Riprende a Diano Marina (IM) lo scavo presso la chiesa dei SS. Nazario e Celso

Si svolge dal 13 al 31 luglio 2009 nell’area del Prato Fiorito di Diano Marina (IM), lungo il fianco meridionale della chiesa dei SS. Nazario e Celso, la V campagna di scavo condotta dall"Istituto Internazionale di Studi Liguri con l’autorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Il sito è situato nel cuore del Lucus Bormani, il nome romano del territorio compreso tra Capo Berta e Capo Cervo il cui centro abitato si sviluppò in età imperiale grazie alla presenza di una mansio __(stazione di sosta), posizionata lungo la via Iulia Augusta, e di cui è data menzione nella Tabula Peutingeriana e in altri importanti itinerari di età tardoromana.

La zona era già stata oggetto di interventi archeologici negli anni ’50 del ‘900 che avevano posto in luce, a nord dell’edificio di culto, una struttura articolata in più vani di piena età imperiale di incerta interpretazione, abbandonata nella seconda metà del III secolo d.C.

Le campagne successive, condotte da Nino Lamboglia nel 1959 e nel 1963 nell’area a sud della chiesa, avevano rilevato l’esistenza di almeno due fasi accertate dell’edificio di culto, datate genericamente ad età tardo romanica (fine XIII-XIV sec.) e preromanica, insistenti su un più antico impianto di età altomedievale che si è ipotizzato essere il primo nucleo religioso dedicato ai Santi Nazario e Celso, martiri cristiani del I secolo, il cui culto si diffuse in Liguria a partire dal V-VI secolo d.C. nell’ambito dell’influenza ambrosiana sulle diocesi liguri e, in particolare, su quella di Albenga.

A partire dal 2005 sono riprese le indagini archeologiche, dirette dalla dott.ssa Daniela Gandolfi, concentrate nell’area attigua alla chiesa, a sud della fiancata meridionale, dove è stata posta in luce un"estesa area cimiteriale in cui sono state individuate a tutt’oggi le sepolture di 28 individui.

Dai dati sinora emersi (tipologia delle tombe, modalità della sepolture, materiali ceramici ““ in particolare frammenti di maiolica arcaica di produzione ligure e pisana), si è ipotizzato che parte dell’area cimiteriale, databile tra la seconda metà del XIV e gli inizi del XV secolo, possa essere ricondotta ad un tragico avvenimento che colpì la comunità dianese nel periodo,come ad esempio un’ondata epidemica. Le sepolture sono infatti tutte realizzate nella nuda terra, in fosse sovente delimitate da pietre che ne rafforzano il taglio, con orientamento Ovest/Est, prive di corredo e segnalate nella maggior parte dei casi da semplici e anonimi segnacoli costituiti da cumuli di pietre di varia dimensione. In molti casi, poi, le sepolture risultano intercettate e parzialmente distrutte da altre sepolture di poco successive, il che fa propendere per l’ipotesi di un evento improvviso e tragico, quale un’epidemia.

Le ricerche sono al momento volte ad approfondire le indagini proprio nell’area cimiteriale. Lo scavo si pone come una vera e propria “palestra” per i giovani archeologi che vogliono acquisire esperienza relativamente allo scavo di tombe e delle relative inumazioni: essi possono infatti confrontarsi con la problematica non trascurabile dell’individuazione della fossa, della messa in luce dello scheletro, della documentazione grafica e fotografica e infine del recupero delle singole ossa. Gli scheletri degli individui recuperati finora sono in fase di studio antropologico. Stessa cosa accadrà agli scheletri che verranno recuperati nella presente campagna di scavo.

Per info: Istituto Internazionale di Studi Liguri, via Romana 39, Bordighera (IM)


Ultima modifica 2009/07/17