Conclusa la prima campagna di ricerche archeologiche subacque dell’Università di Foggia


Categorie:  Epoca Romana Nuovi Ritrovamenti Scavi
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Dal 19 agosto al 1 settembre, la prima campagna di ricerche archeologiche organizzata dal Dipartimento di Scienze Umane dell'Università di Foggia e dal Dipartimento di Archeologia Subacquea dell'Istituto Nazionale Archeologico Albaniano. La prima campagna di ricerche ha riguardato una delle zone più affascinanti e interessanti dal punto di vista paesaggistico e culturale della costa albanese, la baia di Porto Palermo. Nel corso di quasi un centinaio di immersioni, per una durata complessiva di circa 80 ore di attività subacquea condotta ad una profondità compresa tra 6-7 e 35 metri, grazie a una ricognizione sistematica realizzata da squadre di archeologi e tecnici subacquei, sono stati individuati alcune aree di dispersione di materiali archeologici, relative a zone di ancoraggio utilizzate dalle navi antiche, soprattutto in caso di tempeste, per trovare riparo durante il viaggio lungo la costa albanese. La baia infatti conteneva almeno tre zone di sicuro ancoraggio, scelte secondari del tipo di vento. Queste prime ricerche hanno in particolare privilegiato l'area prossima all'isolotto che ospita il Castello di Ali Pasha, dove sono stati individuati, posizionati e documentati numerosi reperti archeologici, alcuni dei quali sono stati recuperati e trasferiti al Museo di Durazzo.
Dal 19 agosto al 1 settembre, la prima campagna di ricerche archeologiche organizzata dal Dipartimento di Scienze Umane dell'Università di Foggia e dal Dipartimento di Archeologia Subacquea dell'Istituto Nazionale Archeologico Albaniano. La prima campagna di ricerche ha riguardato una delle zone più affascinanti e interessanti dal punto di vista paesaggistico e culturale della costa albanese, la baia di Porto Palermo. Nel corso di quasi un centinaio di immersioni, per una durata complessiva di circa 80 ore di attività subacquea condotta ad una profondità compresa tra 6-7 e 35 metri, grazie a una ricognizione sistematica realizzata da squadre di archeologi e tecnici subacquei, sono stati individuati alcune aree di dispersione di materiali archeologici, relative a zone di ancoraggio utilizzate dalle navi antiche, soprattutto in caso di tempeste, per trovare riparo durante il viaggio lungo la costa albanese. La baia infatti conteneva almeno tre zone di sicuro ancoraggio, scelte secondari del tipo di vento. Queste prime ricerche hanno in particolare privilegiato l'area prossima all'isolotto che ospita il Castello di Ali Pasha, dove sono stati individuati, posizionati e documentati numerosi reperti archeologici, alcuni dei quali sono stati recuperati e trasferiti al Museo di Durazzo.

Si è svolta tra il 19 agosto e l'1 settembre la prima campagna di ricerche archeologiche organizzata dal Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Foggia e dal Dipartimento di Archeologia Subacquea dell’Istituto Nazionale Archeologico albanese.

La prima campagna di ricerche ha riguardato una delle zone più affascinanti e interessanti dal punto di vista paesaggistico e culturale della costa albanese, la baia di Porto Palermo.
Nel corso di quasi un centinaio di immersioni, per una durata complessiva di circa 80 ore di attività subacquea condotta ad una profondità compresa tra 6-7 e 35 metri, grazie ad una ricognizione sistematica realizzata da squadre di archeologi e tecnici subacquei, sono state individuate alcune aree di dispersione di materiali archeologici, relative a zone di ancoraggio utilizzate dalle navi antiche, soprattutto in occasione di tempeste, per trovare riparo durante il viaggio lungo la costa albanese. La baia infatti offriva almeno tre zone di sicuro ancoraggio, scelte a seconda del tipo di vento. Queste prime indagini hanno in particolare privilegiato l’area prossima all’isolotto che ospita il Castello di Ali Pasha, dove sono stati individuati, posizionati e documentati numerosi reperti archeologici, alcuni dei quali sono stati recuperati e trasferiti presso il Museo di Durazzo. La documentazione archeologica attesta un uso continuo della baia nel corso almeno di mille anni di storia della navigazione: i materiali archeologici comprendono infatti anfore greche corinzie del IV secolo a.C., anfore greco-italiche del III-II a.C., anfore italiche di tipo Lamboglia 2 del I a.C., anfore africane e anfore egee ed orientali del IV-VI d.C., anfore bizantine. Dalla documentazione raccolta emerge il pieno inserimento del territorio albanese nelle principali rotte commerciali, con contatti che privilegiano l’area adriatica e la parte orientale del Mediterraneo. Non mancano peraltro anche ceramiche e oggetti vari di età medievale e moderna. Sono state infine rinvenuti due ceppi di ancore di piombo di età romana, oltre ad ancore di ferro di età moderna, abbandonate da imbarcazioni che, in situazioni di difficoltà, non erano evidentemente riuscite ad effettuarne il recupero.

Approfondimento:
http://www.archeologia.unifg.it/ric/scavi/alb.asp

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