“SYMPOSION”, il vino dalle origini sino a noi, in mostra a Firenze

Nell’ambito del Progetto Symposion, promosso dal Centro UniCeSV (Osservatorio Cultura e Territorio) e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, è allestita fino al 10 gennaio 2010 la mostra “Symposion”. Il vino è una risorsa del territorio toscano, ma non è solo un prodotto economico, è piuttosto un’identità territoriale nella quale si identifica un’intera regione e una cultura che ha radici molto antiche. Il progetto Symposion mira a cercare queste radici e a inserire la cultura del vino in una dimensione “storica” in cui si dimostri l’importanza del vino in tutte le società del passato.

La mostra, molto didattica nelle spiegazioni dell’origine del vino, della sua produzione in Grecia, in Etruria e a Roma, del suo consumo e del suo commercio, è l’occasione da un lato per esporre alcuni splendidi oggetti, come il corredo da simposio dalla Tomba 1 della Necropoli di San Cerbone a Populonia, dall’altro per proporre un itinerario che si sviluppa all’interno del percorso canonico del museo, dove sono segnalati i molti reperti che hanno a che fare con il consumo del vino, tra cui il celebre Vaso François.

La mostra vera e propria parte dalle origini, dalle prime testimonianze archeologiche di una produzione di vino: dal sito neolitico di Hajji Firuz Tepe nei Monti Zagros settentrionali, in Iran, da contesti di VI millennio a.C. provengono tracce di acido tartarico, componente del vino contenuto negli acini d’uva, e di resina vegetale. E" questa la più antica traccia/testimonianza della produzione di vino: si potrebbe dire che si beve vino da quando è stata “inventata” l’agricoltura!

I reperti in mostra spaziano dal mondo greco (kylikes, ovvero coppe su basso piede; oinochoai, cioè brocche che già nel nome indicano la loro funzione di versare il vino ““ oinos; kantharoi, ovvero coppe su alto piede e alti manici). Essi sono legati al vino sia per la loro funzione specifica che per la loro decorazione: si tratta infatti di vasi dipinti con scene tratte dal mondo del simposio, ovvero del momento conviviale in cui la mescita del vino era momento fondamentale, e dal mondo dionisiaco; fu Dioniso infatti a importare il vino e la coltivazione della vite in Grecia, secondo il mito, e infatti sui vasi vediamo sempre il dio insieme ai suoi cortei di satiri e menadi che raccolgono l’uva e preparano il vino.

In Etruria viene recepito il dio Dioniso, qui chiamato Fufluns, e l’usanza del simposio. Le tombe etrusche restituiscono spesso splendidi e ricchissimi corredi di vasi, in bucchero fine o pesante, in ceramica etrusca sovradipinta, destinati al simposio, insieme a vasellame in metallo, come i simpula per attingere il vino dai grandi crateri dipinti. La tomba 1 della Necropoli di San Cerbone a Populonia esemplifica lo svolgimento del banchetto in Etruria. Del resto, l’uso di riportare il simposio nelle tombe è ben testimoniato anche dalle tombe dipinte, in cui spesso si trovano rappresentati banchetti cui partecipano, indistintamente, uomini e donne.

Il mondo romano recepisce l’uso del vino e del banchetto, anche se in forme un po” diverse. Dal mondo romano è esposta in mostra una lastra “campana”, ovvero una lastra fittile di rivestimento parietale, nella quale sono rappresentati satiri vendemmianti, motivo, questo, molto popolare su questa tipologia di oggetti. Si presenta poi la ricostruzione di un impianto di produzione del vino, come probabilmente doveva essere in una villa romana del tipo “rustico”, come molte se ne trovavano nell’Italia centrale (un esempio tra tutti la Villa di Settefinestre). La rassegna dedicata al vino si conclude con una sezione dedicata al commercio e al trasporto, e quindi con una selezione di anfore vinarie di età romana, di varia provenienza, forma ed epoca, rinvenute tutte nel recente scavo delle Navi di Pisa.

All’interno del percorso espositivo museale, al II piano del museo, molti sono i reperti attinenti alla sfera del vino, segno di quanto esso fosse importante nelle società greca, etrusca e romana. Sono segnalati all’attenzione del visitatore vasi in bucchero sia sottile che pesante, oinochoai e vasi dipinti con scene di simposio. Tra i vasi, degno di nota è il Vaso François, un enorme cratere rinvenuto in una tomba di Vulci. Il cratere era il vaso da cui si attingeva il vino per versarlo nelle singole kylikes. Su di esso sono rappresentati i miti principali del repertorio greco legati alle ideologie aristocratiche che gli Etruschi fecero proprie. Tra queste, ovviamente, rientra il simposio. Infine, in età romana si pone la statua bronzea dell’idolino di Pesaro, un Efebo lampadoforo che reggeva in mano, quali reggi-lampada, dei tralci di vite. Quando fu rinvenuto a Pesaro, in età rinascimentale, quei tralci di vite furono interpretati come attributi di Dioniso, per cui l’Idolino fu posto sopra una base scolpita apposta per l’occasione con foglie di vite a rilievo, scene bacchiche e un’iscrizione inneggiante a Dioniso.

Info: Symposion

30 ottobre 2009 ““ 10 gennaio 2010

Firenze, Museo Archeologico Nazionale, Piazza SS. Annunziata, 9

Biglietto: compreso nel biglietto d’ingresso al Museo


Ultima modifica 2009/12/27