Diamo spazio alla segnalazione del Prof. Daniele Castrizio dell’Università degli Studi di Messina, Dipartimento di Scienze dell’Antichità, sul ritrovamento nelle acque di Punta Calamizzi (Reggio Calabria), di elementi di trabeazione facenti probabilmente parte dell’Artemision di Reggio, ricordato dalle fonti greche.
Alcune immagini del ritrovamento:
La città di Reggio Calabria, in epoca antica, era avvantaggiata per la sua collocazione geografica e, soprattutto, per la naturale presenza di un ottimo porto naturale. Tale porto era reso sicuro, a nord, dalla Rada Giunchi, che lo proteggeva dai venti settentrionali, mentre a sud la presenza di Punta Calamizzi riusciva a ripararlo dallo scirocco e dal libeccio.
Il porto, secondo le evidenze storiche, si doveva trovare vicino all’attuale fiumara Calopinace, come dimostra la contrazione della città in epoca romea, quasi abbarbicata al suo approdo.
Solo la scoperta della vera foce del Calopinace, dopo il 1547 ci ha permesso di individuare sul fondale di Calamizzi i cospicui resti di epoca classica, riconducibili a strutture architettoniche pubbliche, che su base storica, crediamo di poter attribuire ipoteticamente all’unico edificio antico attestato in quel punto: l’Artemision di Reggio. L’individuazione di un elemento della trabeazione con triglifi e metope ci ha permesso di rompere gli indugi e di segnalare il sito in sovrintendenza.
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