Conclusa la campagna di scavi a Monte Palazzi (RC)
Alla fine della seconda campagna di scavi a Monte Palazzi, contr. Croceferrata di Grotteria, condotta dal prof. Paolo Visonà dell’Università del Kentucky (USA), su concessione del Ministero per il Beni Culturali ed Ambientali, sotto l’egida della Soprintendenza Archeologica della Calabria dalla fine di maggio all’inizio di luglio, si aprono nuove ed interessanti prospettive. I risultati a cui sono pervenuti gli studiosi dell’équipe americana (composta da 13 ricercatori e studenti provenienti dalle migliori università degli USA), sono stati resi noti in una conferenza stampa, che si è tenuta a Cassari di Nardodipace, nei locali della sala consiliare, alla quale hanno partecipato il prof. Claudio Sabbione, Direttore del Museo Archeologico di Locri ed il prof. Vincenzo Naymo dell’Università di Messina. “Oggi non si fa più archeologia di mero insegnamento, o basata solo su scavi di abitati e di necropoli mentre il territorio rimane archeologicamente sconosciuto”, esordisce Paolo Visonà. Scavare un sito o due non dice nulla sulla cultura degli abitanti. Il luogo definito come “villaggio” o “città” non basta a definire usi, costumi e credenze della popolazione. Esplorare un territorio significa, invece, ricostruire la cultura dei suoi abitatori. Questa è la metodologia più aggiornata dell’archeologia americana, anglosassone ed europea del 2007. Oggi si opera su modelli scientifici, non si lavora più soltanto su abitati e fattorie, ma essenzialmente sul territorio. Per ritornare a Monte Palazzi, la cosa più interessante, oltre che dinamica ed avvincente all’interno del territorio, è il fatto che si tratti del sito più alto di tutta la Calabria e, forse, del meridione (m. 1.215 s.l.m.). Come si sa, l’edificio ellenico è situato sul punto più alto del territorio di Croceferrata, nel passato crocevia di transito con le vie Grotteria – Fabrizia, S. Giovanni – Croceferrata (passando proprio per Monte Palazzi), Mammola – Fabrizia, Roccella – Fabrizia e Castelvetere – Fabrizia ed è stato scoperto da E. Barillaro nel 1961, il quale ha rinvenuto frammenti architettonici di argilla (parti di tegole di pretta fattura locrese), reperti metallici e fittili (vascolari) e resti di una costruzione a pietrame sciolto (V sec. a. Cr.). Le ricerche, fin qui condotte da Paolo Visonà, hanno messo in luce il muro perimetrale di un complesso architettonico di dimensioni ancora incerte, costruito sulla roccia in posto granitico e databile preliminarmente al pieno V secolo a.C. Se, poi, le ipotesi di studiosi come S. Settis e C. Sabbione sono vicine al vero, potrebbe trattarsi di un fortino (phrourion) locrese o kauloniate, posto a controllo di un asse di comunicazione tra lo Jonio e il Tirreno – oppure con funzione di presidio in prossimità di giacimenti minerari o di risorse strategiche come il legname d’alto fusto, indispensabile nell’antichità per l’industria navale. Già Tucidide (VII, 25) fece riferimento a Kaulonia come centro per l’imbarco di legname pregiato durante la guerra del Peloponneso (431-404 a. Cr.). Lo storico greco racconta, tra l’altro, che una flottiglia formata da undici triremi siracusane incendiò sulla marina di Kaulonia una grande quantità di legname per costruzioni navali destinato agli ateniesi, disposto in quel luogo in attesa di essere caricato a bordo. Da parte sua, anche E. Ciaceri in Storia della Magna Grecia, II, Milano 1940, pag. 218, così annota: “non v"è dubbio che i Locresi, forse più che gli altri abitanti della costa jonica, nella raccolta del legname svolgessero quella che va considerata come l’ultima forma dell’attività agricola”. Di conseguenza “non v"è da meravigliarsi se famosi fossero i boschi resinosi di Locri, nella Sila”, ivi, pag. 221. Perfino il più importante Santuario di Locri, il “Persephoneion”, considerato dalla tradizione storica “il più celebre Tempio d’Italia”, era situato nel bel mezzo di una ricca estensione di boschi. A ciò si aggiunge che il Torbido, fiume navigabile della Locride antica, non lontano da Monte Palazzi, risulta uno dei più importanti corsi d’acqua con un’area complessiva di ettari 19.009 