POZZO DELLA CAVA – Ad Orvieto il cuore del quartiere medievale racconta 28 secoli di vita vissuta

La rupe su cui è stata costruita Orvieto ospita un fitto dedalo di oltre mille cavità sotterranee, scavate e riadattate nel corso dei ventisette secoli di storia del centro abitato.
Uno dei luoghi in cui meglio di tutti si può percepire questo accavallarsi di epoche è senza dubbio il complesso ipogeo del Pozzo della Cava, nel cuore del quartiere medievale: la singolarità dell’intera struttura, che la rende unica nel panorama nazionale, è quella di accogliere al suo interno un grande numero di ritrovamenti archeologici etru-schi, medievali e rinascimentali gli uni accanto agli altri, quasi stipati nelle grotte che costruiscono il percorso di visita al pozzo. E spesso le nuove scoperte, avvenute nel corso degli ultimi venti anni grazie all’impegno privato, hanno aggiunto altre pagine alla storia della città e rimesso in discussione tesi consolidate.

Nel dicembre del 1984, infatti, è stato riscoperto il Pozzo della Cava, forse il ritrovamento più imponente dell’intero complesso, con i suoi 36 metri di profondità e gli oltre quattro di diametro, scavato seguendo la traccia di un pozzetto etrusco ancora visibile. Fu questo il primo pozzo realizzato ad Orvieto su commissione di Papa Clemente VII (rifugiatosi in città dal sacco di Roma nel 1527) e non quello di San Patrizio, come si era creduto fino al 1999, quando un noto ricercatore orvietano, confrontando date, editti e scritti di Antonio da Sangallo il Giovane, ha risolto l’equivoco.

Non meno singolare la vicenda legata alle due fornaci di ceramica rinvenute al pianterreno delle grotte del Pozzo della Cava, che hanno potuto dimostrare una produzione di maiolica anche nel XV e nel XVI secolo, ritenuti fino ad allora i periodi bui della ceramica orvietana, ed hanno iscritto Orvieto tra i pochissimi centri di produzione dei preziosi “lustri” cinquecenteschi, famosi per l’iridescenza dei loro colori.
E così, continuando a scendere nei sotterranei, tra pozzi-butti medievali e qualche cunicolo, tra una cisterna etrusca trasformata in cantina e i resti di una casa-torre duecentesca, si arriva alle ultime grotte del percorso, aperte al pubblico nel 2003, dopo più di un anno di lavori.

A colpire, oltre all’imponenza di queste enormi stanze, la più grande delle quali raggiunge i 14 metri di altezza, è lo straordinario valore dei resti rinvenuti: nonostante una infinita serie di riutilizzazioni e trasformazioni, infatti, sono ben identificabili alcune nicchie per urne cinerarie, praticamente identiche a quelle presenti nelle tombe più antiche di Norchia, nel Lazio. L’eccezionalità di una tale scoperta sta nel fatto che fino a qualche anno fa non erano mai state rinvenute, in tutto il territorio, sepolture risalenti al primo periodo di permanenza degli Etruschi ad Orvieto.
La presenza concomitante nelle grotte del Pozzo della Cava dei resti di una necropoli arcaica (antecedente al V sec. a.C.) e di cisterne, cunicoli e pozzetti etruschi più recenti (V – IV sec. a.C.) conferma le ipotesi degli storici e degli archeologi ottocenteschi, che parlavano di un ampliamento della zona abitativa etrusca, inizialmente confinata alla sola parte centrale della rupe.
Più volte l’archeologia contemporanea ha accantonato queste tesi, che negli ultimi anni sono ritornate prepotentemente alla ribalta, rimettendo in discussione nientemeno che le origini dell’insediamento umano ad Orvieto. E a sconvolgere la storia della città sono ancora una volta i ritrovamenti delle grotte del Pozzo della Cava.****


Ultima modifica 2012/11/04