A Venezia 1700 oggetti provenienti da 24 diversi paesi,
una spesa organizzativa di 5 milioni di euro e i 1000 anni di storia in rassegna
Roma, 19 ott. (Adnkronos/Adnkronos Cultura) – Con 1700 oggetti provenienti da 24 diversi paesi, una spesa organizzativa di 5 milioni di euro e i 1000 anni di storia che intende documentare, dalle campagne di Cesare alla soglia del secondo millennio, la mostra “Roma e i barbari” si annuncia essere un evento culturale di natura trasversale, che mescola arte, archeologia e politica. L’esposizione, allestita a Palazzo Grassi a Venezia dal prossimo 26 gennaio, è infatti una sorta di puzzle, costituito da documenti, reperti storici e dipinti, che mostra, attraverso la lente della “translatio imperii”, la formazione dell’Europa, cominciata dalla caduta di un Impero Romano “mediterraneocentrico” e proseguita grazie alla tensione verso nord derivante dalle invasioni barbariche.
”Per me Palazzo Grassi è fortemente legato al contemporaneo”, afferma Monique Vaute, nuovo amministratore delegato dell’istituzione museale, alla sua prima mostra la cui natura ”è quindi un messaggio chiaro” di quello che sarà l’indirizzo della struttura: alternare il più possibile, tra classico e moderno. Per quanto concerne ‘Roma e i barbari’, la Vaute nota che “questa mostra è come una fotografia di quello che succede in questo momento, perché dà una visione del confronto e non dello scontro di civiltà”. È insomma anche una metafora “molto attuale dell’emigrazione e della questione dell’integrazione”. Infatti nei regni romano-barbarici che seguirono la caduta dell’Impero “dopo un primo momento di scontro -spiega Umberto Roberto, coordinatore del comitato scientifico- l’atteggiamento prevalente è quello dell’integrazione. Ne è la prova il fatto che gli stessi barbari cominciano a sentire l’esigenza di scrivere la propria agiografia in latino e a guardare alla tradizione romana per la stesura delle leggi. Inoltre è di quel periodo la loro progressiva conversione al cristianesimo, la religione di Roma”.
Una mostra colossale, per la sua portata, ma anche molto ben caratterizzata. Sia cronologicamente che geograficamente, con reperti che testimoniano mille anni di storia dell’Europa e l’allargamento dei suoi confini a nord, verso il Baltico, e a ovest, verso l’Atlantico. Ma anche a livello sociale. “È il millennio in cui il continente comincia a definirsi chiudendosi -precisa il curatore Jean-Jacques Aillagon- mentre i mille anni successivi saranno caratterizzati da un tentativo di uscire dai propri confini, attraverso i fenomeni dell’esplorazione e dell’emigrazione”. Un confronto, quello tra latini e barbari, “che diventa compromesso -prosegue Aillagon- nei regni romano-barbarici” ma che è detinato a perpetuare quel “sogno di Roma”, inteso come la tensione verso la ricostituzione dell’impero, “che riappare nella storia del continente nel periodo carolingio, in quello napoleonico e, secondo alcuni, anche dietro la volontà che ha portato ai Trattati comunitari del 1957, firmati proprio a Roma”. Aillagon aggiunge quindi “l’elemento federativo del cristianesimo” che è stato considerato anche poi in fase di stesura della Costituzione europea, “a discapito di altre altrettanto vere radici, che sono quelle barbare, ovvero germaniche”. La mostra è articolata in sezioni che documentano diverse fasi del millenario cammino verso l’Europa. Dalla crisi dell’Impero Romano all’epoca dei tetrarchi, si passa alla conversione di Roma al cristianesimo sotto Costantino. Dopo la caduta del 476 d.C. si affermeranno quindi i regni romano-barbarici, che saranno a loro volta assoggettati da Carlo Magno, incoronato la notte di Natale dell’800 da Papa Leone III “Romanorum gubernans Imperium”, governate dell’impero dei romani. Il cammino dell’esposizione si arresta intorno al 962, quando con Ottone I nasce il Sacro impero romano germanico, segno della definitiva unione tra i due popoli e del compiersi della “translatio imperii” che , con il suggello del pontefice Giovanni XII, consegna nelle mani dei barbari quanto era stato creato dai Romani. A raccontare visivamente questa storia, nel corso della quale si muovono personaggi come Marco Aurelio, Diocleziano, sant’Agostino, Attila, Teodorico, Giustiniano e Gregorio I, la massa enorme di documenti, reperti e opere d’arte selezionati dal comitato scientifico, il cui lavoro ha impegnato tre istituzioni: Palazzo Grassi, l’Ecole Francaise de Rome e la Kunst-und Ausstellungshalle der Bundesrepublik Deutschland, che ospiterà la mostra dal prossimo agosto. Questo immenso tesoro, eccezionalmente riunito, compare anche nel colossale catalogo edito da Skira: settecento pagine per quattro chilogrammi di peso, con milleduecento illustrazioni, oltre cento saggi,
al prezzo di 80 euro (acquistabile direttamente dal sito web webster.it).
