Scoperto mosaico romano in piazza Marconi a Cremona

CREMONA – Un mosaico è venuto alla luce nel corso dello scavo in piazza Marconi a Cremona.

“La storia di Cremona è da riscrivere”. Così Lynn Passi Pitcher, direttore scientifico degli scavi di piazza Marconi, ha commentato oggi durante un sopralluogo gli ultimi ritrovamenti. Sono oggetti raffinati, che si rivelano indizi: frammenti di portauovo in vetro blu molato, una perla di agata su cui è incisa la testa di Apollo, sicuramente montata su un anello, non ritrovato, un affresco raffigurante una figura femminile, con un copricapo di gusto egiziano. Sono stati trovati anche 42 sacchi di semi di orzo, avevano fatto crollare il soffitto sul pavimento di un locale della domus aurea di epoca augustea che ha portato in luce mosaici delicatissimi e preziosi, tasselli minuscoli di marmo, che composti raffigurano uccellini, temi floreali, foglie. Sensazionale è che la loro cifra stilistica è comune ai mosaici ritrovati nella villa di Via Poggiani a Piacenza. Quindi, fasce decorative, affreschi, stucchi, colonne in mattone, con intonaco in finto marmo, quindi un ambiente con parquet, bruciato nel 69 d.c. dopo l’attacco di 50 mila soldati che hanno messo a ferro e fuoco la città per 4 giorni.

Passi Pitcher azzarda convinta: “Le due colonie di augusto, Cremona e Piacenza, condividono il gusto della stessa bottega artistica. Qui non siamo ai margini dell’impero, come abbiamo creduto, ma in piena convergenza con il centro del potere”. Al cuore della ricerca: una villa monumentale, decorata con stile, di 4 mila metri quadrati, su più piani, di cui gli scavi hanno portato in luce 16 ambienti. Una casa patrizia, abitata da un potente, sicuramente un politico importante, un senatore, forse, che a Roma doveva testimoniare il suo potere. Uno “snobbone“, così lo ha definito Pitcher, che voleva stare in un posto che doveva essere bellissimo, fuori dalla città, lungo il fiume Po, che allora scorreva non lontano.

Passi Pitcher oggi non ha anzi escluso che l’ipotesi colta congetturata dal giornalista cremonese Fabrizio Loffi sulle pagine di Cronaca qualche settimana fa sia plausibile. Quel potente davvero potrebbe essere Alfeno Varo. Gli ultimi ritrovamenti, citati, rafforzerebbero ulteriormente la tesi di Loffi che parte dalla datazione degli affreschi stimata tra il 41 a.c. e il 14 d.c. considerando le similitudini stilistiche con gli affreschi della casa di Livia a Roma e la Casa di Augusto sul Palatino. Loffi spiega: “Se l’uomo che stiamo cercando deve avere le caratteristiche indicate da Pitcher, l’unico è Alfeno Varo”. Viene mandato infatti nel 40 a.c. da Augusto nella Gallia Cisalpina (cioè nella pianura padana), come prefetto, per distribuire le terre ai veterani che avevano sconfitto Cesare a Filippi nel 42 a.c.. La conferma arriva dalle Bucoliche dove Virgilio ringrazia Alfeno Varo per non avergli confiscato le terre di Andes nel mantovano, grazie anche all’intercessione di Cornelio Gallio. Nel 39 a.c. Alfeno Varo è nominato Consul Suffectus, cioè console sostituto, dopo la rimozione del console esistente. Era potentissimo e, prendendo soldi, speculando sulle centuriazioni, deve essere diventato ricchissimo. E’ stato uno dei più grandi giuristi del suo tempo, a Roma è stato allievo di Sulpicio Rufo, amico di Augusto. Lo era diventato grazie al padre adottivo Publio Quintilio Varo, cavaliere romano cremonese. Inoltre, si hanno notizie di una missione politica di Alfeno Varo in Egitto. E gli indizi ritornano.

Fonte:
http://www.ecremona.it/article.php?sid=12436


Ultima modifica 2007/12/18