Casal Bertone: scoperta una conceria dell’antica Roma
Nei pressi dell’enorme centro commerciale di Casal Bertone tra la Tiburtina e la Prenestina, proprio dove sbucano due gallerie dell’Alta Velocità è stata rinvenuta una conceria del II-III secolo dopo Cristo. In quell’epoca, pellami e tessuti venivano trattati e trasformati in gigantesche vasche contenenti liquidi organici di ogni tipo.
97 catini e 3 enormi vasche in cocciopesto a una decina di metri di profondità sotto il livello stradale, sono emerse in uno scavo archeologico preventivo alla realizzazione di un tratto ad alta velocità Roma-Napoli.
«Le indagini sono avvenute tra il 21 maggio e il 22 giugno – ha spiegato Stefano Musco, l’archeologo della Soprintendenza Archeologica romana responsabile del cantiere affiancato da Angela Caspio – evidenziando una serie di ritrovamenti di estremo interesse. La “fullonica”, un complesso pressoché unico per estensione, articolazione e condizioni, che prosegue sicuramente anche al di là dello scavo effettuato e che, anzi, contiamo di poter continuare ad indagare allargando gli interventi in direzione della via Collatina. Lì accanto abbiamo trovato un basolato largo circa 4 m che dovrebbe corrispondere al tracciato viario probabilmente identificabile con la via Collatina antica di cui non si conoscevano tratti in questa zona, e una serie di 5 colombari, cioè di tombe databili alla tarda età repubblicana, di cui 2 sono già stati scavati mettendo in evidenza la presenza di cippi marmorei».
I ritrovamenti archeologici davvero ragguardevoli per l’estensione dell’area (circa 1000 mq) lasciano ipotizzare la presenza di una delle più grandi concerie della città, non potranno quasi sicuramente essere lasciati là dove sono state trovate.
«La possibilità di conservazione del complesso confligge in maniera evidente con la presenza di due gallerie della linea ferroviaria che non possono assolutamente essere deviate – ha infatti spiegato Musco – per questo abbiamo già in programma di effettuare una complessa operazione di smontaggio dell’area archeologica ritrovata e del suo riassemblaggio non molto lontano dai luoghi del ritrovamento, in un pianoro che il piano dei lavori ha già destinato all’esposizione dei ritrovamenti archeologici. Un metodo ancora poco consueto che per la prima volta verrà utilizzato nella capitale che presenta molte difficoltà di applicazione e prevede lo studio accuratissimo di tutti i dettagli prima di effettuare lo spostamento dei reperti, ma che garantisce la futura conservazione e fruizione di un’area così importante da un punto di vista storico-archeologico».
Fonte:
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