogni sua costruzione e che è rimasta in vigore per parecchie dinastie. Ma c’è di più».

    Ci dica.
    «Se prolunghiamo la linea della circonferenza ricavata a occidente, dalla parte opposta della Sfinge conservata, andiamo a raggiungere una zona dove ci sono resti di impiantiti e basamenti di quella che fu un’altra enorme statua. Tutto lascia pensare a una seconda Sfinge, diametralmente opposta a quella visibile e in perfetta coerenza con il sapere mitologico degli egizi, che parlano di due leoni, Duau e Sef, guardiani, guarda caso, del cerchio solare».

    A proposito di mito, la disposizione circolare dei monumenti di un’area importante in fondo riflette la centralità che aveva il cerchio nella fantasia mitografica degli egizi. Non è così?
    «Certo. Basta pensare al Testo dei sarcofagi n. 6000: “Fui colui che nacque come cerchio…”; è un’affermazione riferita alla dea Maat, la Giustizia, che dunque viene pensata come un cerchio. Anche questo è un elemento che ben si combina con le capacità di architetti ed ingegneri egizi di riprodurre figure geometriche nell’edificare imponenti monumenti, come templi, tombe o statue colossali; o con la fantasia dei pittori, che hanno affrescato questi edifici con figure dall’evidente schematizzazione geometrica. Ecco perché la paleogeometria risulta fondamentale per capire la “ratio” della disposizione delle costruzioni nel Paese del Nilo».

    E come conciliare questi risultati con la teoria, abbracciata da molti, che gli egizi costruirono piramidi e templi orientandoli secondo costellazioni astronomiche, di cui erano insuperabili conoscitori?
    «Le due cose vanno insieme: in fondo anche le costellazioni celesti riproducono linee rette e figure geometriche, che cambiano continuamente secondo l’orbita. Proprio le costellazioni degli astri funsero da modello per gli architetti dei faraoni: con prossimi studi cercherò di indicare quali costellazioni hanno ispirato l’erezione dei singoli monumenti e che figure geometriche riproducevano».
    Aristide Malnati

    Copyright 2010 © Avvenire

    La condizione di equidistanza che è sottesa alla zonizzazione geometrica delle tre piramidi di el-Giza è governata dall’equivalenza espressa con: AB = CD, dove

    A = spigolo NORD lato OVEST di CHEOPE
    B = spigolo SUD lato EST di CHEFREN
    D = spigolo NORD lato EST di CHEOPE
    C = punto mediano di CHEFREN ricavato puntando il compasso in D con apertura AB

    La circonferenza che si ottiene puntando il compasso in C con apertura AB toccherà i vertici D ed E (spigolo SUD lato OVEST di MICERINO) passando per la zona frontale della SFINGE, confermando “geometricamente” l’equidistanza delle Piramidi di el-Giza.

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