Riprendono gli scavi a Grotta Romanelli

Dopo oltre 40 anni riprendono gli scavi nella grotta preistorica “Romanelli”, una delle più importanti testimonianze della presenza dell’uomo paleolitico in Italia. Alla cavità naturale, il cui ingresso è ostruito da una grata in ferro, si può accedere solo per via mare ed è ubicata nel cuore del parco costiero “Otranto, Santa Maria di Leuca e bosco di Tricase” al confine con il territorio di Santa Cesarea Terme.

La grotta rappresenta un sito di importanza mondiale per lo studio della preistoria, dell’evoluzione umana e dei cambiamenti climatici avvenuti nel corso degli ultimi 100 mila anni. 

La ripresa dei lavori di scavo e di ricerca scientifica sarà presentata nei prossimi giorni presso il castello Aragonese di Castro, alla presenza del Soprintendente per l’Archeologia della Puglia, il professore Luigi La Rocca e del dottor Salvatore Bianco, della Soprintendenza e coordinatore del Centro per l" archeologia del Salento, oltre che dai direttori Raffaele Sardella e Massimo Massussi, del dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza presso l’Università di Roma. 

Le attività di scavo saranno condotte da un team di archeologi, geologi e paleontologi: Luca Bellucci, Dawid Adam Iurino, Ilaria Mazzini e Sonia Tucci, oltre ad altri specialisti e collaboratori.

Grotta Romanelli, ancor più antica della grotta “Zinzulusa”, con il suo giacimento archeologico e fossilifero del Pleistocene Superiore finale, rappresenta un importante sito di riferimento per lo studio storico-artistico della preistoria italiana. Oggetto di indagine dall" inizio del 1900 fino agli anni del 1970, sono state rinvenute testimonianze di fasi diverse della presenza umana per un intervallo temporale esteso decine di migliaia di anni. La scoperta di strumenti in pietra ha consentito per la prima volta agli studiosi di riconoscere la presenza del Paleolitico in Italia, dando così origine ad un acceso dibattito, che ha coinvolto diverse personalità internazionali. 

 Nel corso delle passate campagne di scavo, il sito ha restituito numerosi manufatti litici e in osso, pietre incise, resti di arte parietale con composizioni geometriche e zoomorfe oltre a ossa umane provenienti dalle “Terre Brune”, evidenziando una documentazione tanto ricca quanto unica della presenza umana nella grotta a partire dal Paleolitico Medio. Di grandissimo interesse infine le figure incise sulle pareti della grotta che coinvolgono gli studiosi di tutto il mondo. I depositi che riempiono la grotta, le brecce ossifere, le Terre Rosse e le Terre Brune, contengono una grande quantità di resti fossili che testimoniano la presenza di proboscidati, rinoceronti, ippopotami, iene, lupi e altre specie animali che documentano i cambiamenti climatici avvenuti nella cosiddetta era glaciale.

Articolo originale:

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/grotta-romanelli-scavi-dopo-40-anni-la-cavit-testimonia-la-presenza-dell-no828682

Immagine: http://www.micello.it/2013/11/grotta-romanelli/


Ultima modifica 2015/06/29