Ritrovata ancora romana ad Albenga

Albenga. Questa mattina, i militari specializzati in immersioni si caleranno nello specchio marino davanti al lungomare Colombo, per riportare in superficie il reperto, dal peso di circa un quintale.

Nuova scoperta archeologica sui fondali marini tra la foce del fiume Centa e l’isola Gallinara. Il nucleo subacqueo regionale dei carabinieri ha trovato un ceppo d’ancora di epoca romana, a circa due chilometri dalla costa e a trenta metri di profondità. Questa mattina, i militari specializzati in immersioni si caleranno nello specchio marino davanti al lungomare Colombo, per riportare in superficie il reperto, dal peso di circa un quintale. Le operazioni di recupero inizieranno alle 10 e dovrebbero concludersi intorno alle 11,30.
In un secondo tempo, i tecnici della Sovrintendenza ai beni archeologici provvederanno a ripulire il manufatto dalle alghe e dalle micro-particelle formate in circa duemila anni di abbandono. Dopo le operazioni di restauro, il blocco di piombo finirà nel museo navale di Albenga, dove sono già conservati una cinquantina di anfore romane e alcuni strumenti di navigazione risalenti ai primi secoli dopo Cristo.
Secondo le prime indiscrezioni, il ceppo d’ancora dovrebbe risalire al 100 avanti Cristo e avrebbe quindi oltre duemila anni, anche se le autorità scientifiche mostrano qualche perplessità sull’età del reperto. “Sicuramente è un residuo d’epoca romana, ma sulla datazione ci sono ancora molte verifiche da compiere”, spiega Bruno Massabò della Sovrintendenza ai beni archeologici. Le operazioni di recupero saranno seguite in prima persona da Piero Dell’Amico, dirigente specializzato nel reparto subacqueo.
Prosegue Massabò: “Si tratta di un ritrovamento sporadico e dai primi rilievi sembra certo che il ceppo sia stato spostato dal luogo originario in un epoca non determinabile, perché non ci sono altri ritrovamenti nelle vicinanze. Forse un sub ha cercato di portarlo via, ma non è riuscito a completare il trasporto”. In origine, il blocco serviva per stabilizzare l’ancoraggio e trascinare l’ancora verso il fondo. La vera ancora (di cui non ci sono tracce nelle vicinanze del luogo del ritrovamento) era realizzata in legno e si conficcava nel fondale grazie al peso del ceppo. Il tratto di mare intorno all’isola Gallinara è considerato un “santuario” dagli studiosi di storia romana e navale. Nel 1950, i subacquei coordinati dal professore Nino Lamboglia ritrovarono un’imbarcazione commerciale diretta in Spagna. Nella stiva della nave erano conservate circa diecimila anfore con prodotti alimentari. Le vivande erano conservate con grande accuratezza, tanto che alcuni involucri contenevano ancora (a duemila anni di distanza) vino e miele.

Fonte:
http://www.ponentenotizie.it/articolo_storia.asp?id_art=9140


Ultima modifica 2007/07/19