DA PETRA A SHAWBAK. ARCHEOLOGIA DI UNA FRONTIERA

Rendiamo nota una segnalazione appena giunta via email. La mostra “Da Petra a Shawbak. Archeologia di una frontiera” è stata chiusa l’11 ottobre anzichè il 19, come inceve indicato nel comunicato stampa.

Sarà aperta al pubblico ancora fino al 19 ottobre 2009 11 ottobre 2009 la mostra “Da Petra a Shawbak. Archeologia di una frontiera” allestita nella Limonaia di Palazzo a Pitti, nel Giardino di Boboli a Firenze (ne avevamo gia’ parlato in marzo in questo articolo). Una mostra-evento, che intende presentare al grande pubblico 20 anni di ricerche archeologiche in Giordania e una collaborazione, quella tra Italia e Giordania, foriera per il futuro di interessanti iniziative turistiche e culturali per questo stato del Medio Oriente.

La mostra mira a spiegare l’importanza della regione di Petra-valle del Giordano nel corso dei secoli, e del passaggio di importanza da Petra a Shawbak nel corso del tempo. Dapprima è infatti Petra la città più importante della regione: capitale nabatea, splendida e conosciuta in tutto il mondo soprattutto per le spettacolari tombe rupestri, viene acquisita dai Romani, da Traiano, nel 109 d.C. e inserita così nel circuito di città lungo il cosiddetto Limes Arabicus. Petra, già fiorente capitale commerciale lungo la via della seta, diviene città di frontiera dell’Impero Romano. Ma dopo il 628 è abbandonata: l’arrivo dei Persiani, che conquistano la regione, ne fa cadere il ruolo egemone. Per 500 anni circa tutta la regione “dorme”, fino a che l’arrivo dei Crociati non ricrea quella linea di frontiera che era ormai sopita da tempo.

Re Baldovino I, infatti, fa costruire a Shawbak, distante da Petra non più di 25 km, in posizione assolutamente dominante sul territorio, un castello fortificato che prende nome di Crak de Montréal, nel 1115. Shawback crociata ha però vita breve: già nel 1189 cade nelle mani del Saladino, che installa qui la dominazione Ayyubide. Si avvicendano poi i Mamelucchi, nel 1260, e infine gli Ottomani nel 1516. Da reggia crociata Shawbak diviene una città fiorente, con addirittura un centro di lavorazione dei tessuti, il tiraz, e di produzione dello zucchero.

Tutto ciò è raccontato in mostra alla Limonaia di Palazzo Pitti. Il percorso ha una prima sezione introduttiva sul territorio oggetto della mostra, dopodiché passa a illustrare cronologicamente quest’area del Medioriente, da Petra nabatea al passaggio di importanza a Shawbak senza mai perdere di vista quello che è il leit-motiv dell’esposizione: la frontiera, non come muro, ma piuttosto come ponte, tra Oriente e Occidente in ogni tempo, da età nabatea in avanti, soprattutto in età crociata. Pochi e significativi gli oggetti in mostra, ampio spazio è lasciato alle immagini, che meglio di ogni altra cosa possono far capire al visitatore la portata della scoperta e il suo contesto. Si pone l’accento sull’analisi delle murature e le tecniche di costruzione, nell’ambito di un’indagine di “archeologia leggera”, intendendo con essa tutti quei metodi di indagine che non necessariamente prevedono lo scavo. Tra questi importante è senz’altro l’archeologia del paesaggio e soprattutto, in questo caso, l’archeologia degli elevati, ovvero dell’edilizia storica.

La prima parte del percorso è dedicata a Petra capitale nabatea e capoluogo romano. Petra viene seguita fino al suo abbandono, dopodiché appare Shawbak che, già esistente come castello romano lungo la frontiera, diviene capitale crociata. Si segue la storia del castello, i suoi passaggi di proprietà, la vita al suo interno, dalle attività produttive ai momenti di intrattenimento alle armi per l’attacco e la difesa. Infine, una sezione è dedicata al restauro a Petra e a Shawbak, nell’ambito dell’accordo internazionale che vede coinvolte Italia e Giordania.

Il percorso espositivo canonico, a vetrine e pannelli, è affiancato da alcuni accorgimenti multimediali per coinvolgere maggiormente il visitatore come parte attiva e integrante della mostra. Tra questi si segnala un sistema touch-pad nel quale il visitatore può cercare informazioni sulle tecniche murarie impiegate a Shawbak e vedere contemporaneamente su una ruota del tempo, l’avvicendarsi al potere nella regione di crociati, Ayyubidi, Mamelucchi. Ampio spazio è dedicato anche all’attività didattica: lungo il percorso alcuni quiz e simpatici giochetti permettono ai bimbi che accompagnano in mostra i genitori visitatori di non annoiarsi e anzi di imparare qualcosa di nuovo divertendosi e giocando. Al termine possono anche ricevere un diploma di archeologo, come premio per il loro impegno: interessante iniziativa, dedicarsi ai bambini, visto che la mostra si è svolta per la maggior parte in estate, per cui non ha potuto essere sfruttata dalle scuole fiorentine.

La mostra ha avuto un forte impatto mediatico per via dell’accordo internazionale sotteso tra Giordania e Italia e anche per l’ampia pubblicità fatta all’utilizzo di apparati multimediali innovativi.

Forse si tratta di una suggestione, ma sicuramente è appropriato l’odore di incenso che accompagna il visitatore lungo il percorso.

Info: Da Petra a Shawak. Archeologia di una frontiera
Firenze, Limonaia di Palazzo Pitti
fino all’11 ottobre 2009
biglietto: compreso nell’ingresso ai Giardini di Boboli.
siti web:
www.unannoadarte.com
www.frontierarchaeology.eu


Ultima modifica 2009/09/14