Tra i pezzi che potranno ammirare i 1600 visitatori al giorno attesi a Palazzo Grassi, fino al prossimo 20 luglio, ci sarà il cofanetto detto di “Teuderico”, mai uscito nella sua storia lunga 1400 anni dall’Abbazia de Saint-Maurice, in Svizzera, dove è custodito, la Tunica che Batilde indossò dopo aver fatto voto di povertà, ma che fece ornare con ricami a guisa di gioielli, il “Sarcofago del Portonaccio con raffigurazione di scontro tra Romani e Barbari”, oltre a moltissimi cimeli militari, ricomposizioni di tombe e manoscritti, testimoni ormai muti di una storia europea che non ha ancora finito di dire la sua.
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Preferisco viaggiare in treno, automobile, aereo.
Ho necessità di prenotare l’hotel per la mia permanenza a Venezia.
Fonte:
http://www.adnkronos.com/IGN/Cultura/?id=1.0.1448351191
Appongo all’articolo una piccola e spiacevole nota:
a quanto mi risulta (e ho verificato consultando il sito ufficiale), il catalogo non costa 37 euro, ma purtroppo 80…
confermate?
Davide.
@Davide
probabilmente hanno cambiato il prezzo dopo la diffusione del comunicato stampa. Grazie della segnalazione, correggo subito l’articolo.
Saluti,
arjuna
Sono stato ieri alla mostra, strutturata molto bene, da non perdere!
Il catalogo sirka costa 48€.
dimenticavo all’interno della mostra.
Sono stato alla mostra il giorno dopo l’inaugurazione. Ho trovato molta difficoltà ad individuare gli oggetti esposti sulla base delle targhettine indicative degli oggetti esposti. Spesso la targhetta di destra indicava oggetti posti a sinistra e cosi via.
E’ stata una vera caccia al tesoro. Gli oggetti sono molto belli ed interessanti ma di difficile individuazione con le targhette così posizionate. Peccato
La mostra è molto bella, però è un peccato che non siano presentei i reperti delle dee nei cataloghi. Mi riferisco alle tre dee Aufanie, alla dea Madre anziana sul trono e alla dea Epona.
ho avuto la fortuna di visitare la mostra venerdi 17 aprile assieme a una guida molto preparata;ho apprezzato l’organizzazione e la varietà di oggetti esposti
ho visitato la mostra ieri (3 giugno); sono rimasta tre ore per poter vedere tutto, ho apprezzato l’organizzazione e la moltitudine di reperti.
l’unica difficoltà che ho incontrato è stato ricercare i pezzi perchè la didascalia non corrisponde al pezzo. non è cosa da poco, perchè non si capisce da che parte iniziare a leggere per poi trovare il pezzo corrispondente.
Ho visitato ieri 21 Giugno la mostra.. bellissima.. ma purtroppo la nota dolente è stata il catalogo..non certo per la parte storica.. ma per quella visiva.. in quanto non c’è traccia fotografica degli splendidi gioielli che hanno caratterizzato la mostra.. anelli, fibule, fibbie, brattei.. nessuna foto degna di questo nome.. questa mostra non potrò più riviverla in modo fotografico.. come si addice appunto al nome..mostra!!!
Sono stata alla mostra. Gli oggetti esposti erano molto belli, ma purtroppo non solo ho trovato che fossero mal segnalati nelle didascalie, come è stato già sottlineato, ma ho riscontrato anche molte carenze nelle spiegazioni, poche, esposte solo in alcune sale e completamente assenti in altre. Penso che ciò renda piuttosto faticosa la visita.