Roma – Ritrovato il Lupercale, dubbi e polemiche sulla scoperta

È nelle profondità del Palatino, sotto la casa di Augusto. In quella grotta secondo la leggenda furono nutriti dalla lupa i figli di Rea Silvia. Una telecamera in una frattura nella collina permette di filmare il luogo di antichissimi riti

L´occhio elettronico è sceso nelle viscere del Palatino alla ricerca di un rimedio per le vestigia del palazzo di Augusto che minacciano di crollare sul colle dei magnifici edifici imperiali. Ma, a sette metri sotto terra, la sonda elettronica ha trovato un grande vuoto. E lì ha toccato forse il cuore della storia di Roma: la grotta dove, vuole la leggenda sulla fondazione della città, la lupa offrì le sue mammelle alle bocche affamate di Romolo e Remo; la “nursery” che Augusto abbellì solennemente per trasformare quell’antro oscuro a un passo dal Tevere in luogo fondativo dell’impero. Forse proprio attraverso la magnifica tessitura di mosaici, pietre pomici e valve di conchiglie, dominate da un´aquila bianca su fondo azzurro, che decorano la grande volta sepolta appena ritrovata: il “cielo” di un ninfeo che, tra nicchie e pareti curve, arriva a 16 metri di profondità.

Identificato l’anno scorso il punto dove si era quasi certi potesse trovarsi il lupercale – la grotta-santuario dove il 15 febbraio i romani si recavano per festeggiare il miracoloso allattamento dei gemelli – gli archeologi hanno atteso l’estate per infilare nel foro di 30 centimetri di diametro il laser scanner. E ieri hanno esibito le strepitose foto che il computer ha rielaborato – componendo le centinaia di scatti come in un collage tridimensionale – per mostrare ciò che nessun occhio umano ha, in tempi recenti, mai ammirato.

Â«È incredibile pensare» ha detto ieri il ministro per i Beni culturali, Francesco Rutelli, annunciando la scoperta «che possa essere stato finalmente trovato un luogo mitologico che oggi è diventato finalmente reale». E il soprintendente archeologo, Angelo Bottini, ha certificato: «Abbiamo la ragionevole certezza che quella sia la grotta della lupa». Entusiasta per «una delle più grandi scoperte mai fatte» il professor Andrea Carandini. Mentre l’ex soprintendente, Adriano La Regina, afferma: «Non c´è certezza. E poi la grotta dovrebbe trovarsi più a ovest, di fronte ai templi della Magna Mater e della Vittoria».

Guarda i video della scoperta

Contestualizzazione:

I Lupercalia (o Lupercali) erano una festività religiosa romana che si celebrava il 15 di febbraio, in onore del dio della fertilità Luperco (o Lupercus), protettore del bestiame e delle messi, ovvero, secondo altra ipotesi avanzata da Dionisio di Alicarnasso, per ricordare il miracoloso allattamento dei due gemelli Romolo e Remo da parte di una lupa che da poco aveva partorito.

Lo stesso Plutarco ne dà una descrizione minuziosa nelle sue Vite parallele (“Vita di Giulio Cesare”, cap. 61). I Lupercalia venivano celebrati nella grotta chiamata appunto Lupercale, sul colle romano del Palatino dove, secondo la leggenda, i fondatori di Roma, Romolo e Remo sarebbero cresciuti allattati da una lupa.

La leggenda, secondo Dionisio di Alicarnasso, vuole che la festività fosse stata istituita da Evandro, che aveva recuperato un rito arcade. Essa consisteva in una corsa a piedi degli abitanti del Palatino (allora chiamato Pallanzio, dalla città dell’Arcadia di Pallanteo), senza abiti e con le pudenda coperte dalle pelli degli animali sacrificati, tutto in onore di Pan Liceo (dei lupi).

Secondo il rito celebrativo, nel giorno antecedente i Lupercalia, le donne ancora in cerca di marito scrivevano il loro nome su un biglietto che veniva messo in un grande contenitore; successivamente tali biglietti, estratti a sorte, venivano abbinati ai nomi dei maschi presenti così da formare delle coppie; queste coppie passavano insieme tutto il giorno della festività danzando e cantando; poteva succedere che alla fine dei festeggiamenti alcune di esse decidessero di sposarsi. Inoltre, il giorno stesso, due ragazzi (i luperci ) di famiglia patrizia, in una grotta sul palatino consacrata al dio, venivano segnati sulla fronte con sangue di capra. Il sangue veniva quindi asciugato con lana bianca intinta nel latte di capra, al che i due ragazzi dovevano sorridere. Venivano poi fatte loro indossare le pelli degli animali sacrificati, le quali venivano poi fatte a strisce, le februa o amiculum Iunonis, da usare come fruste. Con queste ultime i due giovani dovevano correre intorno al colle colpendo chiunque incontrassero, ed in particolare le donne, le quali volontariamente si offrivano per purificarsi e ottenere la fecondità. Un altro rito della celebrazione era la februatio, la purificazione della città, in cui le donne scendevano in strada con dei ceri accesi.

Secondo alcuni la festa derivava da una più antica dedicata alla Dea Lupa le cui sacerdotesse indossavano pelli di lupa e ululavano alla luna nei riti. Queste sacerdotesse praticavano la prostituzione sacra e il loro tempio era il “lupanare” nome che poi indicò semplicemente il postribolo. Le meretrici romane infatti richiamavano i clienti con il verso del lupo. Il famoso allattamento di Romolo e Remo ad opera di una Lupa si riferisce a questo, cioè all’intervento di una divinità. Poiché il rito riguardava un aspetto di Ecate, cioè Ecate Trivia, i templi erano posti nei trivi, così come vennero posti poi i postriboli nei trivi, da cui il termine triviale in senso spregiativo.

I Lupercalia furono una delle ultime feste pagane ad essere abolite dai cristiani. Nel 496 papa Gelasio I indirizzò un trattato teologico contro i Lupercalia al princeps Senatus Andromaco, che sosteneva la difesa dei Lupercalia; l’aristocrazia romana era ancora saldamente tradizionalista, ma Gelasio riuscì ad ottenere l’abolizione della festa, sostituita con la cerimonia della purificazione di Maria, da celebrare con una processione di ceri accesi (Candelora) il 2 febbraio.

Fonti e approfondimenti:
http://roma.repubblica.it/det … php

http://it.wikipedia.org/wiki/Lupercali
http://it.wikipedia.org/wiki/Lupercale


Ultima modifica 2007/11/21