e con la più estesa superficie ora scompaginata da eventi umani e naturali (ettari 6.420). C"è chi ritiene che al punto di confluenza del Livadio e del Caturello (che presenta un letto di circa 500 metri di larghezza), fino alla zona Santa Maria fosse ubicato il sito del lago Lucrino o Locritano citato dagli storici. Non a caso “Plinio il Vecchio (“Naturalis Historia”, lib. III, cap. X, par. 15) definì “innumerevoli” i fiumi che, ai suoi tempi (I sec. d. Cr.), solcavano il suolo della Locride italica, ossia il paese detto grecamente “e Lokris” (Thucid. III, 99; 103, 3; Dion. XIV, 100, 2; Polyb. I, 56, 3), ch"è quanto dire gli “akra tes Lokridos” di straboniana memoria (VI, 259): “A Locris Italiae frons incipit, Magna Graecia appellata, in ea ora flumina innumera, sed smemorata digna a Locris Sagra, et vestigia Oppidi Caulonis” (E. Barillaro, Fiumi “navigabili” della Locride antica, S. Giovanni di Gerace 1973, pag. 33). Si ritiene, pertanto, anche a titolo preliminare, che l’insediamento di Monte Palazzi possa aver giocato un ruolo eminente nell’ambito dell’approvvigionamento di materie prime di grande importanza per lo sviluppo delle città greche sulla costa jonica – in particolare Locri, a cui si attribuiscono in quantitativo crescente i rinvenimenti di reperti ceramici nel sito. Tra questi frammenti figurano anfore di produzione locrese, con orlo a cuscinetto rigonfio e con orlo a mandorla, databili tra l’inizio del V ed il IV sec. a. Cr., vasellame da cucina tra cui tegami, olle, comparabili con piccole chytrai ed altri vasi domestici del tutto simili ad esemplari rinvenuti a Locri Epizefiri. Come pure meritano attenzione numerosi frammenti di vasellame in ceramica fine a vernice nero-bluastra, (particolarmente skyphoi, cioè coppe per vino), presente a Kaulonia e a Locri. La scoperta di tre punte di freccia in bronzo suggerisce, inoltre, uno o più episodi di conflittualità (per ora non meglio precisabili), aventi come obiettivo la conquista del sito da parte di forze ostili. Ovviamente, dato il lungo arco di occupazione dell’insediamento (dalla seconda metà del VI a forse la seconda metà del III sec. a. Cr.), non si esclude, per il momento, che Monte Palazzi sia stato investito a più riprese da nemici di origine diversa (a partire da Greci di altre polis come Kaulonia, Crotone, Medma, Hipponion, fino ai Lucani e Brettii), per arrivare forse a Cartagine e ai Romani nei primi anni della seconda guerra punica (216”“215 a. Cr.), allorché l’intero entroterra locrese potrebbe essere passato sotto il controllo di Annibale e dei suoi alleati italici. Con queste ipotesi di lavoro si conclude la seconda fase esplorativa della missione americana, in attesa di una auspicabile ripresa dei lavori su scala molto più ampia nel 2008. L’interesse del prof. Visonà sul periodo annibalico in Calabria (dal 216 al 203 a. Cr.) si collega direttamente alle sue ricerche precedenti nel territorio dei Tauriani ed in particolare a contrada Mella, nel Comune di Oppido Mamertina. Nella prima metà di agosto il docente italo-americano parteciperà ad una spedizione dell’Università californiana di Stanford (Stanford Alpine Archaelogical Project), finanziata dal National Geografhic, avente come obiettivi l’ubicazione e lo scavo degli accampamenti militari usati da Annibale sulle Alpi italo-francesi, prima del suo passaggio in Italia e del fatidico scontro con Roma. A conclusione dell’incontro il dott. Sabbione ha insistito sull’importanza da parte del pubblico di Cassari, in particolare, a tutelare il sito di Monte Palazzi perché, trattandosi di un complesso architettonico ancora inesplorato e già soggetto di interesse scientifico a livello nazionale, possa essere salvato per future generazioni. Il luogo è particolarmente fragile perché esposto agli agenti atmosferici, data la sua altitudine e gli estremi climatici a cui è soggetto, nonché alla difficoltà di proteggerlo in modo adeguato. I risultati finora conseguiti sono stati già discussi in ambito accademico in recenti convegni scientifici tenutisi a Firenze (Novembre 2006) e a Cosenza (Giugno 2007).
Fonte:
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