Santa Maria di Piombinara. Novità dagli scavi.

Importanti novità dalla VII ed VIII campagna di scavo del Castello di Piombinara.
L’indagine nell’area del Castello ha previsto un ampliamento dei saggi II-III in direzione N-S, portando i saggi ad un’ampiezza complessiva di 600,00 mq.
Parallelamente allo scavo del castello, è stato iniziato un saggio extramurario, sull’area indicata dalle fonti come quella di pertinenza della chiesa di Santa Maria di Piombinara, posta lungo la Via Casilina, ma di accertata pertinenza del Castello.

L’ampliamento dei saggi nell’area del castello ha portato alla luce un grande edificio quadrangolare, di non certa interpretazione ma in probabile relazione con il monastero benedettino di Santa Cecilia (XI secolo) che precedette il castello nell’occupazione del sito; vani paralleli al muro che delimita l’area del palazzo; uno spazio caratterizzato da una copertura rilevante, probabilmente un piano sopraelevato, come dimostra il ritrovamento di due grandi pilastri angolari. L’esatta interpretazione del complesso non è ancora stata chiarita, non essendo ancora stata effettuata l’indagine dell’ultima striscia di terreno che lo separa dal muro di cinta del palazzo.

Lo scavo si è concentrato anche nell’immediata prossimità delle mura di cinta del castrum, dove è stato scavato uno strato di crollo con ampia presenza di carboni e ceneri, ed il pavimento di conglomerato (già noto da precedenti saggi) che è stato ora portato maggiormente alla luce.

La seconda area indagata riguarda l’area indicata dalle fonti come di pertinenza della chiesa di Santa Maria di Piombinara, posta lungo la Via Casilina, ma di accertata pertinenza del Castello.
La prima notizia della chiesa risale al XII secolo e nella bolla del papa Lucio III del 1182 appare, insieme ad altre chiese, come appartenente ai beni del Castello di Piombinara.
La chiesa fu abbattuta nel dopoguerra per consentire l’allargamento della Via Casilina. Della chiesa rimane il campanile a pianta quadrata, la cui struttura muraria è in blocchi irregolari di tufo.
La chiesa, è ricostruibile attraverso foto d’epoca e le descrizioni della popolazione locale. Si trattava di un edificio ad una sola navata, non di grandi dimensioni, il cui accesso si trovava sulla Via Casilina. La testimonianza orale ricorda all’interno la presenza di affreschi, non meglio definiti.
Da alcune foto d’epoca si nota dietro la chiesa un edificio più grande a pianta rettangolare, con l’accesso rivolto verso il fiume Sacco. L’edificio è ora in stato di abbandono, privo del tetto, ma in esso sono ancora in piedi i muri portanti, costituiti da tufelli regolari parallelepipedi.
Nel luglio 2006 il Gruppo Archeologico Toleriense, in collaborazione con il Museo Archeologico di Colleferro, grazie ad un’operazione di ripulitura dell’area mise alla luce sotto la porta di accesso al campanile la traccia evidente di una volta a botte, relativa ad un passaggio coperto che immetteva con molta probabilità ad un ambiente sotterraneo, forse una cripta.

Con questa campagna di scavo sono stati indagati livelli diversi di discarica di materiali edili (provenienti dalla demolizione del complesso) e di pezzame di tufo giallo (scarti provenienti dall’allargamento della sede stradale effettuato nel dopoguerra).
Esportando questo strato di detriti, sono emersi tre ambienti distinti: il primo è quanto rimane della vera e propria navata unica della chiesa; l’ambiente posteriore, voltato a botte, intonacato e imbiancato, appare separato dal primo, autonomo e perpendicolare alla navata della chiesa, il quale presenta un’apertura, sul lato corto, che lo metteva in comunicazione con l’ambiente più basso del campanile, la cui funzione si ignora. Nell’ultimo ambiente, alle spalle degli altri, è da riconoscere forse parte di un edificio di assistenza che faceva capo alla chiesa, riconoscibile nelle foto d’epoca.


Di notevole importanza i materiali recuperati nell’ambiente sotterraneo: porzioni della volta crollata in cui sono visibili una mano femminile, il volto di un personaggio, posto di fronte, con un nimbo, al di sotto del quale si scorge parte di un sole radiato, il tutto su un fondo blu. Nell’iconografia si legge una chiara impronta medievale, la buona fattura degli affreschi li fa collocare nell’ambito di una committenza importante e di botteghe specializzate, quasi sicuramente dell’area romana.

Comunicato stampa (file PDF 64kb)


Ultima modifica 2007/10/12