Il cratere di Euphronios: odissea di un capolavoro

Il 17 gennaio scorso il cratere di Euphronios è finalmente stato restituito all’Italia dal Metropolitan Museum di New York, dove era esposto fin dall’11 settembre 1972, dopo che era stato asportato clandestinamente da una tomba di Cerveteri nel 1971.

Il cratere di Euphronios, che raffigura la morte di Sarpedon, figlio di Zeus, durante la guerra di Troia, è un pezzo fondamentale nella storia dell’arte greca, ed è ritenuto il più bello tra i 27 vasi dipinti che si attribuiscono al suo autore. Il suo ritorno in Italia assume quindi ancora più importanza, perché torna a casa un’opera d’arte fondamentale nel repertorio dell’arte e della cultura greca di età arcaica.

La restituzione del cratere è stata lunga e complessa: le indagini sono cominciate da subito, da quando uno degli scopritori del vaso, che aveva venduto ad un trafficante d’arte il prezioso reperto, denunciò l’accaduto. Ma nel frattempo il cratere era stato portato in Svizzera, dove gli era stata costruita una falsa documentazione che ne attestasse una diversa provenienza. Infine, dopo molti tentativi fu venduto al Metropolitan Museum di New York per un milione di dollari. Trent’anni dopo, finalmente si è potuta ricostruire l’intera vicenda, e si sono aperte così le pratiche per la restituzione. Oggi pertanto ci viene restituito un prezioso reperto, privo, però, del suo contesto originario: abbiamo così perso tutta una mole di informazioni relative al luogo di rinvenimento.

Purtroppo gli scavi clandestini hanno infatti depauperato Cerveteri e la sua necropoli, cancellando così una grandissima mole di informazioni per la ricostruzione storico-sociale della città etrusca e dei suoi rapporti con la Grecia. A proposito del cratere di Euphronios, quindi, si può parlare certo di “arte recuperata”, ma anche, ahimè, di “archeologia perduta”.

In ogni caso, oggi il cratere di Euphronios è a casa, grazie al lavoro e alla professionalità degli uomini del Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, che hanno ricostruito tutta la vicenda, assicurando alla giustizia i responsabili del commercio clandestino e premettendo così di ottenere la restituzione. Ora tocca stabilire dove il vaso troverà la sua definitiva sistemazione: Villa Giulia o Cerveteri? Sulla scelta peseranno fattori di ordine economico e turistico oltre che culturale: a Villa Giulia il cratere andrebbe ad arricchire una collezione che già di per sé è una tappa obbligata per gli amanti dell’arte etrusca e greca; a Cerveteri invece l’arrivo del vaso costituirebbe un cambiamento storico per la cittadina, che vedrebbe in esso un elemento catalizzatore per il turismo archeologico.

fonte: Il Carabiniere, aprile 2008


Ultima modifica 2008/04/11